Non vado pressoché mai su certi blog, ma ultimamente il web è stato letteralmente invaso da un post che definire offensivo e volgare sarebbe un eufemismo. E allora voglio dire anche io la mia. Mi si perdoni il tu, ché io sono abbastanza malefaeddato.
Sono settimane che uno spot della Regione Sardegna invita i sardi ad andare domenica 6 maggio a votare su dieci referendum regionali. La maggior parte dei sardi però non sa nemmeno su cosa dovrebbe esprimersi. La risposta è unica e non è difficile: dovremmo esprimerci su questioni per cui paghiamo già i nostri consiglieri regionali, perché sono temi che fanno parte della loro ordinaria materia di decisione.
E qui iniziamo male. Giacché, anche se è vero che ogni referendum è un piccolo fallimento per il Governo, è anche vero che se l’istituzione REFERENDUM (vai a ripassare cosa sia) esiste vuol dire che anche il cittadino può esprimere democraticamente la propria idea anche colà dove i governanti – umani e quindi fallaci – tacciono. Se poi i referendum di cui si parla sono ordinaria amministrazione, credo che abbiamo studiato su libri diversi.
Non si sta discutendo di nucleare, di orientamenti etici o di scelte radicali che sovvertono le regole del nostro vivere civile: ci stanno chiamando a decidere di dieci cose su cui, se davvero ci credessero, avrebbero già legiferato loro, risparmiando oltrettutto una marea di soldi pubblici.
Quindi i referendum dovrebbero essere destinati solo ad alcune questioni? E a quali nello specifico, no perché mi sto allarmando davvero. (Ah, dimenticavo, oltretutto, si scrive con una sola t). Non ti pare che l’abolizione delle province sia una scelta radicale?
Al presidente Ugo Cappellacci, che tutti i giorni si dichiara favorevole ai dieci sì referendari, vorrei chiedere perché mai gli stiamo pagando 14mila euro al mese più bonus, se non è capace neanche di assumersi la responsabilità politica delle decisioni necessarie alla Sardegna.
Forse perché ci sono quelle strane creature chiamate “opposizioni” che si mettono di traverso per partito preso? Pensi che lui da solo, possa decidere sulle Province, sulla Costituente Sarda e tutto il resto? No, guarda, penso che sei fuori strada.
Ma sarà poi vero che quelle decisioni sono tutte utili e necessarie? Provo a ragionarci.
Brava, sforzati.
I primi cinque quesiti, il cui colore di scheda è indicato dal quadratino accanto, riguardano la questione dell'abolizione delle province, le nuove (referendum abrogativo) e anche le vecchie (referendum consultivo).
Uno dice: le province sono un costo. Ma questo costo verrebbe meno se le aboliamo? Le decine di dipendenti pubblici a tempo indeterminato che ci hanno lavorato fino a oggi possono essere messi sulla strada da un giorno all'altro perché sparisce l'ente che li aveva assunti? Naturalmente no, infatti saranno obbligatoriamente assorbiti negli organici dei comuni e della regione, restando in carico alla spesa pubblica. Idem per i costi delle competenze delle province, strade comprese. L'unico costo che verrà meno sarà quello risibile dei gettoni di presenza, la cui somma complessiva annuale non arriva nemmeno vicino alla spesa sostenuta per fare questi referendum. Il costo come criterio di abolizione è un argomento populista: niente costa troppo se serve abbastanza.
Si risparmierebbe molto, invece, anche se a te sembrano cifre risibili, quei soldi che citi (ai quali andrebbero anche sommati i costi di gestione delle sedi fisiche, dei trasporti e tutto il resto) potranno essere usati per altro, ad esempio per una borsa di studio VERA, non come l’Università della Felicità, in cui tu – ma sono certo gratis – insegni “odio”.
Allora un altro dice: le province sono enti inutili. Fermo restando che spesso le persone confondono l'inutilità di un organo con l'incapacità di chi lo gestisce, anche a me non piace l'amministrazione del territorio in province e la vorrei cambiare, dando più potere alle unioni dei comuni.
