Non una parola, dicevo, sulla qualità dei testi, sul loro autore ideale, nulla, si parla esplicitamente solo di RESA, di TURNI FRENETICI E DI LAVORI IN CONTINUO EVOLVERSI.
Per avere qualche chiarimento, provo ad andare sul loro sito, dove non posso ignorare due elementi quanto meno singolari.
Si legge: “Non ci stupiamo, quindi, che girino sul web considerazioni “spregevoli” circa il nostro modo di reclutare: per noi sono un motivo in più per dissuadere chi non fosse davvero motivato e pronto ad affrontare un’impegnativa sfida professionale.”
Le considerazioni spregevoli di cui si questo Editore si bea sono rilevabili nei commenti in calce ai video della 14° e della 11° riunione. Esse, molto ben dettagliate (mai smentite, anzi orgogliosamente ribadite dall’Editore), vanno ad attagliarsi perfettamente alla seconda circostanza che mi lascia senza parole, ossia la precisazione di come dev’essere il collaboratore ideale: “dovrà DIPENDERE dall’impresa, ma diventare INDIPENDENTE, cioè capace di assicurarsi il proprio salario e i benefici conseguenti (tredicesima, trattamento di fine rapporto, ferie, ecc.). “
Ecco il punto: il dipendente. Tutto gravita attorno a lui. Scremata la marea di parole dette durante gli incontri, si capisce che il suo unico scopo è quello di portare soldi all’azienda. E come si quantifica l’apporto in denaro di ciascun dipendente? Semplice, con uno strumento denominato “cartellino”. Si tratta di una tabella che permette di monitorare entrate e uscite mensili di ogni ufficio o area. È costituito da tre valori:
- il costo, ossia la somma degli stipendi lordi dei componenti dell'area moltiplicata per un coefficiente calcolato sulla base delle varie spese (elettricità inclusa) che l'attività comporta;
- il ricavo, ossia il guadagno ottenuto con le pubblicazioni (si tratta di un Editore a pagamento);
- il profitto, ossia un valore positivo o negativo dato dalla differenza tra il ricavo e il costo, ossia il vero valore del team o del singolo collaboratore.
Quindi, oltre a rilevare quanto sia allucinante questa cosa, alla luce di un simile metro di valutazione e considerato quanto scritto fin ora, è lecito presumere che chi non raggiunge determinati obiettivi viene quanto meno penalizzato (le considerazioni spregevoli citate sopra, oltre a esserne la dimostrazione, oltre a essere inquietanti, rievocano una parola: mobbing).
Qui mi pongo non poche domande: ma tale cartellino coinvolge anche i cosiddetti “tirocinanti” che percepiscono uno stipendio simbolico erogato dalla Regione (ossia non direttamente dell’Editore)? Non è che la continua ricerca di personale sottintende altro? Perché molti dipendenti scappano?
Come mai dei NOVE collaboratori citati in questo articolo, ben SEI oggi non ci sono più?
Sarà vero che l’ufficio esterno – opportunamente accreditato presso gli enti di competenza – addetto alla gestione dei contratti di stage, a seguito di alcune segnalazioni, ha deciso di sospendere ogni rapporto con questo Editore, compresi quelli in essere?
Ma cosa fanno, di fatto, i vari collaboratori durante i vari periodi?
Da notare che gli orari della segreteria di quest’Editore sono:
dalle 6:30 alle 21 dal lunedì al venerdì
dalle 9 alle 18 il sabato e la domenica.
Sarebbe bello sapere quali attività possano verificarsi dalle 6:30 alle 8 del mattino (anche perché, come si legge sul sito, hanno un problema tecnico sulla linea fissa, cosa sarà mai successo? Come mai il guasto si protrae per così tanto tempo?? Mah.)
Una cosa però è certa, nonostante tali presìdi, nonostante il personale debba essere attivo, dinamico e sempre presente, nonostante l’ufficio comunicazione sia più strutturato di quello del Vaticano, non ho MAI ricevuto risposta alle mail che ho inviato per avere qualche chiarimento, ma fa nulla, chiunque vorrà dire la sua potrà farlo in qualsiasi momento.
Tutto ciò per me è drammatico.
Dal coacervo di informazioni fornite durante le riunioni di reclutamento (e già il termine reclutamento stona un po') non emerge altro se non il continuo, esasperato, richiamo all’efficienza del personale, un’efficienza che ricorda quella di Chaplin in Tempi moderni, anche perché, come ci tiene a precisare la dottoressa Paola Maria Zerman (dell’Avvocatura dello Stato, anche se non ho capito cosa ci facesse al 10° reclutamento) “la crisi è colpa solo delle singole persone”.
P.S.: L'editore ha risposto alla mia mail, ecco qui come.