In tema di convivenza e di maltrattamenti famigliari, bisogna tenere conto che è indispensabile, prima di condannare, “accertare lo stato di soggezione e inferiorità psicologica della vittima”. Cioè, il maltrattato deve essere proprio ridotto male, in quanto, non bastano singoli e sporadici episodi di percosse o lesioni. Quindi se il marito, che ne so, picchia ogni tanto la moglie, ma non spesso, o le fa mancare, sempre ogni tanto eh, l’ossigeno e i mezzi di sostentamento, non è punibile. Bisogna che la parte maltrattata sia proprio allo stremo, in quanto, ci tengono a precisare i signori Giudici “... singoli episodi di lesione o minaccia dell'incolumità personale, della libertà o dell'onore di una persona della famiglia, conservano un'autonoma rilevanza quali reati contro la persona, ma solo se integranti "una più ampia ed unitaria condotta abituale, idonea ad imporre un regime di vita vessatorio, mortificante e insostenibile" potranno essere valutati ai sensi dell'art, 572 c.p.”.
Visto che bel giro di parole? Siete riusciti a seguirlo fino in fondo? Quindi tenete presente che se non picchiate spesso vostra moglie (o vostro marito, o i vostri figli o vostra nonna convivente) ma ingenerate solo un leggero clima di paura (senza ingenerare inferiorità), la passate liscia.
Sì, perché il criterio usato in quella sede è semplicissimo, eccolo: “… il nesso causale diviene la misura della relazione probabilistica concreta (e svincolata da ogni riferimento soggettivo) tra comportamento e fatto dannoso (quel comportamento e quel fatto dannoso) da ricostruirsi anche sulla base dello scopo della norma violata", cioè “si delinea in una analisi specifica e puntuale di tutte le risultanze probatorie del singolo processo, nella loro irripetibile unicità, con la conseguenza che la concorrenza di cause di diversa incidenza probabilistica deve essere attentamente valutata e valorizzata in ragione della specificità del caso concreto, senza potersi fare meccanico e semplicistico ricorso alla regola del "50% plus unum"".
Semplice, no? D'altra parte basta vedere i componenti (uno è in foto, sopra) per capire che là dentro vige la sobrietà e la semplicità.
Sempre in tema di famiglia, se ad esempio a un certo punto della vostra vita vi rendete conto che il vostro coniuge il giorno del matrimonio non capiva ciò che stava facendo, le nozze sono nulle. Una signora a un certo punto si è resa conto che suo marito il giorno del fatidico sì non era a posto con la testa (ma lei non se n’era proprio mai accorta, nemmeno durante il periodo del fidanzamento), quindi è corsa ai ripari: si è fatta annullare tutto dalla Sacra Rota e la Cassazione ha approvato anche in sede civile. Be', dai, son cose che capitano, uno mica può anche controllare lo stato psichico di chi va a sposarsi!
Cambiamo discorso. I lavavetri ai semafori vi tediano? Vi fan venire l’ansia? Niente paura, qualcuno si è lamentato chiedendo al Comune il risarcimento. La causa è ancora pendente, vedremo come andrà a finire, no, perché se è così io mi metto in macchina e mi faccio il giro di tutti i semafori, mi faccio venire l’ansia e chiedo i danni!
Infine c’è anche una storia di vitale importanza che ha tenuto occupato per ben due anni un ufficio giudiziario di Milano. In pratica nel 2013 è scappata una capra da un’azienda agricola. È stata trovata in un terreno abbandonato mentre meditava. La Polizia, prontamente intervenuta su segnalazione di un solerte cittadino, dopo avere restituito la bestiola al legittimo proprietario, ha informato della gravissima situazione la Procura della Repubblica. Dopo qualche tempo, il proprietario si è visto arrivare una multa da 50 euro per maltrattamenti e pascolo abusivo. Lui non c’è stato, ha fatto ricorso e dopo due anni ha ottenuto l’annullamento della multa (e di certo ha sborsato almeno dieci volte tanto all’avvocato, ma va ben). Ora, in cosa consistessero i maltrattamenti nessuno lo ha capito, né perché si sia parlato di pascolo abusivo, visto che la capra è stata rinvenuta in un posto dove non c’era erba. Forse sarebbe stato meglio denunciare il pericoloso proprietario di quel feroce animale per “Omessa custodia e malgoverno di animali”, ma oramai è tardi. Peccato.