C’è chi riesce a vivere come gli pare e piace ma, comunque vada, sarà il più delle volte al centro di critiche e attenzioni. Insomma: sarebbe bellissimo poter vivere spettinati, ossia senza troppe sovrastrutture. Questo è il tema di Voglio vivere spettinata, un libro scritto da un’autrice che vuole rimanere anonima (“Forse una di voi", dice in rete), edito da Erga Edizioni nel 2019.
L'opera si legge agevolmente e in poco tempo. La trama, in sé, è lineare: Elena fin da piccola deve vivere incapsulata in una sorta di perbenismo (anche) di facciata che più passa il tempo, più le va stretto e la porta a fare scelte a dir poco temerarie. Questo “restringimento”, se così vogliamo chiamarlo, è inesorabile e non viene fermato neppure dal matrimonio e dal figlio che arrivano ad arricchire la sua vita. A risolvere la situazione con un coup de théâtre arrivano la presa di consapevolezza e le opportunità lavorative, che pongono fine alle sue lunghe elucubrazioni, spesso dannose per sé e per chi le sta attorno. Elena trova finalmente il suo equilibrio in ciò che ai suoi occhi, durante la vita “precedente”, era (forse?) da fuggire, ossia per mezzo di una scelta controcorrente che le attirerà, sì, ogni tipo di critica ma che finalmente le consentirà di vivere spettinata come ha sempre desiderato, agli antipodi del perbenismo e al di là di quel mare che spesso raccoglieva i suoi lunghi sfoghi.
Quest'opera di formazione, ambientata a Genova, offre non pochi spunti di riflessione. Elena, all’inizio, con il suo consueto fiume di parole, non riscuote troppa simpatia nel lettore, ma dietro l’apparenza c’è solo il desiderio di essere senza apparire. E una grande esigenza d’amore.
Restano due interrogativi: che ne facciamo di Elena? La condanniamo o l’assolviamo? E in noi quanto c’è di Elena, che vuole rimanere anonima?