Sarà una giornata all'insegna della musica, con tante iniziative ed eventi da non perdere.
Passate.
P.S.: Perché #2? Perché il #1 era QUI.
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Nell'ambito dell'evento "OZIERinMUSICA", organizzato dall'associazione Musincantos, in collaborazione con l'istituzione "San Michele" e il negozio di strumenti musicali "Hey Joe", con il patrocinio del comune di Ozieri, sabato 30 giugno 2018 presso il quartiere fieristico di Ozieri - San Nicola sarò, indegnamente, "libraio per un giorno #2". Chi passerà potrà trovare libri musicali e audiolibri forniti dalla libreria Koinè di Sassari. Sarà una giornata all'insegna della musica, con tante iniziative ed eventi da non perdere. Passate. P.S.: Perché #2? Perché il #1 era QUI. L'evento Facebook è QUI.
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Il mondo delle librerie indipendenti è affascinante e i librai che le conducono lo sono ancora di più, al pari dei capitani di navi in perenne ricerca di avventure. Fabio Galli, della (libreria) "Biblio di Bo" a Mortara (PV) è uno di questi e ha accettato di rispondere ad alcune domande. Eccovelo, a bordo della sua bellissima nave, il cui carburante è solo la cultura. Ciao Fabio, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi? Lo faccio con un link, tanto siamo online, vero? https://about.me/fabiogalli Libraio? O come ti possiamo chiamare? Pifferaio magico, mi piace. Contastorie, lo faccio spesso anche nella mia piccola libreria. Raccontastorie. E come ti è venuto in mente di fare tutto ciò? Follia pura. Una specie di stato confusionale. Volevo creare, rimettere in gioco il vecchio concetto di libreria, quel posto che crea narrazione, che incute timore e incanta, quella sorta di terra di nessuno perché è di tutti. Volevo trovare pace con il Mondo, essere all'interno di un Mondo che ne ricreasse un altro e poi un altro e un altro ancora. Ho molto giocato scenograficamente con la ricostruzione del luogo che è in realtà un progetto. Di vita, di intenzioni, di divulgazione. Sulla pagina Facebook della tua libreria hai scritto: “Libreria, libera da ogni logica di mercato. Titoli selezionati, rari, moderni, recenti, usati, fuori collana, eventi culturali. Giocattoli d'affetto”. Ecco, ci vuoi spiegare cosa significa, e soprattutto cosa sono quei, “giocattoli d’affetto”? Le grandi “catene di librerie”, ma ormai anche le piccole e medie librerie “indipendenti”, propongono gadget di ogni tipo: penne, dinosauri di plastica, borse, shopper, giocattoli di ogni foggia e tipi. Tutte cose modernissime. Luccicanti. Io potevo essere da meno non proponendo i miei gadget? Cos'ha la mia libreria in meno di loro? Da me si tratta di vecchi giocattoli, non sempre in buono stato. Bisogna affezionarcisi per volerli acquistare. Hanno già dato affetto precedentemente a non so chi e sono in grado di darne ancora a chissà chi. Oramai, purtroppo, tutti scrivono e i libri si trovano praticamente ovunque (negli uffici postali, nei supermercati, eccetera). Quale ruolo pensi che abbia, oggi, nell’era digitale, il “libraio”? La carta non sparirà. Il ruolo del libraio, della piccola libreria di quartiere, dovrebbe essere quello di indicare una direzione, un percorso di lettura che dia un'impronta e che lasci un segno in chi entra a cercare un libro per sé. È stato così fino a una ventina d'anni fa. Mi piace quando qualcuno entra e dice: «posso dare un'occhiata?» E, lasciandosi trasportare dal richiamo dei libri, occupa un po' del tempo della sua giornata a cercare fra i libri ciò che non s'aspetterebbe mai di trovare. E al di là del ruolo, pensi che un libraio abbia delle responsabilità nei confronti dei lettori? Cercavo di spiegarlo prima. La responsabilità di un libraio, di un piccolo libraio oggi, dovrebbe tornare ad essere quella di indicare una via del sapere, del conoscere, lasciando perdere le classifiche ma proponendo un percorso di lettura. Ogni libreria dovrebbe essere unica, differenziarsi per scelta di testi, per tipologia di proposta di lettura. Nel mio caso lavoro molto sul “recupero” anche se spesso trovo difficoltà nel far comprendere quanta fatica ci sia dietro la ricerca di un vecchio libro, quanto amore per il libro, quanta tristezza quando se ne va perché viene acquistato da qualcuno ma anche quanta gioia nel sapere che cosa darà a chi lo avrà con sé. Nella mia libreria, ogni libro è unico, non so più se tornerà, se ne ritroverò altre copie: è importante però sapere che finirà in buone mani. Secondo la tua esperienza, qual è la fascia di età dei lettori più “forti”? Ho molta speranza nei giovani. Tanti ne entrano e acquistano oculatamente, cercando, chinandosi anche per cercare negli scaffali più bassi. Alcune edizioni non le hanno mai viste. Si stupiscono e stupiscono. Mi piace vedere la luce negli occhi di chi “vede” un libro, il suo libro. Alcuni arrivano al mio bancone con pile di libri, da me i libri costano pochissimo, posandoli delicatamente come avessero trovato un tesoro. Mi si riempie il cuore di gioia. C'è speranza. E il genere più richiesto? È strano ma da me non c'è un genere più richiesto. Poesia, critica letteraria, narrativa, spesso classici, arte, architettura… Non so, chi entra da Biblio di Bo è un lettore non semplice, anche quando è soltanto un liceale. E i bambini, come li vedi nei confronti della lettura? Un rapporto particolare anche con l'editoria per l'infanzia, vendo molte vecchie edizioni, al contrario fatico con libri più recenti. Avevo scommesso con me stesso che avrei venduto più vecchi libri che altro. Così è. Librerie indipendenti e librerie “di catena”, te la sentiresti di pronunciarti sui rispettivi “pro” e “contro”? La mia libreria non rientra in nessuna di queste due categorie, dato che ho solo vecchi libri. Ho la mia idea sulle librerie “di catena” e “indipendenti”. Non so quanto possa contare dato che ne sono completamente al di fuori: mi sembra che negli ultimi anni le “indipendenti” scimmiottino troppo le librerie “di catena” il rapporto qualità/proposta dei libri viene solo riferito alle classifiche. Non vedo altro. Mi spiace. All'inizio volevo aprire una libreria indipendente ma non mi sarei sentito libero. No. Le presentazioni librarie: funzionano? Sono funzionali ma non funzionano. È sempre il pensiero di un libraio come me, un vecchio libraio. Nelle librerie di “catena” i soliti nomi che vanno a presentare i loro libri, nelle librerie “indipendenti” spesso autori locali che vanno a presentare i loro libri. Vedi differenza? Io no. E gli eventi che trovi più interessanti – e utili – quali sono? Quelli che faccio nella mia libreria. Non presentando libri, non facendo corsi di scrittura, uncinetto, taglio e cucito a pagamento. Faccio altro. Trovo utile e interessante questo: fare altro. E nemmeno a pagamento. Editoria a pagamento, doppio binario, self e POD. Premesso che sono attività lecite e oneste, al pari dell’editoria classica, o free, trovano spazio da voi? Non trovano spazio nella mia libreria perché è pensata in un altro modo. Ti possa bastare sapere che da me non si trovano nemmeno gli ebook che io, come autore, ho pubblicato o i libri che io stesso pubblicai nel secolo scorso. Come si diventa librai? Voglio dire, oltre alla passione, oltre alla competenza editoriale, servono altri corsi e autorizzazioni speciali? Quali? Parlo per me. Ho lavorato per anni nell'Editoria, media e grande, prima da Crocetti Editore e poi nel gruppo Elemond, per due anni addirittura direttore di una rivista di viaggi. Esperienze formative, per me. Sono sempre stato in mezzo ai libri. C'è stato solo un progetto, un'idea che ho voluto realizzare. Mi piaceva pensarmi in mezzo ai libri, da vecchio. Corsi non ne ho fatti, so che esistono Esistono autori, o titoli, che “tirano” più di altri? Nella mia libreria, autori minori, stranamente. Hai un sogno “librariesco”? Ti piacerebbe realizzare qualcosa di particolare nel tuo ambito? Mi piacerebbe realizzare un grande incontro, magari annuale, nella città che ospita la mia libreria, con stand di librerie di vecchi libri che vengono da tutta Italia. Chiedo troppo, lo so da me. Ancora un’ultima domanda: quale futuro vedi per le librerie, anche tenuto conto della presenza del digitale? Il futuro è di carta, brucerà con tutti noi. Continuo il "giro" dei librai. Oggi vorrei presentarvi Antonello Saiz, titolare di una bellissima liberia, eccovelo. Ciao Antonello, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi? Dunque, mi chiamo Antonello Saiz e faccio il Libraio. Dopo una storia lunga ventritre anni, nel dicembre scorso ho perso il mio compagno di vita, Igi, portato via da una bruttissima Leucemia fulminante. Era la persona con cui negli ultimi venti anni ho condiviso questa grande passione per i libri e costruito i miei sogni di carta. Dopo una perdita di questa portata, è durissima ricostruire intorno a delle ferite e continuare in lavoro fatto non solo di libri, autori e sogni ma anche fatture, conti deposito, condizioni commerciali, ricevute bancarie, scadenze, richiami e rese. Ma devo ricostruire. E con un maggior impegno di prima. Nel nome e per conto anche di Igino. Il libraio, come mai questa scelta? La mia scelta di vita in mezzo ai libri è frutto della pura casualià. Dopo studi universitari scientifici in Farmacia, mi ritrovo a fare il servizio civile nella Biblioteca di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. L’amore per i libri comincia in questo modo, in maniera del tutto fortuita e grazie alla passione di una bibliotecaria di nome Angela Lodi. Fu amore a prima vista per l’oggetto libro e cambio radicale di vita con i libri che diventano da quel momento elemento dominante delle mie giornate. Determinante, poi, in tempi più recenti l’incontro sempre casuale con Alice, giornalista e mia attuale socia: assieme, per diversi anni ci siamo trovati a gestire una libreria generalista, poi il coraggio e la grande decisione di fare il passo e investire tutto quello che avevamo nell'apertura dei Diari di bordo. Un salto nel vuoto questa decisione, per giunta fatta in un periodo dove le congiunture economiche erano tutte sfavorevoli: siete due pazzi», «chiuderete la saracinesca nel giro di due mesi»… e invece siamo ancora qui esistenti e resistenti. Oramai, purtroppo, tutti scrivono e i libri si trovano praticamente ovunque (negli uffici postali, nei supermercati, eccetera). Quale ruolo pensi che abbia, oggi, nell’era digitale, il “libraio”? Tutti scrivono libri, a volte pure con arroganza, e i libri si trovano ovunque in un mondo editoriale profondamente cambiato negli ultimi anni. I libri che arrivano sul mercato sono davvero troppi e non sempre validi. Saper fare da filtro non è semplice. Evitare le pressioni e il canto delle sirene delle case editrici non è tanto facile. Si deve imparare a convivere con la crisi, Amazon, le vendite online, i grandi gruppi editoriali che fanno fusioni strategiche e alcune piccole case editrici che ragionano solo con la logica del guadagno facile. Il ruolo del libraio di qualità che fa da filtro a tutto questo con passione e entusiasmo può fare la differenza per il lettore e da qui l'idea di essere un libraio parecchio social, che fa Rete con altri librai indipendenti fortemente competenti e preparati, che collabora con blog e blogger a stretto contatto, che raccoglie recensioni e schede di libri per fare una corretta divulgazione. Sono un libraio che soffre di insonnia da sempre e quindi ho tempo sufficiente per leggere e pure per scrivere piccoli commenti ai libri che leggo con il mio linguaggio semplice sui social network. Un ruolo nuovo e una sfida per un libraio del nuovo corso è avere la capacità di attirare l'attenzione di chi normalmente legge poco o non legge affatto. Un lavoro di questo tipo non si improvvisa dal giorno alla notte, o partecipando ad allegre convention con motivatori vari. Un lavoro di questo tipo si impara, senza alcuna retorica, sui libri e la polvere e comporta mille sacrifici e rinunce. E al di là del ruolo, pensi che un libraio abbia delle responsabilità nei confronti dei lettori? Un libraio, per come lo intendo io, le uniche responsabilità le ha solo esclusivamente verso il Lettore. Riuscire a fare della propria