Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 23:49 del giorno 11/01/2010
Questa è la rielaborazione di un precedente raccontino e partecipa al gioCOCOnCOrso (VITE DA PRECARI tra creatività e follia ) organizzato dal grande Zop (cliccate qui).
Gea per sopravvivere subaffittava rigorosamente al nero alcune camere ammobiliate del suo appartamento; accettava solo gente munita di opportune referenze o di potenti raccomandazioni, perché era oltremodo sospettosa e diffidente, oltre che taccagna ed avida.
Ultimamente aveva dato alloggio ad una graziosa vecchietta e proprio di costei era solita parlare con la sua amica e vicina di appartamento Ireide.
Le si era presentata sprovvista di ogni referenza, ma aveva dimostrato di essere titolare di una sostanziosa pensione, pertanto aveva deciso di fare uno strappo alla regola e di accoglierla ugualmente.
Ma aveva paura di trovarla morta da un momento all’altro, visto che aveva quasi 90 anni.
L’anziana ospite ogni pomeriggio era solita andare a messa, anche nelle giornate più gelide.
Ireide – casalinga tuttologa, che da sempre gestiva il servizio centralizzato del gossip di quartiere - un pomeriggio con uno stratagemma l’attirò in casa sua, al fine di interrogarla. Era bravissima nell’arte dello spennare le oche senza farle gridare.
Da quell’incontro anche lei si convinse che era proprio una vecchina per bene: poverina, si lamentava del nipote che la chiamava raramente dall’America e non finiva mai di elogiare Gea per averla accettata nella sua bellissima casa ad un prezzo irrisorio.
Quella sera, verso l’ora di cena, l’anziana signora le portò una torta fragrante: “da parte di Gea”, disse con nobile gentilezza porgendola.
Ireide era a dieta ma suo marito, irreparabilmente goloso, ne divorò quasi la metà. Senza nemmeno indagare sul perchè di quell'inaspettato regalo.
Durante la notte venne svegliata di soprassalto da dei lamenti strazianti che provenivano dall’appartamento di Gea; occhieggiò dallo spioncino della porta e vide due infermieri che portavano via una barella coperta da un lenzuolo.
"Oramai è andata”, sentenziò qualcuno che lei non riuscì a intravedere.
“È morta la vecchia. Pace all’anima sua, domattina andrò a fare visita a Gea che di certo non se la sentirà di uscire”, pensò tra sé e sé. "Eppure ieri sembrava stesse bene, poveretta".
Tornò a letto e si voltò a guardare suo marito: russava gustosamente, non si era accorto di nulla. Prima di riaddormentarsi pensò ai bei soldi che avrebbe ricevuto la sua vicina. Di certo la vecchia prima di morire aveva messo da parte un bel gruzzoletto.
Lei invece arrivava a malapena a fine mese: la sorte le aveva affibbiato un marito sfortunato dal punto di vista del lavoro.
La mattina successiva aspettò che suo marito uscisse – lui diceva che andava a cercare lavoro e lei faceva finta di crederci, ogni volta - dopodiché bussò delicatamente alla porta di Gea.
Le venne ad aprire la vecchia, in persona.
“Ma cosa è successo stanotte?”, chiese allibita.
"E’ morta Gea. Ora mi scusi, ho da fare” rispose sbattendole la porta in faccia.
Ma Ireide, nonostante la brevità della conversazione, fece in tempo a intravedere un losco figuro entrare nella stanza dove era alloggiata la vecchia.
Rientrò in casa e accostò l’orecchio alla parete della cucina, da dove poteva agevolmente ascoltare ciò che succedeva in quella camera.
"Nonna, senti, volevo dirti…”.
“Taci scellerato, hai visto che avevo ragione? Quell’impicciona ha buttato via il dolce, anche se ha finto di averlo gradito. Se l’avesse mangiato adesso sarebbe a far compagnia a Gea”.
“Non essere impaziente come al solito. Il Porthonio42 fa effetto dopo 12 ore, ma soprattutto non lascia tracce. Non come il tuo caro cianuro, che ci ha già fatto rischiare un casino di volte”. Replicò l’uomo.
Quei discorsi le raggelarono il sangue. Il porthonio42? Il cianuro?? Il dolce??? 12 ore????
Il suono del telefono la fece sussultare. Non poté sentire il seguito della conversazione perché dovette correre immediatamente all’ospedale. Dal quale non fece più ritorno.
“Mon cher, ieri pomeriggio, quando quell’impicciona mi ha invitato a casa, ho approfittato di un suo momentaneo allontanamento per spruzzare sulla parete della cucina quello spray che mi hai portato dall’America. Così impara ad auscultare le conversazioni altrui con l’orecchio appiccicato al muro. Quella pettegola pensava che Gea non se ne fosse accorta. Ma era Porthonio42 anche quello?”
“Si nonna ma quello aeriforme fa effetto dopo circa 8 ore, però a me questo lavoro...”.
“Taci ti ho detto! Facciamoci un joint veloce ché dobbiamo controllare anche l’appartamento di Ireide prima che arrivi qualcuno. Domani parto per Cantù, ho già preso appuntamento con la contessa Sigfrida Stracciatelli, che da alloggio solo a persone ultraottantenni. Da questo momento sei libero, ti farò avere le tue spettanze nel solito modo. Per il momento non mi servi, c’è troppa crisi e non mi servono persone che si lamentano di continuo. IO VOGLIO GENTE SVEGLIA!"