Mi sono imbattuto casualmente in questa notizia.
Non per sminuire l’artista, di cui fino a qualche istante fa ignoravo l’esistenza, però, dico io, ma qui c’è una gara a chi frulla meglio l’aria, non si sa se chi scrive lo fa per esaltare la bravura dell’artista o per far vedere che sa dire tante belle parole. Credo che dovrebbero istituire una sorta di porto d'armi perché certe parole possono anche uccidere.
Iniziamo proprio dalla notizia.
Mi spiegate cosa vuol dire:
“Dopo le prime esperienze all'interno delle attività di Studio 58, caratterizzate da una figurazione espressiva, alterata da suggestioni materiche, la sua ricerca si orienta nel decennio successivo verso un'astrazione che fa interagire reminescenze naturalistiche nell'uso del colore con le connotazioni segni che di matrice informale.”?
Oppure:
“Gli sviluppi successivi, pur con periodici sconfinamenti nell'ambito del ready-made, mantengono questa ambivalenza progettuale, oscillando costantemente tra un ordine costruttivo di ascendenza concreta e soluzioni materico-espressive dell'astrazione neoinformale.”?
In buona sostanza, cos’è che oscilla costantemente, senza mai fermarsi? Qualche suo quadro magico?
Però, considerato che:
“Il suo lavoro continua a scandagliare i linguaggi tradizionali ma all’interno di una figurazione inusitata. In parallelo al proprio linguaggio pittorico identifica nuove possibilità espressive ottenute con materiali poveri, trovati, diversamente utilizzati, scavalca la tradizione precedentemente espressa.”
Io capisco che in buona sostanza fa opere solo con le cose che trova per la strada e mi tranquillizzo, perché un po’ – forse - ho capito. E mi commuovo, tanto.
Poi ho trovato una sua intervista (il cui autore ha prudentemente preferire restare anonimo) e speranzoso l’ho letta. Ma anche lì un altro bellissimo bicchierone di nulla shakerato.
”In pochi la conoscono, quasi nessuno la riconosce per strada.
(quindi mi consolo)
Eppure Rosanna Rossi, elegantissima e distinta signora, classe 1937, una lunga chioma bianca a incorniciare il nobile viso, è una delle artiste contemporanee più apprezzate e conosciute. In Sardegna e non solo.
(ma non era praticamente sconosciuta?)
Chi non conosce il grande cerchio di Piazza Galilei, a Cagliari, composto magico di materiali diversi, di colori cangianti e di schegge di vetro? È opera sua.”
(cavolo che bellezza quel cerchio, una cosa stupenda, quando lo vedo mi viene tutt’un sussulto artistico)
“Mi venne commissionato da un padre: voleva che il figlio, affacciandosi alla finestra, vedesse qualcosa di diverso da un muro di cemento armato”
(lo diceva sempre la mia povera bisnonna che a volte con i figli ci vogliono punizioni esemplari)
È un’opera che affascina grandi e piccoli, per quel suo magico luccicare.
(e certo, come no, un cerchio gigantesco di ben NOVE metri di diametro fatto di cocci di vetro sulla facciata di un palazzo non può non colpire)
“Il complimento più bello lo fece un signore anziano – come me – che senza sapere che io fossi l’autrice mi guardò, lo sguardo pieno di meraviglia, e mi disse: la città ha dimenticato le stelle, accecate dalle luci al neon, quest’opera ce le riconsegna. E’ un regalo”. Gratuito, come il gioco.
(ma tu guarda le coincidenze, l’artista era proprio lì quando l’anziano è passato e ha pronunciato quelle frasi? E quindi quel capolavoro non è costato nulla? È stato un regalo? Gratuito? Cioè tutti hanno lavorato gratis? Mah…)
Prati, foglie, attimi, istanti di vita hanno fatto da incubatore di questi oggetti. Una sintesi artistica dall’ottocento degli impressionisti a oggi?
