Bene, passiamo dall’altra parte della, concedimi il termine, barricata, parliamo dell’editore. Da Porto Seguro a JollyRoger. Cosa ci racconti in merito?
La filosofia è immutata: pubblicare gratuitamente autori sconosciuti per far sì che possano emergere dalla nebbia del niente.
Il percorso Porto Seguro Editore – La Signoria Editore – Edizioni Jolly Roger ha semplicemente distillato un pensiero con il quale ogni imprenditore dovrebbe partire, ma del quale tutti ci ritroviamo a prendere coscienza solo dopo aver fatto come Giacomino quando diceva: «... ahi, pentirommi. E spesso, ma sconsolato, volgerommi indietro!».
Pensiero che aveva così ben espresso Luigi XIV (lasciate tranquillo Google: era il Re Sole) con il suo «L'état c'est moi».
Il vapore deve essere proprietà di una sola persona. Società, consigli, assemblee e associazioni servono solo a creare pastoie difficili da districare; secche sulle quali troppi promettenti autori si incagliano attendendo un'alta marea che non giungerà mai a liberare uno scafo promettente (si sente che ci avviamo verso Jolly Roger, vero? Noi vecchie puttane di scrittori amiamo moltissimo la preparazione scenica del momento culminante...).
La bandiera pirata che ho scelto come emblema della nuova Casa Editrice rappresenta proprio questo: un equipaggio costituito da persone terribilmente diverse tra di loro per estrazione sociale, professionale, politica, economica e religiosa, ma accomunate da un unico sogno.
Questi erano per me i Pirati: persone libere da vincoli convenzionali, ma coese come non mai grazie all'amore per qualcosa che travalicava ogni regola e ogni prudenza.
Per loro era l'avventura, il desiderio di ricchezza, il potere. Per noi è il desiderio di diffondere le Belle Lettere ovunque e la necessità di stampare e distribuire in ogni dove quello che passiamo notti intere a scrivere.
E il Capitano è sia il condottiero che il proprietario dello scafo.
Si circonda di persone che ama e delle quali non potrebbe mai fare a meno, ma il timone è roba sua e, come direbbe un vero personaggio Pulp, non ci sono cazzi!
Quale ruolo pensi che debba avere uno scrittore nel panorama culturale odierno?
Lo scrittore, nel deludente panorama culturale odierno, è il Charlie Sheen nel Platoon di Oliver Stone che, con il machete in mano e sudato come un cavallo da tiro, apre la strada al plotone nella boscaglia vietnamita.
Il suo ruolo è quello di una persona coraggiosa che scrive quello che gli passa per la testa, per l'anima e per il cuore. Un pirata, per l'appunto, capace di tutto e orgoglioso di esserlo.
Lo scrittore è un sognatore capace di trasmettere nero su bianco quello che prova; un trovatore che ha scelto un portatile al posto del liuto, ma che comunque si nutre dei sogni che vede affacciarsi agli occhi di chi lo ascolta o lo legge.
È un Don Chisciotte che non diventerà mai ricco. Non almeno in termini monetari, ma con la ricchezza d'animo donata dai propri lettori sarà in grado di comprare e rivendere tutto il mondo a pronta cassa ogni volta che vorrà.
È puro spirito e greve carnalità... e non deva mai dimenticare di far convivere le due cose.
Spesso alcuni aspiranti scrittori mi chiedono se esiste un modo per capire quanto ciò che si è scritto possa essere valido. Io, a costo di sembrare retorico, rispondo sempre che bisogna rileggere quello che abbiamo scritto e commuoverci. Se gli occhi non diventano lucidi, forse abbiamo un problema.
E un editore?
Quello di un armatore, di un carpentiere, di un Fratello della Costa e di un capitano al tempo stesso.
Ha il ruolo di immaginare una struttura che possa svilupparsi in modo armonioso.
Deve essere capace di costruirla utilizzando il poco materiale che questi tempi di ristrettezza mettono a sua disposizione, credendoci fino in fondo e affiancando ogni membro dell'equipaggio con la determinazione di un oplita spartano.
E ha l'obbligo di non lasciarsi intimorire dai fortunali, mantenendo salde le mani sulla ruota del timone e gridando all'equipaggio che oltre le nuvole di tempesta li attendono il bel tempo e i Caraibi.
Ha il ruolo ingrato di valutare un'opera nel bene e nel male (si capisce che mi piace Nietzsche?), dispensando anche rifiuti dolorosi, ma necessari.
Crede in quello che fa al punto da rischiare in prima persona. E se al giorno d'oggi questo non è puro eroismo, dimmi tu cos'altro potrebbe esserlo.
Come siete strutturati?
C'è un Capitano.
Un Primo Ufficiale, un Nostromo e un equipaggio eterogeneo, ma perfettamente amalgamato.
Per chi non si amalgama c'è la passerella!
Il Primo Ufficiale è Valerio Amadei, a sua volta scrittore e Chief Editor di Jolly Roger.
Nel ruolo di Nostromo (e chi si intende di tradizioni marinaresche sa quale sia l'importanza di questa figura) c'è Wladimiro Borchi, anch'esso scrittore ed eccellente avvocato.
