Ricordate la querelle sorta a seguito del mio pezzo su youcanprint, che suscitò le ire di molti? In pratica, qui, ho sostenuto la tesi secondo cui youcanprint è una casa editrice a pagamento pubblicizzata, con tanto di banner, paradossalmente, su un sito “contro” l’editoria a pagamento (banner poi rimosso). Ecco, la titolare di quel sito mi attaccò ferocemente, supportata da un’altra voce famosa della letteratura (anche lei strenuamente contro l’editoria a pagamento), affermando che Iuchenprint non è una casa editrice, bensì un servizio di autopubblicazione e che “l’autopubblicazione con l’editoria a pagamento NON c’azzecca una cippa: l’editore è un datore di lavoro, chi si autopubblica non vende il suo lavoro a nessuno, è un imprenditore di sé stesso e un artigiano”. (Conservo ancora il file originale contenente gli elegantissimi improperi formulati contro di me, e di cui vado fiero, a opera di alcune persone che si sono sentite in dovere di intervenire.)
Ah, ecco, non è una casa editrice? No, perché la filosofia di Iuchenprint è invece proprio quella di farti sentire in una casa editrice (“pubblica e vendi il tuo libro”). D’altra parte farsi stampare – a pagamento, ché prima di tutto si deve richiedere un preventivo - un libro, farselo munire di ISBN e farselo mettere in vendita a cosa equivale? Quindi tutto ciò non significa pagare per farsi pubblicare? Per carità, nessuno vuole dire che sia un’attività illecita, anzi è più che onesta. Qui si parla di coerenza.
Con Facebook, Twitter, i blog e le innumerevoli possibilità che il Web mette a disposizione, basterà solo un pizzico di creatività per diffondere il proprio lavoro al pubblico.”?
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