Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 23:43 del giorno 29/07/2010
Insomma mi sono deciso. Compro un giornale di annunci e mi metto a cercare. Mi serve un appartamentino, anche un bilocale, dove trascorrere i mesi di luglio e agosto, nella città in cui è stata trasferita per lavoro mia moglie. Cioè un appartamentino che ci permetta di evitare il quotidiano avanti è indré lungo 75 chilometri, della durata di circa un’ora. Anche l’anno scorso abbiamo fatto così: abbiamo trovato un appartamentino e ci siamo trasferiti tutti e tre, io mia moglie e mia figlia, in quella città per il periodo estivo. E a dire il vero ci siamo anche molto divertiti. Un’esperienza indimenticabile. Però non posso più rivolgermi alla stessa signora che mi aveva affittato l’appartamento l’anno scorso per motivi che poi vi dirò.
Scorro con attenzione tutti gli annunci. Mi serve un appartamentino per due mesi, ammobiliato, preferibilmente in centro, dove poter stare non troppo ammucchiati e che non costi moltissimo. Faccio circa un migliaio di telefonate e dopo svariati:
“Mi spiace, l’annuncio l’ho messo così tanto per vedere chi chiamava”, oppure
“Va bene, l’affitto è di mille euro al mese, oltre ai consumi, anticipati, oltre a una cauzione di milleduecento euro”, o ancora
“Ma lei chi è? Come si chiama, di dove è, che lavoro fa, quanti anni ha, chi potrebbe conoscere che io conosco, chi garantisce?” o, anche
“Guardi adesso non posso dirle nulla perché ho gente in casa, nemmeno dove si trova l’appartamento perché io non la conosco, mi richiami eventualmente verso dicembre”,
alla fine trovo – almeno così mi sembra – quello che fa per me:
“affittasi appartamento in centro, ammobiliato, solo per brevi periodi, max tre persone, no animali, € 300/mensili, termoautonomo, riserva d’acqua, composto da salone abitabile, angolo cottura, camera matrimoniale, bagnetto e ampia terrazza”.
Cavolo, ci siamo. Chiamo:
“Buongiorno, ho letto l’annuncio dell’appartamento”.
“Si, è ancora valido, se vuole glielo faccio vedere. Ci vediamo alle 17 di fronte alla stazione dei bus, in caso di intoppi le faccio sapere”.
Alle 16.55 ero già li. Alle 16.58 mi squilla il cellulare.
“Pronto, ciao (…ciao? Siamo già al “tu”?) senti tardo una mezz’oretta, è arrivato un mio cugino ingegnere da Malta e non posso mica mandarlo via, non lo vedo da tanto”.
“Va bene”, dico io abbastanza seccato (ma come alle 17 devi essere da me e alle 16.58 mi informi? Vabbè). “A dopo”.
Alle 17.45 sento un urlo: “Ouuuuuu”.
Mi giro, da una Ford Escort color grigio inutile un signore sulla sessantina suonata e dallo sguardo quasi altezzoso, riportino selvaggio sulla testa, con il braccio fuori dal finestrino mi fa segno di seguirlo. Intuisco che devo seguirlo in macchina. Salgo sulla mia autovettura e lo seguo, per circa 200 metri. Potevamo anche andare a piedi, oppure forse voleva che io lo seguissi a piedi mentre lui andava in macchina? Boh. Posteggiamo.
“Piacere Anacleto”.
O cavolo che nome preoccupante per uno che si presenta in ritardo su quella macchina.
“Piacere mio, Mario”, dico con la cordialità più ipocrita del mondo, visto che non nutro alcun piacere nei confronti di chi mi fa aspettare.
“Ecco, quella è la casa, vedi”? e mi indica un palazzo di 9 piani.
“Quale?”, chiedo iniziando a trasecolare.
“Quella li, vedi lo stendino con quelle mutandine rosse?”
In effetti al secondo piano c’era un terrazzino con uno stendino al quale erano state impiccate delle mutandine rosse.
“Si lo vedo, andiamo e vederlo”?
“E no, non si può, sai la studentessa che c’era è fuggita senza pagare, e non mi ha ancora restituito le chiavi, ma tempo 2 – 3 giorni e me le prendo. Eh, cosa credi, che sono scemo? Ma dimmi, quanti siete, perché ne ho anche uno al quartiere Sant’Antonio, più bello di questo che se vuoi te lo vendo”.
Vibrazioni sferiche concentriche partono dalla mia testa e, smuovendo la mia percezione del reale, mi sbalordiscono.
“Siamo tre, io mia moglie e mia figlia”.
“Senti ma la televisione e i materassi, ve li portate voi? Perché per la televisione si deve pagare l’abbonamento, ed i materassi non sono compresi. Come peraltro nessuno comprende. Ma sai cosa mi è successo? Allora, questa studentessa divideva l’appartamento con altri ragazzi e a me la cosa non andava bene. Non è che uno fa quello che vuole in casa mia. Ma scusami tanto, non ti ho fatto rispondere, ti interessa l’altra casa? Ci sediamo un attimo qui al bar? Ti offro un caffè”
E nel frattempo si siede.
