Oramai facebook costituisce un continente a sé. C’è tutto un brulichìo di gente che intesse relazioni sociali di ogni tipo: persone che diventano amiche anche se non si sono mai viste dal vivo, che scrivono pubblicamente i fatti propri, che pubblicano video, che si scrivono in privato, che giocano e vincono soldi di pixel, che organizzano eventi qui e là, cui invitano o non invitano a bella posta questo o quello, che litigano e così via.
Ora, dando per scontato che tu, avventore di questa sordida bettola, sappia come funziona facebook, vorrei parlare di una cosa pericolosissima, dalle potenzialità immense, spesso sottovalutata, peggio del bottone rosso collegato con la bomba atomica: il “mi piace”.
Il “mi piace”, a dirla tutta, ha tre funzioni: una confirmatoria, una doverosa e una sdebitatoria. Tutte e tre rientrano in una grande funzione superiore: l’estimatoria.
La funzione confirmatoria è quella naturale, quella per cui effettivamente il tasto è nato: serve a informare chi di competenza (si badi che il “mi piace” è pubblico, lo vedono tutti) che abbiamo esaminato attentamente quel determinato contenuto e lo abbiamo trovato proprio bello e che siamo completamente d’accordo. Ad esempio: un vostro contatto pubblica una lunga frase sulla cattiveria della gente, oppure riporta un’intervista alla scrittrice famosa, e voi, dopo avere letto attentamente, cliccate con molto piacere un bel “mi piace”, sincero, commosso, vibrante e a ragion veduta.
Quella doverosa ha praticamente la stessa funzione della confirmatoria, ma l’elemento psicologico è diverso: in pratica si clicca per disfarsi velocemente di quel contenuto, per mero dovere d’ufficio, senza però fare brutta figura, perché non si ha voglia di controbattere, o di rispondere, in quanto, di fatto, non ce ne frega nulla di quella cosa lì. Ad esempio: state scambiando delle battute con degli amici e arriva uno che cerca di intromettersi, nessuno lo caga ma mettete ogni tanto un “mi piace” a ciò che scrive, senza dargli corda (e con l’intento di non inimicarvelo), oppure pubblicate il video dell’atto terzo della Carmen di Bizet e io, per far vedere che sono un gran intenditore e vi stimo proprio tanto per quella scelta (ma in realtà io Bizet non l’ho mai nemmeno sentito nominare), clicco “mi piace” senza nemmeno vederlo, nella speranza voi non pensiate che io ignori i vostri contenuti e che da voi, sulla vostra bacheca, non passo mai. C’è gente che piazza dei “mi piace”, su video che magari durano 19 minuti, dopo soli 3 minuti dalla loro pubblicazione, però la prassi vuole che il video, prima dell’imprimatur del “mi piace”, vada visto per intero, quindi attenzione a non farvi scoprire.
Infine quella sdebitatoria, che serve come obolo per poter condividere sulla propria bacheca un contenuto visto su una bacheca altrui. Ad esempio: io vedo la foto di un bellissimo gattino sulla tua bacheca, mi piace tanto, lo vorrei mettere sulla mia bacheca, però so che se lo faccio senza avvisarti potresti offenderti (cavolo tu hai fatto tanto sforzo per trovarlo, o magari lo hai disegnato proprio tu con foto s-ciopp, e io bello bello arrivo e rubo? No, non va bene), quindi lascio un bel “mi piace” e poi lo condivido sulla mia bacheca (magari se ho tempo aggiungo anche un bellissimo!, così tanto per stare in compagnia). A dire il vero quest’ultima funzione si usa anche nei cosiddetti bidet (i più famosi sono quelli letterari o culturali): in pratica io metto un bel mi piace sulla tua pagina di poesie sul mare e tu ricambi mettendo un bel mi piace sulla mia pagina dove pubblicizzo il mio ultimissimo romanzo fantasy, e poi tanti saluti, ognuno si dimentica dell’altro, salvo poi ogni tanto tornare e lasciare un po’ di mi piace a casaccio, così tanto per pablicrelescion nella speranza di farti fesso e contento, nella convinzione che tu, invece, piazzerai dei gran “mi piace” confirmatori sulla mia pagina (mentre invece, con ogni probabilità, saranno tutto doverosi).
Un “mi piace” (messo, messo a vanvera o proprio non messo) può far scoppiare guerre, incidenti, risse, faide e decimazioni di contatti, tutto nel sottobosco dei cosiddetti pvt, che però a volte fanno un po’ come gli icebergs, ossia qualche punta emerge sulle varie bacheche. Mi raccomando, usatelo con cautela, potreste ricevere a casa un pacco regalo che fa tic-tac.
Insomma, tutta questa pappardella per dire che se per caso io, qui nella mia bettola, dico qualcosa che urta qualcuno, e se poi quel qualcuno mi cancella dagli amici di facebook, definendomi “spargimerda” (e magari credendo che io non sia venuto a saperlo) io gongolo, perché dalla merda nascono i fiori, mentre dai diamanti non nasce nulla. Però se tu poi, bello bello, piazzi un bel “mi piace” sotto la frase della tipa che si vanta di avermi cancellato, io penso che pure tu non mi vuoi tra i tuoi "amici", cosicché io, che voglio far nascere fiorellini ovunque al posto di tanto grigiore, a mia volta ti cancello dai miei contatti.
E se poi come ultimo atto della tua tragedia autoreferenziale, ti lamenti, scendendo dalle nuvole, domandandoti il perché di cotale scelta, di tale stupefacente rimozione, non capacitandoti, scavando nelle tue meningi alla ricerca di un perché, a mo’ di Alice nel paese delle meraviglie, e concludendo che ciò avvenuto a causa della mia immaturità, io metto un bel “mi piace” sotto le tue elucubrazioni (invidioso di te, sì, che invece sei molto maturo), e me ne vado, saltellando con un colpo di talloni, no perché se per te la verità è "merda", allora abbiamo diverse e lontanissime visioni della vita.
Cumprì?
Fai girare, ciao.