(pagina 14)
… solo di rado, e in un modo che taluni, in quei momenti, nel vederla, si udivano dire, a bassa voce
- Ne morirÃ
Oppure
- Ne morirÃ
O anche
- Ne morirÃ
E perfino
- Ne morirà .
Cosa vuol dire? Ma è modo di iniziare un capitolo così? Con i puntini di sospensione e una frase completamente priva di senso? No, perché io lettore mi rifiuto di lambiccarmi il cervello per ore nel vano tentativo di trovare un senso, di indovinare un significato, di ogni periodo.
Oppure:
(pagina 16)
È una specie di mistero, ma bisogna cercare di capire, lavorando di fantasia, e dimenticare quel che si sa in modo che l’immaginazione possa vagabondare libera, correndo lontana dentro le cose fino a vedere come l’anima non è sempre diamante ma alle volte velo di seta – questo posso capiròo – immagina un velo di seta trasparente, qualunque cosa potrebbe stracciarlo, anche uno sguardo, e pensa alla mano che lo prende – una mano di donna – sì – si muove lentamente e lo stringe tra le dita, ma stringere è già troppo, lo solleva come se non fosse una mano ma un colpo di vento e lo chiude tra le dita come se non fossero dita ma… - come se non fossero dita ma pensieri. Così. Questa stanza è quella mano, e mia figlia è un velo di seta.
Ma cosa vuol dire? Ma che c’entra? Ma dove sta ‘sto mistero? Boh. Ma per cortesia.
No, so che ciò mi renderà ulteriormente impopolare, però, davvero, è un libro che non mi piace. Ecco. E poi, basta citare il mare, basta, vi prego.
Adieu.
Non sono riuscito ad andare oltre pagina venti (considerando che il libro vero e proprio inizia a pagina undici, ho resistito per circa nove pagine). Oceano Mare, di Alessandro Baricco (Universale Economica Feltrinelli) è praticamente illeggibile. Un insieme di frasi al limite del random che appesantiscono la narrazione, uno stile barocco, ridondante, sovrabbondante, pieno di pleonasmi e di metafore che uno si chiede per quale motivo questo libro non si incendi da solo. Periodi lunghissimi, incisi e puntini la fanno da padroni a discapito del patto narrativo. Sì, ho capito, l’idea è quello di indurre il lettore a leggere tra le frasi e a identificare tra esse il vero nucleo narrativo, però, che fatica!
(pagina 14)
… solo di rado, e in un modo che taluni, in quei momenti, nel vederla, si udivano dire, a bassa voce
- Ne morirÃ
Oppure
- Ne morirÃ
O anche
- Ne morirÃ
E perfino
- Ne morirà .
Cosa vuol dire? Ma è modo di iniziare un capitolo così? Con i puntini di sospensione e una frase completamente priva di senso? No, perché io lettore mi rifiuto di lambiccarmi il cervello per ore nel vano tentativo di trovare un senso, di indovinare un significato, di ogni periodo.
Oppure:
(pagina 16)
È una specie di mistero, ma bisogna cercare di capire, lavorando di fantasia, e dimenticare quel che si sa in modo che l’immaginazione possa vagabondare libera, correndo lontana dentro le cose fino a vedere come l’anima non è sempre diamante ma alle volte velo di seta – questo posso capiròo – immagina un velo di seta trasparente, qualunque cosa potrebbe stracciarlo, anche uno sguardo, e pensa alla mano che lo prende – una mano di donna – sì – si muove lentamente e lo stringe tra le dita, ma stringere è già troppo, lo solleva come se non fosse una mano ma un colpo di vento e lo chiude tra le dita come se non fossero dita ma… - come se non fossero dita ma pensieri. Così. Questa stanza è quella mano, e mia figlia è un velo di seta.
Ma cosa vuol dire? Ma che c’entra? Ma dove sta ‘sto mistero? Boh. Ma per cortesia.
No, so che ciò mi renderà ulteriormente impopolare, però, davvero, è un libro che non mi piace. Ecco. E poi, basta citare il mare, basta, vi prego.
Adieu.