Ma io conosco anche una bravissima scrittrice che riesce a coniugare in maniera magistrale le due cose. Le ho chiesto se voleva fare quattro chiacchiere e lei ha accettato. Ve la presento, si chiama Cetta De Luca.
Ciao Cetta, grazie per la disponibilità, partiamo subito con la domanda di rito: puoi dirci nel minor numero di battute, il maggior numero di cose su di te, gossip compresi?
Potrei appellarmi al V emendamento ma vivo in Italia, a Roma per l’esattezza, e mi pare che qui non ci sia… (e già ho dato un’informazione). Appartengo al genere femminile da quando sono nata, ho messo al mondo due figli ormai grandi, sono felicemente divorziata e ho una particolare vocazione all’organizzazione, di qualunque cosa, forse per bilanciare il mio caos interiore congenito. Viaggio, leggo, scrivo, lavoro, sogno.
Credo di essere caduta in una vasca di parole da piccola e ci sono annegata dentro. Mia madre dice che ho scritto la mia prima letterina a quattro anni, dopo aver seguito per mesi alla TV “Non è mai troppo tardi”. Ho scritto a mia nonna la lista dei desideri per Natale. Doveva essere un capolavoro perché da allora ogni 25 dicembre ho ricevuto montagne di regali.
Quando è uscito il tuo primo lavoro “serio”?
Il mio primo lavoro serio è uscito nel dicembre 2011, un romanzo.
Hai mai ricevuto una “stroncatura”?
A essere sincera no, mai. Ho ricevuto delle critiche, qualcuno mi ha fatto notare cosa non andava nel testo o nella storia, i miglioramenti possibili, ma mai una stroncatura. Ci sono stati silenzi da parte delle case editrici, ma questi non so come definirli.
Io scrivo storie di rapporti, di incontri, che attingono al reale e prospettano un diverso finale. Mi piace immaginare “cosa sarebbe accaduto se…”. In ogni caso le mie donne e i miei uomini hanno vite normali, non sono eroi o eroine, sono gente comune e io racconto i loro percorsi cercando sempre di scorgere una via di fuga, la salvezza, la speranza.
E leggere?
Amo la letteratura sudamericana, ma non solo. Sono onnivora, quindi posso appassionarmi leggendo Carver e cado in deliquio con un romanzo di Marquez. Ma adoro Calvino, Pavese e molta letteratura contemporanea. In passato ho letto tutto Steven King (ancora oggi) forse perché lui esorcizza i miei incubi meglio di me.
Hai degli scrittori preferiti?
Come ho già detto amo i sudamericani, ma a occhi chiusi compro solo Marquez.
Come ti poni di fronte alla poesia?
Ne ho scritta molta prima di dedicarmi alla narrativa e ne ho letta altrettanta. E continuo a farlo. Amo la poesia ermetica, Montale per me è una leggenda. Invidio profondamente la capacità di sintesi che è in grado di esprimere un poeta, forse perché io sono logorroica, e se riesce ad esprimerla con pochi tratti provo una profonda gratitudine. Trovo consolatoria l’emozione di un concetto espresso in due parole (facciamo quattro và…) “M’illumino d’immenso” è un capolavoro assoluto.
Che idea ti sei fatta de panorama editoriale odierno, sulla scorta delle tue esperienze di pubblicazione?
Sei sicuro di voler conoscere la mia opinione? Potrebbe essere usata contro di me in tribunale… Io penso che non sia la pubblicazione a rendere uno scrittore tale, ma il fatto che sia letto. La pubblicazione è un fatto tecnico e commerciale. Purtroppo molte case editrici hanno recepito questo messaggio nella accezione più negativa e pubblicano solo per il mero fine economico. Che è giustissimo, ci mancherebbe, ma forse noi scrittori e lettori sognatori vorremmo un po’ più di attenzione a ciò che si pubblica, ai contenuti, anche alla forma. Insomma immaginiamo ancora che gli editori abbiano la passione per la letteratura e la cultura a guidarli, non solo il fruscio delle banconote.
Cartaceo o digitale?
