Mariascrittrice in una lettera accorata ci racconta di aver sottoscritto un regolare contratto editoriale. Quando dico regolare intendo free (Mariascrittrice ha pagato a parte l’editing, ma sorvoliamo).
Tutto sembra filare liscio, Mariascrittrice pare riscuotere la piena fiducia dell’editore, tanto che questi non si oppone alla sua nomina a responsabile di una precisa collana editoriale.
Ma un bel (o brut, a seconda di come si vuole affrontare questa vicenda) l’editore rivolge a Mariascrittrice una richiesta singolare, che suona più o meno così: «Cara Mariascrittrice, siccome in talune zone io non sono distribuito, tu dovresti comprarti – ossia pagare di tasca tua – 20 copie della tua opera, a prezzo ribassato, ci mancherebbe, poi dovresti rivendertele per conto tuo a prezzo pieno e infine darmi tutto il ricavato».
Mariascrittrice rimane perplessa. Non solo non capisce come mai dovrebbe pagare di tasca propria quelle copie, visto che oltretutto tale eventualità non era contemplata nel contratto, ma ancor meno comprende per quale motivo dovrebbe rivendersele per conto proprio e consegnare TUTTO il ricavato della vendita all'editore che, di fatto, otterrebbe un doppio pagamento delle opere.
Mariascrittrice (anche se pensa che forse il tutto verrebbe regolarizzato in sede di rendicontazione periodica) rifiuta e l'editore cosa fa? Un bel 2 x 1 “non indifferente”: inizia a regalare una copia della sua opera a chi compra il libro del famoso autore Taldeitali.
Cara Mariascrittrice, il mio consiglio è: rivolgiti a un legale, giusto per vedere chi ha più diritto a finire nei casini e chi rispetta i contratti editoriali.
In bocca al lupo.