Oggi stavo riflettendo su una questione: qual è la vetrina, il biglietto da visita, di un editore, se non il proprio sito internet? No, perché durante una sorta di censimento delle (innumerevoli) case editrici italiane, mi sono imbattuto in due siti – ossia in due editori – abbastanza particolari.
Il primo è questo e alla sezione “obiettivi” troviamo quanto segue (immagine cliccabile):
Che l'editoria italiana, tranne nel caso dei cosiddetti "mostri sacri" sia partecipativa è noto: autore ed editore si assumono i rishi e costi connessi al lancio del libro di un esordiente. Il problema è quello dei costi: all'autore viene richiesto l'acquisto di un gran numero di copie il cui costo supera il migliaio di euro. Per favori gli esordienti la Evoé offre a coloro la cui è giudicata conforme alle linee editoriali una proposta di editoria partecipativa che abbatte i costi. in tal modo l'autore, pur partecipando, e inmisura non gravosa a rischio economico del progetto, ha la garanzia di una Casa Editrice che investe su di lui, proprio in quanto giovane talento, diffonde la sua opera anche su siti specializzati ne cura la prefazione e la presentazione. Per l'autore si tratta di un investimento mirato: se crede nel suo libro e nelle sue possibilità, con un costo limitato potrà gestire il suo futuro.”
Se questo editore a pagamento cura così i contenuti del proprio sito, chissà come tratta i testi – ben più complessi – da pubblicare. Uno maligno potrebbe quasi pensare che qui si spernacchia la lingua italiana. Poi, vabbe’, i discorsi a giustificazione della richiesta di contributi sono sempre più o meno gli stessi.
Sorvolo sulle schede dei libri pubblicati e chiudo l’argomento prendendo atto della sezione “pubblicare online”, ossia della “pagina in cstruzione”. E dire che i responsabili di questa casa editrice hanno fior fiore di curricula (immagine cliccabile)!
L’altro sito è di una casa editrice il cui manifesto lascia a dir poco perplessi. Inizialmente si afferma che la missione è di evitare:
“… quello che spesso si rivela un tranello, ossia la pubblicazione cartacea ad opera di sedicenti editori – che in realtà sono spesso solamente dei tipografi con scarse conoscenze della lingua italiana – che spillano loro un mucchio di quattrini per pubblicare dei libri che poi non saranno distribuiti in modo efficace”.
Quindi sembra free. Sembra, perché nella sezione “Pubblicare con noi”, cambia rotta e precisa, in ordine alle pubblicazioni cartacee:
“Sappiamo che per molti autori è ancora un’opzione irrinunciabile: il libro tradizionale si vuole regalare agli amici che non leggono su tablet o e-reader, alla zia, ai colleghi... ma anche si utilizza per le presentazioni e per molti concorsi. Inoltre, la libreria sotto casa, dove sei conosciuto, magari ne accetta qualche copia in conto vendita. Per questo, ti possiamo proporre delle piccole tirature, a partire da 50 copie (30 per le ristampe), a prezzi decisamente concorrenziali rispetto a servizi analoghi che trovi in rete e, per di più, realizziamo il volume con cura artigianale. Ti sottoponiamo la copertina e il testo impaginato e applichiamo un nuovo codice ISBN. Il preventivo è gratuito e senza impegno”.
Capito? L'editrice non solo si affretta a chiedere soldi – il preventivo è gratuito e senza impegno! – per una pubblicazione cartacea (ma non voleva salvare gli autori dai “tipografi”? Oppure ci troviamo di fronte a un tipografo con notevoli conoscenze della lingua italiana?), ma spernacchia bellamente sia chi vorrebbe pubblicare in cartaceo, sia chi col cartaceo ci (soprav)vive. E se il concetto non fosse chiaro, sempre l’editrice si affretta a ribadire in un video che non vuole autori affermati o famosi, ma solo esordienti (strano, perché è notorio che un autore famoso fa vendere molte copie, con soddisfazione anche economica di tutti).
Io, ma è un problema mio, intendo l’editoria in maniera diversa.