(Poi ci spieghi per quale motivo dobbiamo mantenere sia le province sia l’unione dei Comuni, che si scrive con la C maiuscola)
Considerato però che chi propugna i refendum è al governo di una regione che i poteri alle unioni dei comuni li ha tolti completamente, anche uno scemo capisce che l'abolizione delle province otterebbe l'unico effetto di accentrare tutti i poteri in mano all'ente Regione. Organo che non solo mi rappresenta meno, ma sul piano della spesa pubblica costa infinitamente di più.
Anche uno scemo capirebbe che il totale della spesa sarebbe inferiore, visto che la butti sempre sull’economico. Per ciò che concerne le capacità gestionali e funzionali, basta ricordarsene alle urne. E comunque allo stato attuale le Province sono subordinate alla regione (per anni in mano anche alle sinistre), quindi non capisco la polemica. Se non che dai degli scemi a vanvera alla gente. (Non per sembrare pignoli, ma si scrive otterrebbe, con due r.)
Un altro ancora dice: votando sì costringiamo la casta a riformarsi. Volendo ignorare il fatto che il governo Monti ha già in canna la riforma degli enti territoriali, resta il fatto che se il governo regionale volesse davvero riformare il sistema amministrativo delle province potrebbe farlo subito: ne ha facoltà anche senza ricorrere al referendum.
Ma siccome né Monti né il governo Regionale (composto anche dalle opposizioni, ricordiamolo) si decidono, ci pensano i sardi. Anche uno scemo lo capirebbe.
Ma non ne ha nessuna intenzione e lo sta dimostrando proprio scaricando sullo strumento referendario le responsabilità politiche di una scelta che potrebbe fare benissimo da sè. L'idea che abolendo gli enti locali ci troveremo improvvisamente in mano a persone migliori è puerile: ci troveremo comunque in mano a quelli che abbiamo eletto.
E che vedremo bene se rieleggere. Per il momento NON rieleggiamo più la corte celeste provinciale, e poi vediamo. Un passo alla volta. (Ah, scusa, ma in italiano si scriverebbe sé, non sè.)
Non possiamo farli fuori tutti: dobbiamo deciderci a sceglierli meglio. Cosa avranno votato alle ultime regionali quelli che sabato andranno a votare Sì ai referendum anti-casta?
Eh?
Se passa il sì per questo quesito significa che saremmo di nuovo chiamati a votare i membri di un'assemblea costituente che dovrebbe riscrivere lo strumento che regolamenta la nostra appartenenza all'Italia.
Brava, ottima intuizione! Yeah.
Da sarda libera che vuole la libertà della sua terra rido di questo quesito e lo rimando cordialmente al mittente. Basta prenderci per il culo: non vogliamo la riscrittura di nessun inutile Statuto da Regione Autonoma. Le vere assemblee costituenti - lo dice la parola - si fanno per scrivere le costituzioni, non l'ennesimo vademecum della propria sudditanza.
Scusa, e come vorresti fare? Una rivoluzione? E come, fammi capire, con Aristan?
Questa classe politica avrebbe potuto dimostrare la sua buonafede cominciando prima di tutto a far rispettare lo Statuto attuale, specialmente l'art.9, dove si afferma che abbiamo autonomia sulla gestione delle nostre entrate. Se non lo ha fatto è perchè in realtà nessuno di quelli che siedono in consiglio regionale desidera che la Sardegna abbia una sua sovranità. Tutti però vogliono giocare al piccolo padre costituente.
Se non ci riescono, opposizioni comprese, significa che qualcosa non quadra e tutti gli altri sardi (ce ne sono anche altri, sai? Non sei l’unica) dicano la loro. (Consiglio: perché si scrive con la é, ricordalo per i prossimi libri, che dovresti scriverne di più).
Questo quesito, che dovrebbe semplificarci la vita, ci chiama a votare (al referendum) per decidere se vogliamo andare a votare (alle primarie) per stabilire chi votare quando andremo a votare davvero (alle regionali): complimenti per la contorsione a chi lo ha pensato.
Diciamo che le primarie esistono quasi ovunque, quindi questa battuta è quantomai lepida e la tortuosità ce la vedi solo tu.
