Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 00:49 del giorno 20/01/2011
Facciamo un po’ di premesse.
Premetto, sebbene non ce ne sia bisogno giacché lo sanno anche le pietre, che ho simpatie di destra. Ho scritto “destra”, quindi nulla a che fare con il Berlusconismo, non confondiamo le cose; premetto che ho seri dubbi sul funzionamento della giustizia, però le sentenze vanno rispettate e su ciascuno di noi incombe l’onere di accettarne oneri e onori (con ogni più ampia libertà di critica, anche aspra); premetto che credo che ogni Stato dovrebbe, sì, riconoscere lo status di rifugiato politico ma cum grano salis e che quindi l’estradizione andrebbe negata solo in rarissimi e particolarissimi casi (ad esempio l’Italia la nega quando l’estradato rischia la pena di morte o altre sorti nefaste); premetto che oramai è chiaro che ci sono latitanze dorate di serie “A” ed altre di serie “B” e che la loro celebrità è legata la momento storico (Delfo Zorzi, Priebke…); premetto ancora che il signor Cesare Battisti dovrebbe scontare le pene inflittegli da un Tribunale Italiano ma non detesto chi non la pensa come me, giacché siamo in un paese in cui vige la democrazia e la libertà di espressione; premetto infine che non mi piace Tiziano Scarpa e trovo il suo Stabat Mater assolutamente inidoneo al premio tributatogli.
Premetto ciò perché ultimamente leggo delle cose che mi lasciano di stucco, sulle quali vorrei dire la mia.
Tutto parte da un articolo pubblicato sul “Corriere del Veneto” oggi 19 gennaio 2011, giorno del mio onomastico, intitolato: “Caso Battisti, la Regione scrive ai presidi <<non divulgate i libri di chi l’ha sostenuto>>”, in buona sostanza un elenco di autori da mettere all’indice perché hanno sottoscritto un appello “pro Cesare Battisti”, compilato dall’assessore alla cultura della provincia di Venezia, tale Raffaele Speranzon (lo trovate cliccando qui).
Ecco alcuni nomi:
Agamben Giorgio, Balestrini Nanni, Benedetti Carla, Bernardi Luigi, Bertante Alessandro, Biondillo Gianni, Cacucci Pino, Carlotto Massimo, Dazieri Sandrone, De Michele Girolamo, Di Monopoli Omar, Evangelisti Valerio, Ferrario Davide, Genna Giuseppe, Grimaldi Laura, Lipperini Loredana, Monina Michele, Moresco Antonio, Pennac Daniel, Philopat Marco, Quadruppani Serge, Raimo Christian, Scarpa Tiziano, Serino Gian Paolo, Vauro, Voce Lello, Wu Ming.
In poche parole questi signori – a detta dell’assessore veneto - dovrebbero essere condannati alla morte sociale per aver firmato un appello, ancorché non condivisibile nel merito.
Questo è un delirio bello e buono e non posso fare a meno di condividere l'opinione del professor Mauro Guerrini, presidente dell'A.I.B. (Associazione Italiana Biblioteche):
"In uno stato di diritto sorretto da istituzioni democratiche e da una società libera e aperta, chiunque sia condannato a quattro ergastoli con sentenze passate in giudicato deve scontare la propria pena. In democrazia, tuttavia, non sono ammissibili liste di proscrizione, censure, divieti espliciti o impliciti di accesso ai documenti della biblioteca. Immaginare provvedimenti di questo tipo, oltre che violare la nostra carta costituzionale, produrre un imbarbarimento del nostro vivere civile e costituire un precedente gravissimo, rischia di danneggiare gli stessi sacrosanti tentativi di far estradare nel nostro paese Battisti".
Chi ha certe idee non può essere definito che babbeo e chi gli dà retta criminale.
Ma io mi sono preso la briga di andare a leggere la biografia dell’esimio Assessore. Vi lascio immaginare quanto sia interessante, ma merita soffermarsi sulle sue letture: Junger, Solgenitsin, Prezzolini, Sprengler e Veneziani.
Ecco soffermiamoci proprio sul secondo, su Solgenitsin, di cui ho letto tutto il leggibile. Dubito che lo Speranzon abbia fatto altrettanto, altrimenti avrebbe notato che Stalin infliggeva, oltre che condanne da scontare nei Gulag, anche un altro tipo di condanna dedicato agli intellettuali: la morte sociale. Faceva sparire tutto ciò che era riferibile al condannato, immagini comprese, in modo tale da farlo scomparire anche dalla memoria. Questo faceva Stalin e questo vuole fare lo Speranzon, nonostante i grandissimi risultati di cui vanta il raggiungimento sul suo sito personale.
Per favore cerchiamo di salvare ancora quel poco di serio che abbiamo: l’arte.
Condividiamo tutti questa notizia e diamo tutti un piccolo contributo affinché anche i cervelli più pietrosi reagiscano.
Non si finirebbe mai di criticare il compilatore del neo indice Paolino (solo che l’indice originale - alla cui compilazione hanno contribuito anche i suoi più celebri corregionali facenti parte del consiglio dei dieci, ma dubito che lui lo sappia - conteneva libri il cui contenuto veniva considerato potenzialmente pericoloso, mentre quello attuale contiene direttamente il nome degli autori, davvero una cosa intelligente, sebbene sia risaputo che il raglio degli asini non arriva al cielo).
Un piccolissimo grazie va comunque allo Speranzon (però, in questa storia, come si è sbizzarrito il caso nell'assortimento dei cognomi!) per aver portato un po' di pubblicità a coloro i quali lui vorrebbe far scomparire.
Auspico un intervento anche da parte della magistratura, soprattutto contabile, visto che l’insana idea viene portata avanti con soldi pubblici e a discapito della missione che un assessorato alla cultura impone, ossia a discapito del popolo amministrato.