(eh? Dall’ottocento cosa? Cioè sono pezzi di vetro di bottiglie, ampolle e bicchieri dell’ottocento trovate in qualche bosco?)
“Sarebbe bello – risponde sorridendo l’autrice – in tutte queste elaborazioni mi ha colpito la precisione del segno, che sa quando fermarsi e quando continuare, quando tracciare e quando girare l’angolo. Qual è lo scopo di tutto questo? Fare emozionare”.
(ecco, non sarebbe stato meglio - forse - fermarsi, non continuare, lasciare tutti nel dubbio?)
E la città? E’ bello vivere nel brutto? E Cagliari come potrebbe cambiare, se si pensasse la politica, l’urbanistica in senso estetico?
“Per cambiare occorre denaro, e in questo momento ce n’è poco”. Eppure qualcosa si potrebbe fare. “Io ho in cantiere alcuni progetti. Dei frangiflutti che sostituiscano quelli attuali, di cemento armato, per esempio”. Adesso, però, rimangono solo dei bei sogni. Ma c’è una speranza? “Certo. Nei giovani. Qualcosa, ne sono sicura, grazie a loro cambierà”.
(FRANGIFLUTTI per migliorare il piano urbanistico??)
Vabbè, vediamo qualche altra cosa. Ullallà, sul sito istituzionale della Regione Sardegna c’è tutta una bella recensione!
"Anemoni di mare" e "Mare di ferro" (un quadro fatto con le pagliette in acciaio per i piatti)
"Anemoni di mare" e "Mare di ferro", realizzati con pagliette d'acciaio, sono gli ossimiri ultimi cui ha lavorato Rosanna Rossi. L'ossimoro - dal greco oxymoros, acuto sotto sembianze di illogicità - e, come sappiamo, una figura retorica, un'antitesi nella quale si accostano parole e concetti di senso opposto che sembrano escludersi l'un l'altro. [...]Lavorare con le mani, oggi, è un atto di umiltà perversa. Rossi, con l'alacrità continua delle mani e del cervello, con un mite furore tutto di testa, pratica il bricolage intellettuale di chi non è pago dell'ambiente com'è e sogna di cambiarlo. Rifare il mare, e i suoi anemoni, è voler rifare il mondo. Anarchica e utopizzante Rossi. Quindi infantile, irritante, testarda. Come ogni artista inventa - tutto è stato inventato e tutto si reinventa - oggetti dal senso anche totemico per spettatori improbabili o impossibili. Talvolta presuppone anche l'assenza di spettatori. Certo, imperfetto è il colloquio di chi inventa con i contemporanei...il "mare di ferro" può essere inintellegibile a molti perchè allude a
eventi accaduti tra due secoli.
Un quadro fatto con le pagliette in acciaio è una cosa bellissima, davvero, nemmeno ai lavoretti delle elementari mi sarebbe venuta un’idea così bella, poi mi ha colpito molto l’anarchia utopizzante (oltre agli ossimiri e agli ossimori) e l’eventuale assenza di spettatori. Ecco, esattamente proprio quest’ultima peculiarità. Se poi penso che in soli due secoli le pagliette hanno preso così tanto valore, mi spavento e fuggo in un altrove senza meta. We ragazzuoli, due secoli di pagliette eh.
Quest’arte non fa per me, che sono incompetente, me ne convinco definitivamente leggendo questa recensione, in cui si pone l'accento su una nuova:
“Rossana Rossi risorta dal pessimismo del "sole oscuro" alla fecondità di un universo atmosferico che esplode in colorate sorgenti di luce. Inevitabile la comparazione tra il freddo astrale delle opere viste nel 2005 allo Spazio Zoom e il fastoso tonalismo”.
Io non ho mai visto un fastoso tonalismo, e un po’ me ne vergogno, e poi io manco la vecchia Rossana ho conosciuto.
Con le parole, insomma, ci puoi costruire tutt'un mondo.