Tutti e due. Non è vietato, giusto? Nei traslochi e nei viaggi è decisamente più comodo il digitale.
Qual è l’opera, tra quelle che hai scritto, che ami di più?
Potrei dire la prima, Colui che ritorna, per amor filiale, o l’ultima, Quella volta che sono morta, per opportunità. Ma poi si offenderebbero gli altri. Potrei dire quello che deve ancora uscire, ma sarei scontata. In realtà ogni libro appartiene a un periodo preciso della mia vita e lo amo come ho amato i momenti che lo hanno ispirato. Non mi rinnegherò mai…
Che ruolo deve avere, secondo te, una scrittrice, nella società? Pensi che esista una differenza sostanziale tra scrittore e scrittrice?
Una scrittrice è una donna, e come tale dovrebbe portare nella società la sua esperienza sensibile. Che significa? Il vissuto di una donna attinge a sensazioni ed emozioni che appartengono a un mondo interiore particolarmente sensibile, umorale, molto legato alla natura stessa, l’eterno femminino che nessuno sa cosa sia ma che tutti vorrebbero avere. Noi agiamo a volte seguendo un istinto primario, che gli uomini non riescono a capire. Ecco, se noi donne riuscissimo a veicolare la forza che è contenuta in tutto questo nella scrittura, se noi riuscissimo a trasferire la nostra verità sempre in ciò che scriviamo, sono convinta che la comunicazione ne trarrebbe giovamento e che molte cose potrebbero cambiare.
Hai dei progetti nel cassetto?
Troppi perché un cassetto possa contenerli.
Cosa vuoi fare “da grande”?
Sono ancora indecisa, il che significa che ho molto tempo per pensarci. Sicuramente voglio fare qualcosa che rimanga nella sfera artistica. Per esempio la scrittrice!
Cucinare è una forma d’arte. Trasformare la materia è il sogno di onnipotenza dell’uomo. Quindi quando cucino mi sento onnipotente! A parte gli scherzi, cucinare mi rilassa e mi incuriosisce, è per me un modo diverso di raccontare una storia.
Cosa prevale, scrittura o cucina?
Sono due cose troppo diverse perché ci sia una prevalenza. Ho sempre cucinato, se non altro per mettere qualcosa sotto i denti. Cucinare è diventato un gesto abituale, quotidiano. Scrivere è una scelta, non è necessario per sopravvivere. Diciamo che il salto di qualità avviene quando si decide di cucinare usando la fantasia anziché solo la testa. E questo può essere pericoloso, perché ormai io devo impiattare anche i cereali della colazione del mattino.
Scrivo perché ne ho voglia, e non mi fa arrabbiare questa domanda. Potrei fare altro, che so, dipingere, ma non mi riesce altrettanto bene (il “bene” è soggettivo, s’intende). Potrei anche scrivere un libro di cucina, ma sarebbe qualcosa di molto diverso da ciò che c’è in giro. Diciamo la verità, ci sono anche troppi ricettari in circolazione…
Grazie per la disponibilità, senti, ma ce la regali una ricetta?
Una ricetta facile, veloce e economica. La “Millefoglie di melanzane”. Tagliare a fettine sottili ½ melanzana (di quelle medie e nere) e grigliarla. Preparare una mousse con menta (6 o 7 ciuffetti), 150 gr di ricotta di mucca, sale e pepe bianco, olio extravergine e frullare con mixer a immersione (usare la velocità a scatti per non ossidare la menta). Disporre sul fondo del coppa pasta due fettine di melanzane, salare leggermente, coprire con la mousse alla menta e con abbondante ricotta salata grattugiata a scaglie. Proseguire con altri strati (l’ultimo di ricotta grattugiata) e mettere in forno per 10 minuti a 180°, finché la ricotta non avrà fatto una crosta.
Grazie Cetta per il tempo che ci hai regalato, proverò (o meglio chiederò a qualcuno che sa cucinare...) di provare la tua ricetta. A presto.
P.S. mi sono scordato di chiederle se il suo uomo ideale è più narratore, più lettore, più buongustaio o più chef... vabbe', la prossima volta rimedio.