Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 23:07 del giorno 06/02/2011
- Se ne vuoi serviti. Mi disse. – Cercati un bicchiere, fai quello che ti pare. Dammi solo un attimo che finisco di prepararmi.
Sul tavolino del salotto c’era una bottiglia di whisky, presi un bicchiere dalla cucina e me ne versai un goccio.
All’improvviso mi accorsi che un cane nero mi osservava placido dal divano.
- Come si chiama? Chiesi.
- Chiediglielo. Mi rispose.
- Eh?
- Prova a chiedergli come si chiama.
- Come ti chiami? Chiesi al cane.
Quello abbaiò di colpo, fortissimo, per due volte, bau bau, che per poco dallo spavento non mi cadde il bicchiere.
- Vedi, ti ha risposto. Si chiama Zorro.
- Fammi capire, il tuo cane risponde alle domande?
- Sì, ma solo quando gli chiedi come si chiama.
Aspettai che si preparasse poi uscimmo in giro, gironzolammo randagi tutta la notte, di locale in locale, uno peggio dell’altro, fino all’alba.
E incontrammo in una bettola la Lucy con il marito.
Ricordo che la Lucy stava ballando “Electrica Salsa”, degli Off, elegantissima e sofisticata, tutta vestita di nero, con una veletta davanti al viso, nera anche quella, mentre suo marito si sgretolava nell’altrove.
L’avevo visto da poco, il marito della Lucy, in manette in Tribunale.
- Beh? Cazz’hai combinato?
- Nulla, non preoccuparti, roba di assegni cabrio.
- Ok, va bene, non mi preoccupo.
Poi andammo da loro, dalla Lucy e da quel babbeo del marito, alle tre del mattino, a gustare camembert, crackers e champagne. Bella cafonata.
- Lo champagne, se è buono, non ubriaca e non fa nemmeno male. Per non farlo svampire basta che tu metta un cucchiaino nell’imboccatura della bottiglia e si mantiene. Spiegò il marito della Lucy.
- Chi se se frega. Risposi.
- Ma vaffanculo! Mi disse e iniziò a sbaciucchiarsi con la Lucy.
Dopo poco la Lucy si alzò e mise un disco: “Electrica salsa” degli Off.
- Che palle ‘sta canzone. Disse suo marito, quello che vidi in manette.
Il marito della Lucy non mi era proprio antipatico, mi era indifferente, a volte sembrava in gamba, altre volte un babbeo inutile. Lui era il marito della Lucy e basta.
- Lucy come mai hai la veletta stasera? Sei bellissima.
Lei non rispose. La ballammo, quella canzone, tutti assieme, per 4 volte consecutive, anche perché la storia dello champagne buono che non fa ubriacare non è che fosse troppo vera. L’ultima volta la ballammo scatenati, a tutto volume. La Lucy aveva impostato una funzione sul giradischi che permetteva la riproduzione di un vinile infinite volte.
La signora accanto suonò invano il campanello, anzi proprio invano no, le rispondemmo in coro tutte le declinazioni degli improperi genovesi, più o meno musicate e ben cadenzate.
La Lucy col suo accento francese mandava affanculo la gente con eleganza reale, con una “r” superba.
- Elect "r" ica salsa... ba ba ba baaagaasciaaaaa. Come lo diceva lei, perdeva ogni accento di volgarità. Sui tacchi da 12 che teneva anche in casa, sotto quelle caviglie sottili e affusolate.
Forse era belga, o francese, boh non ricordo. O svizzera.
E la signora se ne rientrò in casa propria.
Poi li lasciammo soli, la Lucy - che non aveva più i tacchi, né il vestito nero e nemmeno la veletta -, e suo marito.
Uscimmo, ce ne andammo ad aspettare di fare colazione e faceva freddo, ma tanto freddo, che le orecchie sembravano sbriciolarsi.
Aspettammo l'ora della colazione gironzolando per i vari bar che incontravamo, pieni di umori umani, condensa, di presunte signore osigenatissime avvolte in pellicce untuose e di segatura per terra. Più c'era segatura per terra e più il bar diventava particolare, quasi bello. Segatura e pezzi di cartone.
E cantavamo a squarciagola: - Ba ba babaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa-gasciaaaaaaa yeeaaahhhhhhh.
Malinconia.
Vorrei almeno rivedere zorro, perché il fascino dell'angiporto di Genova è oramai quasi del tutto svanito.