Francesco Vico, editore. Partiamo con la domanda di rito: puoi dirci nel minor numero di battute possibili, il maggior numero di notizie su di te, compresi gossip personali? Dove sei nato, gli studi, la formazione, eccetera?
Sono nato nel 1982 all'ospedale di Savona, almeno così dicono, io non me ne ricordo perché ai tempi ero molto piccolo. La mia formazione scolastica è stata abbastanza atipica per il mestiere di editore, essendo diplomato in Elettronica e Telecomunicazioni. Verso i sedici anni ho iniziato a scrivere le mie prime cose, poesie, qualche racconto, come fa praticamente ogni adolescente. La differenza è che, diversamente dagli altri, non ho più smesso, avendo trovato in quello una strada che amo percorrere. Ho frequentato per due anni l'università, un anno a Genova (Lettere Moderne) ed uno a Bologna (Filosofia), ma la vita da studente «che studia» mi stava stretta, soprattutto a vent'anni quando ci sono un sacco di cose più interessanti da fare e vedere, molte delle quali comportano il fare tardissimo la sera e l'avere seccanti doposbronza il mattino seguente. Così ho lasciato l'università, pur continuando a studiare per mio conto e a scrivere.
Cosa ti ha portato a intraprendere la professione di editore?
Dopo alcune esperienze come autore, alcune piacevoli, altre non proprio, con altre case editrici e avendo maturato nel frattempo una forte avversione per l'editoria a pagamento, un pomeriggio di un paio di anni fa, assieme a Cesare Oddera (ottimo poeta ma soprattutto caro amico) che a sua volta aveva avuto esperienze simili alle mie, abbiamo iniziato ad abbozzare l'idea di aprire una casa editrice che fosse quello che avremmo voluto avere noi come autori. L'idea è rimasta in incubazione poco sotto la soglia della coscienza per qualche mese, finché abbiamo deciso che i tempi erano maturi, visto anche l'impulso in avanti avuto dall'editoria digitale. Così nel gennaio 2013 abbiamo iniziato a mettere in piedi il progetto Matisklo Edizioni, nel luglio dello stesso anno sono usciti i primi libri e da allora siamo qui.
Quali obiettivi ha la tua casa editrice, ossia quale genere preferisce e quale tipologia di autore?
L'obiettivo di Matisklo è quello di favorire la comunicazione attraverso le parole, aspetto fondante e caratterizzante dell'essere umano, da cui il nome stesso (una citazione da «La tregua» di Primo Levi). Siccome, secondo noi, la forma più affilata ed affinata di utilizzo delle parole è la poesia, ci rivolgiamo principalmente a questo genere con la collana «Comete», senza tralasciare la narrativa per la quale abbiamo una collana apposita («Vertigini»).
Un discorso simile vale per la scelta dei nostri autori: cerchiamo testi che sappiano comunicare, che utilizzino il linguaggio e le parole come strumento di condivisione tra le persone. Tra chi ha pubblicato con noi ci sono autori più «d'esperienza» o conosciuti, due esempi: di Francesco Macciò abbiamo riproposto in edizione digitale la raccolta «Sotto notti altissime di stelle», mentre del torinese Carlo Molinaro abbiamo pubblicato l'ultimo lavoro «Le cose stesse». Ma di certo non schifiamo autori giovani, giovanissimi o esordienti, proprio a dicembre è uscita la silloge d'esordio «Dell'assenza e della presenza» della ventiduenne Eleonora Rimolo. Insomma, per noi quello che conta è il testo e non il nome di chi lo firma.
Nel viaggio di esordio, quali sono state le soddisfazioni?
Sicuramente la soddisfazione più grande è quella di vedere il frutto del nostro lavoro; il trovarsi tra le mani (o meglio, trattandosi di libri digitali, sullo schermo) il libro finito è sempre un'emozione grandissima. L'avere una casa editrice ci ha anche permesso di incontrare e conoscere tante belle persone, siano esse autori, altri editori, blogger, lettori.
