Oggi scambiamo quattro chiacchiere con Maria - Paroledicarta - Parafati, superlibraia in Calabria.
Ciao Maria, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi?
Sono cresciuta a Catania, ho studiato a Roma e da cinque anni vivo (per pura casualità) in un paesino di cinquemila anime in Calabria, dove ho scoperto che adoro coltivare la terra. Ho due figli, cinque cani, quattro galline e vorrei un'oca e le caprette (ci sto lavorando). Da tre anni ho aperto una libreria e ancora non so cucinare.
La libraia, come mai questa scelta?
Ho deciso di fare la libraia per gioco, dopo l'arrivo del mio primo figlio e la perdita del lavoro che amavo e facevo (bibliotecaria e archivista). Era un passatempo perfetto: potevo occuparmi del piccolo, divertirmi ed essere comunque circondata dai libri. Poi ci ho preso gusto!
Oramai, purtroppo, tutti scrivono e i libri si trovano praticamente ovunque (negli uffici postali, nei supermercati, eccetera). Quale ruolo pensi che abbia, oggi, nell’era digitale, il “libraio”?
Del ruolo del libraio penso di saperne davvero poco. La mia libreria è uno spazio aperto, in cui tutto faccio, meno che la libraia. Metto a disposizione le storie, l'ospitalità, la gentilezza e il divertimento e la libreria si riempie di persone che vogliono stare con altre persone, di chiacchiere, feste, eventi, corsi, gruppi di lettura e laboratori per piccini. Non ho un piano preciso o una missione, non sento di avere un ruolo. Ho messo solo uno spazio a disposizione, dove i miei clienti (amici), possono fare quello che vogliono, anche cambiare ordine dei libri a scaffale (se riescono a trovarne uno), creare nuovi settori, spostare mobili... I clienti hanno tutti gli strumenti per trovare il libro che cercano, molti chiedono il famoso consiglio del libraio, ma onestamente credo possano farne a meno dormendo anche sereni. L'unico desiderio forte, che forse diventa ruolo, è di far entrare la gente in libreria, farla innamorare e tornare.
E al di là del ruolo, pensi che un libraio abbia delle responsabilità nei confronti dei lettori;
Responsabilità è parola grossa! Se un negozio di abbigliamento vende abiti orrendi, col tempo non avrà molti clienti. Per la libreria non credo si debba fare un discorso molto diverso. Non sento di avere una missione, di poter curare l'anima a qualcuno. Non sento la responsabilità di un chirurgo cardiovascolare. Vendo un prodotto e cerco di farlo nel modo più onesto possibile perché in quel prodotto ci credo. Mi piace avere pochi titoli che voglio far conoscere, sapere che i clienti possono scegliere ad occhi chiusi, che ai ragazzi non passi la voglia di leggere e che a molti arrivi improvvisa (perché qui leggere è fighissimo!).
Secondo la tua esperienza, qual è la fascia di età dei lettori più “forti”?
Se ai piccini venissero comprati tutti i libri desiderati, sarebbero loro i lettori più forti. Nella mia libreria sono le ragazze dai 15 ai 18 anni. Leggono tantissimo, anche 18 libri al mese.
E i bambini, come li vedi nei confronti della lettura?
I bambini amano le storie, per loro leggere o farsi leggere un libro, è puro divertimento. Devono riuscire a custodire questa gioia preziosa del viaggio attraverso la storia, nonostante la scuola, che tende ad appiattire, allineare, annoiare. Molti anche nonostante la famiglia.
Librerie indipendenti e librerie “di catena”, te la sentiresti di pronunciarti sui rispettivi “pro” e “contro”?
Non ho mai lavorato in una libreria di catena per poter onestamente definirne pro e contro. Le librerie indipendenti devono fare i conti con una distribuzione che stritola, un margine di guadagno ridicolo e l'impossibilità di effettuare sconti. Hanno però dalla loro tutto ciò che non si può vendere o scontare e una libertà totale.
Le presentazioni librarie: funzionano?
Sì, funzionano. Se il libraio lavora bene sul territorio ogni presentazione può godere di un pubblico numeroso e partecipe e di molte copie vendute. Trovare autori che collaborano, case editrici che collaborano funziona meno. Diciamo che ognuno vorrebbe portare acqua al suo mulino, quando invece sarebbe necessario un gioco di squadra.
Editoria a pagamento, doppio binario, self e POD. Premesso che sono attività lecite e oneste, al pari dell’editoria classica, o free, trovano spazio da voi?
Non accetto neanche di presentare libri auto pubblicati, figuriamoci venderli. Gli editori sono figure professionali di riferimento per librai e scrittori. I libri sono scelti e curati. La linea editoriale è chiara e fa parte di un investimento non solo economico.
Come si diventa librai? Voglio dire, oltre alla passione, oltre alla competenza editoriale, servono altri corsi e autorizzazioni speciali? Quali?
Esistono dei corsi ma si è liberi di non farli. Io non li ho fatti, ho studiato molto la gestione su manuali e guide. Dopo il primo anno in rosso ho buttato via tutto. Ora gestisco la libreria in modo totalmente atipico.
Hai un sogno “librariesco”? Ti piacerebbe realizzare qualcosa di particolare nel tuo ambito?
Sto collaborando con due case editrici (Corrimano Edizioni e D EDITORE). Per loro curo le collane per piccini, questo era un sogno grande e si sta realizzando. Mi vergogno ad avere subito subito un altro sogno, facciamo che aspetto un po'.
Ancora un’ultima domanda: quale futuro vedi per le librerie, anche tenuto conto della presenza del digitale?
Non ho mai avuto paura del digitale, come il sapone di Marsiglia non ha mai temuto la lavatrice. Il segreto per la lunga vita delle librerie credo si debba cercare nell'invendibile. I negozi virtuali, i grandi negozi di catena non potranno mai sostituirsi ai piccoli negozi di quartiere. Siamo ancora fatti di carne, ossa e sentimenti e il disincanto verso la quantità e l'omologazione arriverà presto.