Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 15:23 del giorno 15/04/2011
All'epoca non me lo sono mai chiesto perché una vita valesse così poco.
E poi, quelle penne panna e salmone, ne rivorrei ancora. In quella specie di bar, assieme a Tina Turner che cantava alla TV.
“Quella si sniffa l’impossibile, guarda che grinta e che gambe, a cinquant’anni.”
E quei due marinai, all’altro tavolino che sghignazzavano bevendo qualcosa di scuro, con la checca vecchia che li osservava dal bancone sorseggiando un vermouth.
“Che schifo il vermouth, vero? Meglio la birra.”
“Smettila di fissarli che qui succede un casino.”
“Ecco le pennette la coca e la birra.”
Una della cose più buone del mondo quelle pennette.
“Però in quella trattoria in Via San Vincenzo si mangia meglio.”
“Buonissime.”
“Tina ne vuoi?”
“Tina?”
“Dicevo a Tina Turner.”
Lei si volta a guardarla quasi come se si aspettasse qualcosa dallo schermo. Ma quella continuava Simply the best.
I marinai escono e la vecchia checca paga in tutta fretta il vermouth che non aveva nemmeno finito ed esce anche lei, nel buio dei carruggi dell’angiporto di Genova.
Che sono un po' grigi e un po' blu, ma di più blu.
Poi usciamo anche noi e cantiamo a squarcia gola, poi c’è la musica di qualche altra bettola e balliamo. In mezzo alla strada.
“Ballate a scrocco?” Il tipo del bar avvisa da dentro.
“Va bene portaci due birre.”
“No, a me una coca.”
Anche il tempo era abbastanza blu e profumato. Ma se non conosci il profumo del blu cobalto non so se puoi capire.
E poi escono anche gli altri clienti da quella specie di bar e vico Casana, o forse un altro da quelle parti, si trasforma in un budello dove tutti ballano, come dei vermetti poveri, sporchi e felici e belli.
Pensieri blu per tutti.
Non uccidiamoci più.
Anche la checca guarda da dentro e balla un po’, con un altro vermouth. I marinai stanno con due sgallettate che ridono senza motivo e ballano guardandosi i piedi oppure rimirandosi in un lercio specchio, di fronte all’espositore dei boeri e delle patatine. Fanno le schifate, non volgliono farsi baciare e nemmeno toccare, ma li guardano forte negli occhi.
E anche noi balliamo. E cantiamo.
Che poi nel breve tempo tra la fine della nottata e l’inizio della giornata, tutto per un attimino si riposa, anche le strade, che poi qualcuno velocemente e annoiato ripulisce un po’ come può.
E diventano un pochino più grigie, ma per poco.
Che poi, che poi, che poi...
Fermiamoci un attimo. Pensiamo. No, il dolore, no di quello il meno possibile. Ma non uccidiamoci più. All'epoca non ci pensavo.
E poi, le tue scarpe, le ricordo, quelle che abbiamo conprato quel giorno che avevamo pochi soldi.
E la macchina sgangherata
E la colazione.
E la pizza mangiata per terra vicino a quella specie di fontana come due barboni.
No, ho detto. Io rivoglio tutto quello.
Specie è come dire speciale.
Ma non ammazziamoci più, nemmeno un po', godiamoci la vita, che c'è gente che te la regalerebbe.
Non tentiamoci nemmeno.