“Dicevo, quella ragazza aveva anche un amico che andava a trovarla e io a Pasqua, siccome non sono scemo, sono piombato a casa loro, mentre stavano mangiando beati. Capito? Ho preso il ragazzo e l’ho sbattuto fuori da casa mia”.
“Senta”, dico io, ben felice di avere conservato il “lei”, “ma quando posso vedere l’appartamento, mi sembrava di avere capito che fosse libero”.
“Guarda una settimana al massimo, tempo di riprendere le chiavi, ma perché non ti compri l’altro? Guarda ti lascio anche i mobili, è bellissimo. Sai mio figlio si è laureato, mia figlia lavora a Londra e io adesso sono tranquillo. Beh questo appartamentino è davvero carino, non posso di certo affittarlo per così poco tempo, ma…”.
“No guardi non mi interessa, io voglio un appartamentino per due mesi d’estate, pensavo che questo facesse al caso mio, casomai ci risent…”
Nel frattempo arriva la cameriera con due caffè (ma quando glieli aveva ordinati?). Mi riprometto di bere il caffè e di salutare quel tipo più che stravagante. Finito il caffè riprende.
“Ma i soldi come me li dai? Perché sai la gente non finisci mai di conoscerla, niente di personale eh, capiscimi, ma sai…”.
“Beh, vediamo prima l’appartamento direi e poi, visto che lei è così preciso, firmiamo un contrattino”.
“Ahhh no no, niente contrattini e niente assegni, mi spiace, no no no, e non posso nemmeno rilasciarti una ricevuta, io non posso espormi. Questi appartamenti li ho fatti col sudore, qui bisogna basarci sulla fiducia”.
Sono ormai certo di trovarmi in un mondo parallelo, magari ho varcato inavvertitamente una distorsione spazio temporale e mi trovo in una realtà alternativa in cui questi personaggi sono la norma. Eppure tutto attorno sembra uguale a sempre, normale.
“Senti, vieni con me alla presentazione di un libro?”
Prima di riuscire ad elaborare una scusa in linea con l’assurdità della situazione, vedo che sul terrazzino di prima, quello dello stendino, c’è una signora sull’ottantina, magrissima, in vestaglia, che fuma beatamente appoggiata alla ringhiera. Nonostante la convinzione di trovarmi in un mondo coassiale rispetto a quello dove abitualmente vivo, faccio notare quella presenza al sedicente padrone di casa, il quale prima osserva attentamente il terrazzo socchiudendo gli occhi poi dice:
“Ma nooo, ma cosa hai capito! L’appartamento è quello SOPRA a quello li, su, dai! Dicevo, ci vieni alla presentazione del libro”.
Quindi, bevo il caffè, mi alzo, saluto caramente Anacleto e faccio per andarmene, senza rispondere all’invito in quanto le mie sinapsi si stavano sovraccaricando ed erano incapaci temporaneamente di funzionare.
E quello si alza assieme a me e mi segue.
“Arrivederci”, dico.
“Guarda, se vuoi sai cosa facciamo? Suoniamo un campanello a caso sul citofono, ci facciamo aprire e andiamo a vedere l’appartamento, ma dal di fuori, sai le chiavi non le ho ancora”.
“No”.
“L’altro appartamento, che dici, lo andiamo a vedere? Se mi garantisci, anche a parole, che lo compri, posso anche fare un’eccezione ed affittartelo per un po' di tempo".
“No”.
“Alla presentazione del libro di un mio carissimo amico scrittore ci vieni?”
“No”.
“Lei è proprio un tipo strano, sa, mi ha fatto perdere solo tempo, e si vede che mi avrebbe fatto casino, guardi”. Mi rimprovera Anacleto, posizionandosi di fronte alla portiera della mia auto ed impedendomi di entrare.
Il passaggio dal “tu” al “lei”, in quell’ambito surreale, è più che intonato, penso.
“Se non si sposta e non mi fa salire chiamo i Carabinieri, la prego, mi lasci andare”.
E finalmente mi libero, dopo circa un’ora buona, di quel folle. La sera stessa, verso le 22 mi squilla il cellulare. Un numero che non conosco.
“Signor Mario, buonasera, sono Concetta, un’amica di Anacleto, mi ha detto che cerca casa, io ne avrei una pr…”.
Chiudo la conversazione, schiaccio il tasto rosso e spengo l’apparecchio.
Concetta & Anacleto mi chiamano per i successivi 3 giorni, insistentemente, finché non li minaccio di querela per molestie.
Poi mia moglie viene inaspettatamente ritrasferita nel paese dove abitiamo, quindi il problema si risolve.
A volte si entra e si esce dagli universi coassiali, magari attraversando mondi distòpici, senza nemmeno accorgersene.