Tra i momenti più memorabili spicca sicuramente la presentazione di «Me l'ha detto Frank Zappa», libro d'esordio del cantautore Zibba (che sarà tra le Nuove Proposte nel prossimo Festival di Sanremo), a Roma, in occasione della fiera «Più libri più liberi», assieme a Piero e Silvia di Editrice Zona (co-editori del libro per quel che riguarda la versione cartacea) e con Roy Paci ospite speciale. Ma sono state davvero tante le situazioni emozionanti capitate in questi mesi, che non basterebbe forse un libro stesso per raccoglierle tutte.
E le delusioni, o forse sarebbe meglio parlare di “intoppi”?
La burocrazia è sicuramente la nostra «bestia nera». È impressionante la quantità di carta che una casa editrice, seppur digitale, deve produrre per fini amministrativi, legali, contabili, fiscali. Fortunatamente siamo seguiti da una brava (ed estremamente paziente) commercialista, che non esita a correre in nostro aiuto tutte le volte che ci troviamo lì-lì per impazzire.
Ma quando con Cesare abbiamo dato il via al progetto Matisklo Edizioni, abbiamo stabilito che avremmo fatto tutto quanto secondo le regole, nella massima trasparenza ed onestà, quindi se la burocrazia altro non è che una garanzia di tale trasparenza, ben venga. Pur trovando quantomeno curioso il fatto che per essere trasparenti serva tutta questa complessità.
Come ti sei rapportato con la critica?
Questa domanda si presta a due possibili risposte: per quanto riguarda la critica ai libri stiamo costruendo una rete di recensori, giornalisti, blogger ai quali inviamo in lettura i libri che pubblichiamo. Sta ovviamente poi a loro, nella massima libertà, decidere se e cosa dire in positivo o in negativo del libro in questione. Se così non fosse le recensioni servirebbero a ben poco, sarebbero quello che in gergo si definiscono «marchette», ma dire di un'opera «bellissima» non aiuta né l'opera, né l'autore né l'editore, né soprattutto il lettore. Invece una critica onesta permette a tutti quanti di capire qualcosa di più sul libro, rende onore sia a chi la fa sia a chi la riceve e può invogliare il lettore all'acquisto magari proprio perché non la condivide.
Riguardo alle critiche mosse nei confronti della casa editrice, credo si tratti sempre e comunque di esperienze positive, anche quando si tratta di critiche negative: è facile immaginarsi fin troppo perfetti, sull'onda dell'entusiasmo per il lavoro svolto, quando magari ci sono parecchi aspetti che sarebbero migliorabili se solo ci si rendesse conto che esistono. Da questo punto di vista la mia migliore critica resta mia moglie Federica, sempre pronta a farmi notare quello che «non funziona», e per questo non smetterò mai di ringraziarla.
Una domanda che la maggior parte dei nostri lettori non ha il coraggio di fare: le presentazioni dei libri cartacei sappiamo tutti come sono strutturate, ma le presentazioni delle edizioni digitali? Esistono? Come ci si regola?
Le presentazioni dei libri digitali esistono, e sono tali e quali a quelle dei libri cartacei. L'inconveniente del digitale rispetto al cartaceo è quello però di non avere un «oggetto» da portare alle presentazioni. Il problema di questa «barriera di intangibilità» l'abbiamo affrontato realizzando in tiratura estremamente limitata dei mini-cd contenenti le opere pubblicate, così che il pubblico possa assistere alla presentazione e tornare a casa con il libro su cd. E' un'idea che stiamo sperimentando in questi ultimi mesi, una volta che sarà ben avviata abbiamo in progetto di realizzare una minima distribuzione di questi mini-cd attraverso librerie indipendenti «amiche», per dare l'occasione anche a chi non è abituato ad acquistare su internet di leggere i libri dei nostri autori.
Quale pensi sia il ruolo della piccola editoria nell’ambito anche del digitale?
La piccola editoria svolge un ruolo estremamente importante nel panorama editoriale italiano, dando voce a tutta una serie di autori e di idee per svariati motivi esclusi da quello che è il circuito delle grosse case editrici.
Per quanto riguarda il digitale, penso che buona parte di ciò che è stato fatto e verrà fatto nel prossimo futuro in questo ambito dipenda in maniera quasi esclusiva dai «piccoli», essendo i grossi colossi poco inclini a rinunciare ad una posizione ormai consolidata per quel che riguarda il libro «cartaceo» a favore di un'apertura a forme di editoria più «snella».
