È solito lavorare dietro le quinte, cura i rapporti di chi decide di affidarsi a lui alacremente ma senza troppo clamore. Il suo apporto si sta facendo sempre più importante, in un panorama letterario ed editoriale in cui oramai, complice la globalizzazione, praticamente tutti si improvvisano scrittori o editori.
In Sardegna ne abbiamo uno legato a grandi autori nazionali, titolare dell’Agenzia Kalama di Cagliari. Si chiama Daniele Pinna, lo vedete nella foto qui accanto.
Ha accettato di farsi intervistare e di chiarirci meglio il ruolo dell’Agente. Ve lo presento, al termine dell’intervista alcune mie brevi considerazioni.
Ciao Daniele, grazie per la disponibilità. Iniziamo con la domanda di rito: ci racconti col minor numero di parole, il maggior numero di cose su di te, di dove sei, dove abiti, gossip compresi?
Sono nato quarant’anni da una famiglia per metà sarda e per metà toscana e vivo vicino a Cagliari. Sono felicemente sposato è ho una meravigliosa figlia di due anni.
Sei un Agente letterario. Non ci crederai, ma nell’acquario editoriale ci sono un mucchio di “scrittori” che non sanno cosa sia esattamente un’agenzia editoriale. Lo spieghi?
L’Agente letterario è in senso stretto un mediatore tra Autore e Editore. A ciò si innestano, a seconda dei casi, una serie di servizi editoriali rivolti ad autori esordienti, autori affermati e Case Editrici.
Qual è il tuo percorso, come sei arrivato a questa professione?
Mi sono laureato in Lettere Moderne e ho poi lavorato per un po’ di tempo in due librerie, ma non ho mai avuto la vocazione del libraio. Dieci anni fa ho fondato con un socio l’Agenzia Kalama, che gestisco in autonomia, ma con l’apporto di collaboratori professionisti, da circa 3 anni.
Cosa deve avere un’opera per convincerti ?
Io come lettore guardo per prima cosa la lingua, la capacità espressiva, lo stile, la penna insomma, ma nel mio lavoro non conta solo quello che guardo io.
Nel caso di un’opera che non t’interessi, come viene preso il rifiuto dall’autore?
Pare strano, ma nella maggior parte dei casi bene. Rimangono però impresse nella memoria le reazioni peggiori.
La tua agenzia offre anche servizi di editing, come vengono presi i suggerimenti dall’autore? Voglio dire, si inizia una sorta di “lotta” o la cosa è meno “problematica”?
Chi sceglie di lavorare con noi per un lavoro di editing sa che farà questo percorso insieme all’Editor e per quanto spesso ci possano essere scontri, in genere si apre un dialogo costruttivo che porta a un risultato soddisfacente e condiviso.
Quindi, ricapitolando, un Agente può intervenire sia prima, sia dopo la pubblicazione, con diverse competenze. A prescindere dalla volontà di ognuno, quanto può influire l’apporto di un Agente nell’affermazione di un buon testo?
Mi piacerebbe mentire dicendo che senza agenti non si arriva alla pubblicazione, ma in Italia non è così. Spesso noi arriviamo dopo e gestiamo la situazione. La mia Agenzia però fa un costante lavoro di ricerca e lavoriamo molto con veri e propri esordienti. Solo quest’anno abbiamo ben 3 esordi assoluti.
Domanda provocatoria: rappresenteresti un autore pubblicato a pagamento?
Certo. L’Autore non ha un marchio di infamia addosso. Non rappresenterei mai un’opera pubblicata da un EAP.
Statisticamente, quanti manoscritti “validi” ricevi e quanti potrebbero esserlo solo per motivi “commerciali”, ossia senza alcun apporto alla narrativa e alla letteratura?
In dieci anni di lavoro, l’Agenzia si è caratterizzata per un lavoro basato sulla qualità dei testi, per cui di solito è raro ci arrivino cose meramente commerciali, verso le quali però chi fa il mio lavoro non può avere nulla in contrario. Non ho mai voluto fare un calcolo statistico.
Interagendo con gli autori, quale idea ti sei fatta in ordine alla gente che scrive?
La stessa idea che mi sono fatto della gente che non scrive. Non c’è un tratto caratteriale comune tra scrittori, ma in generale io posso dirmi fortunato di conoscere e aver conosciuto molte persone straordinarie che scrivono.
Quale sarebbe il tuo testo (o autore) ideale?
Il mio autore ideale ha uno stile suo, ha la vocazione del narratore, vende centinaia di migliaia di copie, rimane umile e consegna nei tempi previsti. Insomma, non esiste.
Ci sono dei generi che preferisci, professionalmente parlando intendo dire?
No, professionalmente parlando mi interessando solo i libri scritti bene.
Come vedi la categoria degli agenti e delle agenzie letterarie nel panorama editoriale italiano? Come vengono considerate da autori ed editori?
Dieci anni fa eravamo meno, oggi nascono ogni anno nuove realtà che si definiscono agenzie letterarie. Alcune lo sono, altre sono in realtà mere agenzie di servizi. Io spero che in futuro sia maggiore la collaborazione e il dialogo tra noi colleghi.
Gli editori seri non hanno nessuna difficoltà a lavorare con gli agenti, che, anzi, vengono visti come una risorsa, sia per la scelta dei testi da pubblicare, sia nella gestione dei rapporti con gli autori. Per altri editori non è così, ma, una volta chiarito, io scelgo di non avere a che fare con loro. Gli autori italiani si stanno rivolgendo a noi in un numero sempre crescente.
È possibile fare un paragone con ciò che invece succede all’estero?
Il ruolo degli agenti all’estero, specie nel mercato anglosassone, ha una storia più lunga e il ruolo è più radicato nel la filiera.
Ritieni che ci siano dei generi “abusati”?
Non credo.
E altri che meriterebbero più attenzione?
Forse, in Italia, la fantascienza meriterebbe un’attenzione migliore.
Come vedi, e che ruolo ha (o potrebbe avere), la rete nei vari rapporti editoriali di tua competenza?
Per me è come chiedere quanto incidono l’elettricità, le strade e il telefono nel mio lavoro. La rete non è un fenomeno esterno, ma è l’aria entro la quale ci muoviamo professionalmente e non.
Un’ultima domanda, che è una curiosità: tutti i “grandi” scrittori sono rappresentati da un Agente, o c’è anche qualcuno che li rifiuta?
Non tutti. Alcuni hanno un rapporto consolidato e duraturo con un determinato Editore e non sentono la necessità di avere un Agente. Altri ne avrebbero bisogno e non lo sanno, altri ancora non ne hanno bisogno perché hanno le competenze per gestirsi da soli.
Nel condividere anche gli spazi tra una lettera e l’altra di queste risposte incisive, non posso fare a meno – da questo mio blog/osservatorio – di prendere atto della necessità, sempre crescente per un Autore che voglia essere degno di tale appellativo, di rivolgersi a un Agente serio.
La spazzatura editoriale ci sta lentamente sommergendo e c’è bisogno – quanto meno – di arginare questo fenomeno di sindrome collettiva del grafomane, che, di fatto, va a favore di editori senza troppi scrupoli (oltre che a diluire la qualità dei testi in commercio e a intasare metri quadri di scaffali di librerie che potrebbero ospitare cose migliori). Ma come si fa a capire se un Agente è valido o meno? Semplicissimo: basta andare a ficcanasare sul suo sito internet e vedere le sue rappresentanze.
Grazie Daniele, ad maiora.