L’opera è ampiamente pubblicizzata sulla pagina Facebook dell’editore, vediamo assieme come viene invogliato un potenziale lettore (che non conosce l’autrice, ché gli altri dicono tutti che è bellissimo).
Il tutto è impreziosito da una prefazione scritta da due autrici di cui ci siamo occupati qui. Di solito una prefazione serve sia a chiarire lo scopo del libro, assicurando una buona lettura del testo e attribuendogli veridicità, sia a persuadere il lettore del buon investimento al momento dell'acquisto, in questo caso invece abbiamo un lungo testo che serve a svelare uno dei misteri dell’umanità:
“Sapete, se la scrittura è un evento che alcuni possono condividere con altre dieci dita (come noi facciamo), la lettura è un fatto singolo. Un fatto personale. E può capitare che una storia piaccia moltissimo a una persona e molto meno all’altra.”
Avreste mai sospettato che scrivere è diverso da leggere e che ciò che si scrive non piace a tutti? Roba da restar catatonici. Le auguste allografe concludono con l’invito a non fare il sugo, né a mettere una teglia nel forno (secondo loro il lettore non avrà nemmeno il tempo per andare a fare pipì, forse volevano dire che la lettura vi avvincerà così tanto da farvi dimenticare tutto il resto, però lo hanno proprio detto male). Ben tremilatrecentoventisette caratteri, spazi inclusi, scritti con una sintassi roccoccò e barocca al contempo, per dire – servendosi di una punteggiatura casuale - che a loro due il libro piace tantissimo e se piace a loro significa che è stupendo, ché il loro gusto è garanzia.
«Wow che cosa interessante! Un uomo e una donna “migliori amici”? Una cosa possibile ai giorni nostri? Ci siamo veramente così evoluti?»
Ragazzi, non ho parole (e faccio finta anche di non avere letto che “l’amore, in fondo, non è altro che un revolver che spara pallottole di pura emozione, un’arma che mira dritto al cuore.”, perché davvero, non ce la posso fare), qui c’è un florilegio mozzafiato di gran beltà letteraria. Trecentocinquanta pagine per trovare la soluzione a un interrogativo che, da secoli, toglie il sonno all’umanità. Quel wow mi ha steso. Un libro sulla sottile linea che divide l'amore dall'amicizia. Una novità assoluta.
"Era vestito con un paio di jeans strappati in fondo e una camicia azzurra completamente sbottonata sul davanti."
[Ma perché, ci sono anche camicie che possono rimanere sbottonate dietro? Ah, no, quelli sono càmici]
"I lunghi capelli biondi bagnati dalla doccia recente…"
[Ah ecco, quindi non erano ancora bagnati dalla doccia del giorno prima]
"… l’abbronzatura facevano risaltare ancor di più l’azzurro dei suoi occhi,"
[Facevano?!]
"adesso più intenso del pallido grigio che avevo notato nei giorni precedenti"
[Scusate, ma di che cappero di colore erano ‘sti occhi?]
Ma non formalizziamoci, vediamo cosa dicono le righe “per ingolosire il lettore”, (che credo sia già ingolosito, come no):
“Si era accoccolato su di me, appoggiando la testa sulla mia spalla, e abbracciandomi si era appisolato. Ogni tanto mi stringeva forte, e rivolgeva il viso verso il mio, sorridendo…. Giocavo con i suoi capelli ribelli, e gli carezzavo le guance. Le ciglia bionde erano bagnate da lacrime.”
Uno strano modo di dormire, non trovate? Dorme, la guarda e piange al contempo. Potevano mancare le laGrime?
Mi chiedo, al di là della bravura dell’autrice (ho recensito qui la sua precedente opera), ma davvero si pensa di invogliare un lettore così?
Quindici eurozzi, ragazzi, quindici tarallucci per un libro del genere. Ecco.