Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 15:33 del giono 05/09/2007
Uscì di casa con una scusa qualsiasi alla quale Ingrid finse di credere.
Arrivò alla cabina telefonica, entrò e sollevò la cornetta. La solita voce cordiale e stereotipata lo accolse:
“Freephone, buongiorno. Grazie per avere scelto il nostro servizio promozionale di telefonia gratuita. Per le clausole di utilizzo prema il tasto 1, altrim…”.
Da quella sperduta cabina si poteva telefonare gratis ovunque e a chiunque senza limiti di tempo, che comodità.
Arthur premette direttamente e con impazienza il tasto 2.
“Effettuando questa chiamata completamente gratuita lei dichiara di avere ascoltato, compreso ed accettato tutte le norme che regolano il nostro servizio promozionale. Dopo il segnale acustico componga liberamente qualsiasi numero. Buona conversazione. Beep” Promozionale? Boh.
Chiamò Esther, una delle sue tante amanti. Dopo un’oretta di reciproche porno-smancerie di quart'ordine e dopo avere architettato un piano per incontrarsi clandestinamente all’insaputa dei rispettivi coniugi, i due fedifraghi terminarono la conversazione.
Fece per uscire ma la porta della cabina era bloccata. Non riusciva in alcun modo ad aprirla. Calci e spallate non servivano a nulla.
All’improvviso sbucarono da chissà dove tre silenziosi operai della Freephone i quali issarono la cabina su di un camion che la trasportò, con l’infedele e decisamente sbigottito ospite sempre imprigionato all’interno, fin dentro un tetro hangar di periferia, dove venne scaricata e messa vicina ad altre, che già si trovavano là.
Nel frattempo altri operai che indossavano una tuta gialla con la scritta Freephone sulla schiena avevano già rimpiazzato, con asettica professionalità, la cabina appena asportata con un’altra, linda e perfettamente disinfettata.
L’ebrezza che la conversazione con Esther gli aveva instillato si era trasformata in terrore allo stato puro: attraverso le pareti trasparenti dell’infernale teca che lo custodiva vide decine di altre cabine Freephone, perfettamente allineate con la sua, contenenti scheletri e corpi in decomposizione, alcuni dei quali impugnavano grottescamente ancora la cornetta.
Gli operai che lo avevo trasportato in quell’inferno si dileguarono senza proferir verbo.
Sollevò nuovamente la cornetta, nella speranza di riuscire ad ottenere aiuto, ma qualsiasi numero componesse riceveva sempre il segnale di occupato.
Battè disperatamente le mani, i piedi e anche la testa sulle pareti della cabina, ma invano: la porta non si smosse di un millimetro e i vetri resistettero strenuamente all’attacco.
Iniziava a mancare l’aria.
Squillò il telefono. Rispose.
“Freephone, buongiorno. Grazie per avere scelto il nostro servizio promozionale di telefonia gratuita. Non avendo lei rispettato la clausola numero 4 del nostro regolamento, ci avvaliamo del consenso da lei fornito. Per riascoltare la clausola numero 4 prema il tasto 4, per ascoltare tutte le clausole prema il tasto 1, per terminare la comunicazione riagganci semplicemente.”
Promozionale? Boh. Meccanicamente premette il tasto 4.
"Regola di utilizzo numero 4: è vietato fruire del servizio promozionale Freephone per relazioni extraconiugali. Il trasgressore…”.
Non riuscì a sentire la fine.
Il tetto della cabina basculò di qualche centimetro, giusto lo spazio che permise l’ingresso dei corpulenti ragni che in un attimo gli furono addosso.
“…di qualsiasi animale che a qualsiasi titolo il nostro laboratorio detiene, senza possibilità di appello alcuno. Per riascoltare la clausola numero 4 prema il tasto 4, per ascoltare le altre clausole prema il tasto 1, per terminare la comunicazione riagganci semplicemente”.