Francesco invece ha accettato il rischio. Mi ha spedito il libro e l’ho letto. Si tratta de Il Signor Brown, edito da Arduino Sacco Editore (che non è di certo famoso per la promozione delle opere che pubblica, ma sorvoliamo).
Alla fine della prima pagina mi sono detto: “questo mi prende per i fondelli, non è un esordiente come vuol farmi credere, questo è più padrone della penna che della forchetta”. Invece, ve lo assicuro, è un esordiente (a meno che non si sia servito di un ghostwriting, nel qual caso andrei da lui per mangiargli la testa).
Si tratta di un romanzo breve di formazione: la vita, appunto, del Signor Brown.
È inutile che la raccontiamo, tutti ci chiediamo “ma cosa penseranno mai i bambini”, dimenticandoci di quello che pensavamo noi (o sperando che nessuno lo sia mai venuto a sapere). È chiaro, nella testa dei bambini c’è un ordine impeccabile basato però su leggi e regolamenti del tutto insondabili; anche in quella del Signor Brown, che vive i suoi primi anni di vita secondo una prassi ineccepibile che l’autore ci descrive con uno stile asciutto, pulito, efficace, senza perdersi in inutili fronzoli ed evitando l'uso sconsiderato di aggettivi. Alcuni passi sono esilaranti e, è inutile negare, un po’ tutti ci riconosciamo in quel bambino dalla fantasia sfrenata ma pieno di dubbi interiori, gli stessi nostri, che fa scelte all’apparenza a vanvera, che si crea un mondo tutto suo, di fronte al quale oggi, facendo finta di nulla, sorridiamo (magari sperando che nessuno abbia mai capito ciò che frullava nella nostra, di testa). Un mondo in cui ci sono due elementi complementari: verità e magia.
Poi il protagonista cresce, ha figli, insomma una vita diciamo normale, forse un po’ banale, ma la penna dell’autore fa sì che sia lo stesso protagonista a descriversi in terza persona, una sorta di sdoppiamento, e il risultato è eccellente.
Noi spesso facciamo finta di non capire se e quando qualcuno ci prende in giro, ci addomestichiamo le sensazioni (ossia mentiamo a noi stessi), e in questo libro tali meccanismi vengono descritti senza scissioni, senza appesantire la narrazione, ma concentrandosi solo su due centri focali: l’io vivente e l’io pensante.
I ritmi e i tempi narrativi sono bene equilibrati e ogni personaggio viene efficacemente tratteggiato con pochissime parole, vengono toccati aspetti della vita che lì per lì riteniamo marginali o di minore importanza, ma sono lì, ci accompagnano e influiscono sulle nostre scelte. E il pregio di questo libro sta proprio nell’aver enucleato aspetti sui quali una riflessione un po’ approfondita non guasterebbe, ad esempio sul tema dell'omosessualità, o del matrimonio.
E il finale, non poteva esserci scelta più azzeccata.
Insomma, questa volta Francesco Pavani ha centrato l'obiettivo e sono certo che risentiremo parlare di lui, peccato per la poca promozione dell'editore.
Francesco Pavani nasce a Genova nel 1990. Diplomato al liceo classico, è da sempre appassionato di musica e scrittura, si occupa di produzioni musicali (elettronica, pop e hip-hop), suona in un duo, nel quale si occupa di musica e parole.
Attualmente studia all'università.