Cerco di spiegarmi meglio: non credo che una grossa casa editrice, che pubblica grossi quantitativi di libri «di carta», sia particolarmente interessata nello sviluppo di forme di editoria digitale che andrebbero proprio a discapito della sua produzione principale. Da questo una certa politica dei prezzi che, se da una parte può permettersi di distribuire alcuni titoli a 99 centesimi o meno, dall'altra mantiene il prezzo delle «ultime uscite» in digitale estremamente simile a quello della versione equivalente cartacea.
Secondo me tocca quindi ai piccoli e piccolissimi editori svolgere il ruolo di innovatori in questo campo, senza aspettarsi collaborazione da chi da un seppur inevitabile incremento del digitale avrebbe solo da perdere.
Quanti manoscritti ricevete in media?
Attualmente siamo su una media di quindici/venti manoscritti a settimana, una quantità davvero spropositata se consideriamo che, in sei mesi, abbiamo pubblicato tredici libri. Attualmente i tempi di lettura si aggirano attorno ai tre mesi. Fin dall'inizio di questa «avventura» ci siamo fatti un punto d'onore di rispondere a tutti quanti, almeno con due righe, e anche se inizia a diventare un compito faticoso credo sia il minimo nei confronti di chi, autore, viene a proporci la propria opera. È un segno di fiducia accordataci, quindi continueremo a rispondere a tutti.
Come siete strutturati?
La struttura interna di Matisklo Edizioni è estremamente semplice, essendo fondamentalmente composta da due persone. Per quanto riguarda la decisione di pubblicare un'opera la prendiamo assieme, nel senso che perché un manoscritto venga pubblicato deve ricevere il parere positivo da parte di entrambi. Riguardo invece alla preparazione dei libri ci dividiamo il lavoro a seconda del tipo di libro, Cesare è più per la poesia mentre io mi occupo più della narrativa, ma capita anche che succeda il contrario. Degli aspetti contabili/fiscali, come dicevo sopra, se ne occupa fortunatamente la commercialista, mentre la parte grafica è affidata in gran parte ad illustratori esterni.
È un tipo di organizzazione, questo in cui tutti fanno tutto, che potrebbe sembrare ad un osservatore esterno poco efficiente, fortunatamente Cesare ed io ci conosciamo da talmente tanti anni da riuscire a muoverci all'unisono, e spesso basta uno sguardo o mezza parola per accordarsi.
Ma tu, scrivi?
Sì, come dicevo all'inizio ho iniziato a sedici anni come un po' tutti, il problema è che poi non ho più smesso. Trovo che lo scrivere sia un aspetto importante, forse uno dei più importanti, della mia vita. Non tanto per le pubblicazioni, i premi o le segnalazioni ai concorsi (qualcuna l'ho avuta, nel mio piccolino, ma non sono così importanti), quanto per il fatto stesso, attraverso le parole, di poter comunicare. È un grande mistero, in senso quasi spirituale, questa funzione «telepatica» (nel tempo e nello spazio) della parola scritta. E soprattutto trovo lo scrivere molto divertente, e questo già mi basterebbe.
C'è tanta, tantissima carne al fuoco: presentazioni, concorsi, nuove pubblicazioni.
L'obiettivo per l'anno in corso è sicuramente quello di continuare ciò che abbiamo iniziato l'anno passato, ampliando la casa editrice sia a livello di pubblico sia a livello di offerta, inaugurando anche la nuova collana di saggistica, oltre che continuando a pubblicare libri di qualità. E giusto in questi giorni sto «affrontando» gli aspetti legali per inaugurare, da qui a pochi mesi, una rivista (sempre digitale) di letteratura & arte varia, grazie alla splendida collaborazione che si è venuta a creare con il gruppo di Bibbia d'Asfalto (poesiaurbana.altervista.org) e che abbiamo intenzione di proseguire in futuro.
Avrete notato, se siete stati attenti, che non ho posto la fatidica domanda sull’origine del nome scelto per la casa editrice. Chi vuole saperlo scartabelli nel web e troverà la risposta.
Non posso che fare un sincero augurio di ogni riuscita a Francesco e al suo staff, perché quando si leggono certe cose si capisce che non tutto, nell’editoria italiana, è perduto.