Le norme sono semplicissime. Anzitutto si deve scrivere ciò che si vuole, e fin qui ci siamo, poi si deve pagare la solita “quota di iscrizione”, solo 48 euro. Ecco, qui abbiamo la prima cosa bella, ossia che quei 48 euri danno il diritto a ricevere, solo per il fatto di averli pagati, ben 4 libri (scelti direttamente dall'editore/organizzatore) e un “quaderno d’autore”.
Ora, io sinceramente i libri preferisco scegliermeli, piuttosto che comprarli in confezione famiglia, così sulla fiducia, poi, mi chiedo, ma quel “quaderno d’autore”, cosa sarà mai? Ce lo spiega direttamente l’editore/organizzatore: “… del resto [quanto mi piace l’espressione "del resto", qui poi ci sta benissimo!] questo non è un semplice quaderno. Ci ha spinto prima di tutto il rispetto delle opere rappresentate, l’amore per l’arte e il desiderio di realizzare un prodotto di qualità. Un prezioso strumento per prendere appunti, un elegante regalo”.
Capito? Siccome loro rispettano le opere rappresentate (quali? Boh), hanno deciso di realizzare un bel quaderno, utilissimo per prendere appunti o per rifilarlo a qualcuno come regalo, infatti al giorno d’oggi è pieno di gente che prende gli appunti sui quaderni preziosi.
Insomma tutto ciò per 48 euro. Io, da parte mia, avrei preferito non pagare 48 euro così sulla fiducia e prendere appunti su un blocchetto qualsiasi, però va ben, non sottilizziamo.
I premi. E qui viene il bello, state bene attenti. La Kimerik, lo sanno anche le pietre della reggia Nuragica di Barumini, è una casa editrice a pagamento (e in giro se ne dice proprio un gran bene) e in questo caso elargisce dei regali che lèvati, in poche parole la pubblicazione di una cosa diversa da quella che hai spedito per il concorso. Mi spiego meglio: hai spedito una poesia bellissima e loro l'hanno scelta? Bene, vinci la pubblicazione di una silloge di tante poesie, tue, sì, ma diverse da quella che ha vinto e anche se sono tali da indurre al suicidio fa nulla, loro te le pubblicano lo stesso; idem vale per la narrativa, hai scritto e inviato un racconto superbamente fantastico? Perfetto, se ti selezionano vinci la pubblicazione di un libro che non ha nulla a che fare con quel racconto, bensì uno che avevi nel cassetto, magari rifiutato da tutte le case editrici dell’universo, magari che non va nemmeno bene per farne coriandoli, ma non è mai troppo tardi.
Uno si potrebbe chiedere che senso abbia una cosa del genere, cioè che tipo di selezione editoriale sia questa, ossia, ancora, perché mai una casa editrice debba impegnarsi a pubblicare (ossia a mettere il proprio nome) su un qualcosa di cui non sa nulla, di cui non ha nemmeno mai sentito parlare, così a scatola chiusa. Ah boh, io non lo so, so solo che le royalties sull’opera che ti pubblicano - gratis - se le tengono loro (magari poi se gliene rimane qualche copia, la sbolognano al prossimo concorso, dove con 48 euri ti danno anche un tostapane artistico).
Se invece mandi un tuo libro edito e a loro piace tanto, vinci un bellissimo “kit per los scrittore”, che potrai usare per prendere gli appunti sul quaderno suddetto, oppure potrai incartare a Natale per qualche parente.
Questi signori hanno una parola d’ordine, si legge sul loro sito: la chiarità. E quando in un concorso si leggono certe cose, la chiarità è davvero tanta.
Chiarità non deve mai passare di moda, dice l'editore, ma nemmeno Selezione Editoriale, né Concorso - in cui, è bene ricordare, c’è gente che gareggia nella speranza di vincere qualcosa -, dico io.