Se poi questi difetti provengono da chi dovrebbe, invece, diffondere tutt’altro, mi infurio, capace che prenderei una motosega e andrei a risolvere il problema.
A cosa alludo?
Alludo alla nuova moda ("nuova", si fa per dire) di alcune case editrici di indire bandi di “concorso” (a pagamento, ovvio) senza cura – almeno l’apparenza, essù, non dico di capire il significato di "concorso", che dovrebbe prevedere dei premi, ma almeno un po' di precisione!
Due per tutti.
Questo, in cui devi mandare un manoscritto “inedito” assieme a 25 euri, e, in caso di vincita, ti pubblicano ma non vedi nemmeno un citto di royalties, bello nevvero? Nessuno dei vincitori, comunque, vede un citto, che basti l’attestato “di premiazione in formato PDF e JPEG che potranno curriculare” (oltre che stampare, visto che lo danno generosamente in formato elettronico). Dove sta l’approssimazione e la sciatteria? Nel non dire che i selezionati devono scordarsi i diritti, quanto meno.
Ma l’apoteosi della distrazione la troviamo in quest’altro bando.
I premi? Al primo al primo classificato "pubblicazione di un libro da parte della casa editrice EdiGio’ nella collana le tartarughe. All'autore verranno spedite 30 copie gratuite”. Ora, se il concorso è per racconti max 5 cartelle dattiloscritte, ma che razza di libro ne esce?
Ovviamente anche qui gli eventuali diritti ve li fischiate.
Quindi, quando si parla dello stato dell’editoria italiana, si tenga anche conto di questa nuova moda, quella dell’occhio e croce, anche in editoria. Ovviamente sulle quote da pagare, però, la precisione è massima, ah quando si dice attenzione alla cultura.