Ma il quadrato ufficiali è aperto a chiunque dimostri di amare il proprio lavoro e di voler dedicare tempo ed energie per potenziare la velatura del nostro galeone.
Selezioniamo i manoscritti con estrema cura, dato che ci siamo prefissi di mantenere lo standard del catalogo molto alto; poi effettuiamo l'editing del testo, dopo aver sottoscritto il contratto di edizione (reperibile in PDF sul nostro sito), in modo quanto meno invasivo possibile, ma non certo limitandoci a una mera correzione di bozze. Successivamente procediamo all'impaginazione e alla realizzazione della copertina, per la quale ci consultiamo sempre e comunque con l'autore.
Quindi giungiamo al fatidico “visto, si stampi”, alla produzione e alla distribuzione, per la quale abbiamo deciso di non avvalerci di strutture dedicate, preferendo gestirla in prima battuta attraverso un pool di librerie in grado di promuovere realmente il libro. Pochi, ma buoni, insomma!
Affianchiamo lo scrittore durante ogni presentazione e lo supportiamo a livello di comunicazione social grazie a un'esperienza ultradecennale.
Il tutto, come accennato, senza che il summenzionato scrittore debba tirare fuori di tasca nemmeno un doblone!
Quali generi pubblicate?
Praticamente ogni genere. Abbiamo previsto tredici collane, ma se dobbiamo crearne una nuova per accogliere un manoscritto che ci colpisce particolarmente, non ci facciamo certo pregare.
Però sarebbe più corretto dire che pubblichiamo un unico genere: il libro nel cassetto che ognuno di noi possiede, ma che non riesce a far uscire.
Come dev’essere un manoscritto per colpire positivamente il Fabio Gimignani editore?
Ben scritto, tanto per cominciare.
Con tutti i congiuntivi e i condizionali al loro posto... so che sembra un'ovvietà, ma se vedessi quello che ogni tanto la gente ci invia, ti metteresti a piangere.
La trama deve essere avvincente quel tanto che basta a farmi venire la voglia di voltare pagina, ma soprattutto devo capire che il manoscritto è stato revisionato con attenzione dallo scrittore prima di inviarlo: se c'è una cosa che mi manda in bestia, è il pressappochismo di alcuni che pensano “tanto ci devono rimettere le mani”.
No. È una questione di rispetto: mi devi mandare in visione il massimo che riesci a fare; poi lo ricontrolliamo insieme, ma intanto fammi vedere che ci hai messo il cuore e ogni stilla del tuo sudore.
Cartaceo o digitale?
Entrambi.
Gli amanti di un binario non rubano mercato all'altro.
Certo, il cartaceo è sempre ammantato di un fascino innegabile, ma da quando si riesce ad andare in vacanza con trenta libri nel Kindle anziché stipati nella valigia, dovremmo capire che anche il digitale ha le sue peculiarità da sfruttare.
Personalmente, pur amando alla follia il cartaceo, leggo quasi esclusivamente su Kindle.
Le malelingue dicono che dipende dal fatto che a una certa età cala la vista, e poter ingrandire il carattere a piacimento è una bella comodità.
Se vuoi sapere chi l'ha detto, guarda verso il pennone più alto dell'albero di maestra: sono quelli che penzolano appesi per il collo.
Eap o free?
Free.
Senza se e senza ma. Noi lo siamo stati, lo siamo e lo saremo finché avremo un refolo di vento che gonfierà le nostre vele.
L'editoria a pagamento non fa altro che incrementare il bagaglio di insicurezza che ogni scrittore si porta dietro, fornendogli sempre nuovi dubbi sul fatto che il proprio lavoro sia stato apprezzato o solo soppesato sulla bilancia dello Shylock di turno.
Questo se parliamo di scrittori, ovviamente. Per i pennivendoli o per la categoria di coloro i quali pensano che scrivere sia la giusta alternativa al découpage, allora l'editoria deve essere a pagamento. E possibilmente carissima!
In giro si dice anche che sei solito seguire il Bianconiglio. Ecco, dove vorresti che andasse, ossia quali progetti hai per il futuro, ossia, ancora, cosa vorresti fare da grande?
Continuare a scrivere.
Possibilmente con la Casa Editrice che viaggia in acque abbastanza sicure da consentirmi di inserire il pilota automatico di tanto in tanto, e dedicarmi ai miei romanzi in orari accettabili anche per un essere umano.
Sto lavorando a due romanzi, al momento: “Tunnel”, un action alla Tom Clancy dove la tensione cala giusto per far tirare quel respiro destinato a strozzarsi in gola con il successivo colpo di scena e “Zeppelin”, un Pulp demenziale che sta tirando fuori il peggio di me.
Il Bianconiglio, poi, va dove gli pare come sempre. Ed è proprio questo il gusto che si prova nel seguirlo: non sappiamo mai dove sbucherà il cunicolo in cui ci attira, ma dovrebbero legarci mani e piedi per impedirci di tallonarlo come cani da tartufo.
Ma del resto né Ulisse, né Henry Every, né Capitan Harlock lo sapevano.
Eppure lo hanno seguito!
E anche noi, vecchie puttane bettolare, facciamo i più sinceri auguri a Fabio e alle sue belle attività.