In ogni caso, se questa prospettiva fosse stata operativa già quattro anni fa, avremmo eletto presidente della regione comunque Ugo Cappellacci, cioè un nome imposto da Arcore a un PdL sardo annichilito dallo strapotere delle segreterie d'oltremare. Il Pd e le altre formazioni con sede decisionale altrove sono vittima delle stesse dinamiche. Credere di muoversi in maniera diretta in un contesto che ha premesse eterodirette è un abbaglio, ribadito anche da questo inutile quesito.
Quindi fammi capire, come vorresti che fosse eletto? Pensi davvero che i sardi sono scemi? E invece Palomba e Soru erano “indipendenti”? (Palomba adesso sta a Roma, lo hanno intervistato Le Iene da poco).
Pormi questa domanda è come chiedermi se sono favorevole alla pace nel mondo: naturalmente sono più che favorevole a diminuire le prebende ai consiglieri regionali. Ma se anche votassi Sì, questo Sì impedirebbe loro il giorno dopo di votarsi un aumento compensativo? Naturalmente no, esattamente come un referendum sulla pace nel mondo non farebbe smettere i signori della guerra di costruire e usare armi. Quindi a cosa serve, a parte illudere la gente che dicendo Sì i politici guadagneranno meno?
aggiornamento:
Mi si dice che è più furbo di come sembra e che questa norma mira a togliere il tetto alla retribuzione, ipotizzando persino prospettive di aumento a discrezione dei consiglieri medesimi. Peggio mi sento.
Ma quindi sei in contatto unicamente con persone che la pensano come te, capisco. Ma vedi davvero il male dappertutto.
E' ovvio che sono favorevole a mandare a casa tutti i trombati collocati in quei consigli. Ma gli enti a quel punto da chi sarebbero gestiti? Il quesito non dice niente in merito e questo significa che corriamo il serio rischio che avvengano nomine monocratiche dove a governare ciascuno di quei carrozzoni sarebbe probabilmente il trombato più grosso, facendone spettacolari feudi personali.
Il quesito non dice nulla perché non è nello spirito del referendum. E se al posto di quei “carrozzoni” ne faranno altri… nuovo referendum.
Sono contraria nella maniera più assoluta a questa scelta demagogica e anti-democratica, come a suo tempo avevo già argomentato con Marcello Fois in questo dibattito scritto.
Ah ecco, quindi tu – che detesti i referendum – saresti democratica? Ah. Ok. Ambé, se poi ti sei anche confrontata con Fois, tutto cambia, caspita.
La riduzione del numero dei consiglieri (ancora di più se unita all'ipotesi della cancellazione delle province) creerebbe un'insopportabile verticalizzazione del potere amministrativo in mano alla sola regione, oltrettutto con meno consiglieri. Per essere eletti ci vorranno molti più voti, a tutto danno dei politici senza clientele e dei giovani, che faticheranno di più ad affermarsi o non si affermeranno affatto. Con meno posti a disposizione i baroni della poltrona rafforzerebbero invece le loro già fortissime posizioni, anche grazie alla logica del "voto utile". Se lasciassimo il numero attuale di consiglieri e riducessimo a tutti lo stipendio di due terzi (cioè a 4000 euro al mese) risparmieremo infinitamente di più che non diminuendo di trenta nomi la rappresentanza democratica in consiglio.
Per queste ragioni io domenica non andrò a votare. Per cambiare le cose non serve rispondere a domande inutili e demagogiche; io vado a votare le persone che portano avanti la mia visione di società civile, onesta e democratica. Il resto, compresi questi referendum, è fuffa e il mio gatto lo aveva già capito dando un'occhiata a chi li sta sostenendo.
Io rinuncio a tutti i tuoi se si facesse, se si dicesse, se si andasse, detti da dietro una scrivania.
Orvuar (e oltretutto si scrive con una sola t).
P.S.: ricorda cara Michela che il voto è un diritto-dovere. E di diritti ce ne stanno rimanendo sempre meno. Il voto è anche un'arma, ma io non capisco di cosa tu stia parlando. Andate, sempre, tutti, a votare, a dire la vostra. Il voto è democrazia e chi istiga a non votare, istiga alla NON democrazia. Io sono favorevole all'introduzione del reato di "istigazione all'astensionismo". Siate responsabili.