Ed ecco che ogni legame genitoriale nasce squilibrato per definizione. Ce ne parla la bravissima Anna Giorgini nella sua ultima opera, Cloe, autoprodotta sulla piattaforma Youcanprint.
Una piccola precisazione: non sono contro l'autopubblicazione (anche se ho più di una remora nei suoi confronti), sono contro l'editoria a pagamento, sono due cose diverse. Quest'opera, per me, è l'ennesima dimostrazione che ci sono ottime penne autopubblicate.
Cloe, una ragazza rimane orfana da piccola, si trova ad avere a che fare con una madre che non ha ancora trovato una soluzione ai propri problemi. Anche se i soldi non mancano, il rapporto tra le due si fa sempre più ingestibile, si squilibra sempre di più, senza mai rompersi del tutto, ma fino a cambiare polarità.
E qui nasce una domanda fondamentale: che natura ha il rapporto genitoriale?
L’autrice, con una stile lineare, ne parla servendosi del show don't tell, senza scomodare fior di psicologi, e, anziché dare una risposta, ci lascia piuttosto con una serie di dubbi.
Un rapporto nato su volontà univoca, prende pian piano sostanza fino a diventare - pericolosamente, verrebbe da pensare - inscindibile.
Non manca neppure, per completare il panorama, un suggerimento di matrice soprannaturale.
L’immagine della copertina porta ad altre riflessioni circa i colori che vorremmo vedere nei figli, colori che spesso corrispondono a quelli che abbiamo noi, o a quelli che non abbiamo mai potuto vestire; colori che non ci appartengono, come non ci appartengono i figli, e che si rischia di vedere appannati o frutto di inutili compromessi, quando non dannosi. Ma spesso noi grandi facciamo finta di nulla.
Fatto sta che il rapporto è inscindibile, nonostante tutto e tutti, e talvolta comporta strascichi e dolori; fatto sta che è indispenabile rifletterci, sempre che se ne abbiano i mezzi e gli strumenti sensibili, magari per essere nonni, o zii, un po’ migliori. Ché quando si è genitori non se ne ha il tempo, o la lucidità.
Argomenti un po' scomodi.