Si tratta di una serie di racconti ambientati in un villaggio turistico sardo, dove una fotografa un po’ ficcanasa si aggira curiosa tra la gente e documenta una serie di situazioni spesso surreali. Le descrive con tono ironico, a volte canzonatorio, ma solo apparentemente leggero, perché dalle pagine di questo libro traspare una realtà tutta sarda a dir poco drammatica.
La fotografa descrive il villaggio turistico – e per certi aspetti un certo tipo di vacanza sarda - in ogni sua declinazione: luoghi - turisti – animatori – direzione del villaggio – territorio e, di riflesso, l’ambiente Sardo. Il tutto condito con aneddoti spesso esilaranti.
Il quadro che ne esce però è desolante: la Sardegna è preda di persone senza scrupolo, non sarde ovviamente, che non esitano a lucrare su tutto.
Uno dei punti focali di quest’opera sta nell’invito che l’autrice rivolge – inascoltata anche dagli editori sardi – al mondo su cosa si intenda per “vacanza in Sardegna”, anzi per “vacanza intelligente”, ché non sono sufficienti le cosiddette “partenze intelligenti” (anche perché credo che nessuno abbia mai capito cosa sono).
La Sardegna viene sistematicamente sgretolata da persone che mirano solo al guadagno, sotto gli occhi indifferenti di chi invece dovrebbe vigilare e intervenire in caso di violazioni. Non bastano le belle parole che il politico di turno in visita ripete a pappagallo sulla bellezza intensa e sul grande animo del popolo sardo, no, sarebbe l’ora che qualcuno si togliesse le fette di prosciutto che ha davanti agli occhi e intervenisse, prima che il processo di desardegnazione (che si vorrebbe facesse rima con rassegnazione, ma non credo che i Sardi siano d'accordo) diventi irreversibile.
I fatti, gravissimi, denunciati in questo libro, oltre che rimasti impuniti, sono monumenti a una classe politica e amministrativa interessata non di certo al bene comune, convinta che l‘Isola di pietra sia come il pozzo di San Patrizio.
Per fortuna non tutti i villaggi turistici sono teatro delle assurdità fotografate dalla protagonista, ma finché resta anche un solo villaggio con accesso al mare, il cui gestore non esita a far saltare con la dinamite gli scogli per realizzare, dall’oggi al domani, una spiaggia per i turisti più abbienti, l’allarme resta alto. E di storie simili ne succedono ogni giorno.
Credo che chi decida di venire a trascorrere in Sardegna un periodo di vacanza (sempre che la casta dei traghetti lo permetta, visti i prezzi scandalosi che fanno sentire i Sardi in prigione) dovrebbe leggerlo prima di mettersi in viaggio, e prima che sia troppo tardi, ché a piangere ai funerali siamo tutti, e troppo, bravi.