libreria il riferimento dei lettori curiosi presenti in una comunità è un compito fondamentale. Nella proposta culturale che si offre, bisogna fare scelte anche drastiche, pure arrivare a scontentare scrittori amici ed editori con cui collabori da anni. Il lettore non devi prenderlo in giro, mai! Questa è la regola numero 1, 2 e 3. Esiste una molla fondamentale, una miccia di innesco che ci muove nel nostro lavoro: il rispetto per il lettore e per questa ragione tutto quello che noi proponiamo è ciò che noi per primi vorremmo trovare all'interno di una libreria. Spesso il coinvolgimento trasmesso da un libro può essere manifestato attraverso delle “Letture ad Alta Voce” e per questo nella nostra Libreria ci siamo inventati una piccola formula di successo, dove nelle interviste accanto alle domande di rito spesso sono i librai a fare delle “Letture ad Alta Voce” proprio per incuriosire e innescare stimoli continui attraverso i libri. Secondo la tua esperienza, qual è la fascia di età dei lettori più “forti”? Il termine lettore forte non mi ha mai convinto. Preferisco parlare sempre di lettori veri. E anche in questo caso non riesco a fare una generalizzazione per quel che riguarda la fascia di età. Nel corso di questi anni, abbiamo sempre organizzato gruppi di lettura (e pure in questo caso cercando di togliere la polvere che spesso accompagna queste riunioni tra persone autoreferenziali che si vomitano addosso parole), con fasce di età molto trasversali, dove il giovane ventenne si confronta piacevolmente con la signora pensionata, innescando meccanismi nuovi di condivisioni. Da alcuni mesi, ad esempio, nella nostra libreria, il gruppo di lettura lo abbiamo rivoluzionato in un gruppo di lettori ad alta voce, che per alcune settimane discutono del libro attraverso i social e una volta al mese all'interno della libreria si incontrano per delle letture consapevoli e condivise, dove la partecipazione è parecchio sentita. E i bambini, come li vedi nei confronti della lettura? Io ho un nipotino di dieci anni di nome Leonardo che ha sempre vissuto a stretto contatto con noi e la libreria. Spesso, quando era più piccino, mi chiedeva: «Ma perché devo leggere, non bastano i tanti compiti che ho a scuola?». Appassionarlo alle letture è stata una cosa semplicissima, è bastato regalargli belle storie che lo intrigavano. Io mi sono servito in quel caso delle bellissime storie scritte da una piccolissima casa editrice, la Rrose Selavi. Raccontando a Leonardo della passione per i gatti di una Elsa Morante bambina, sono riuscito a fare breccia e a fa far capire che la lettura può essere un vero svago al quale ricorrere giornalmente. L'importante è saper veicolare belle storie per far capire a un bambino l'importanza della lettura, a fargliela amare e a considerarla come un tesoro da scoprire. Leggere dev’essere un piacere per un adulto, figurarsi per un bambino, e far diventare la lettura una fonte di idee e riflessioni anche per un piccolo lettore è uno dei tanti compiti di un libraio attento. Librerie indipendenti e librerie “di catena”, te la sentiresti di pronunciarti sui rispettivi “pro” e “contro”? In questa risposta direi che devo essere un tantinello partigiano, ma non poco obiettivo. “Diari di bordo” è una piccola libreria indipendente nel cuore di Parma e anche parecchio integralista, se vogliamo, dove si trova quasi esclusivamente tanta narrativa dell’editoria indipendente di qualità con la traduzione di autori, soprattutto africani e asiatici, introvabili in una libreria generalista o di catena. Siamo una libreria indipendente anche per la scelta delle case editrici che abbiamo deciso di tenere: tutte piccole e non legate ai grandi gruppi. Saremo radicali, ma questa è l'indipendenza. Abbiamo deciso di selezionare singolarmente ogni libro da adagiare sui nostri scaffali, uno per uno e con grande attenzione e dedizione, arrivando a scovare piccole perle dell’editoria che per la loro natura non potrebbero emergere nei circuiti commerciali. Il filo rosso di tutti questi libri è quello del viaggio, che è il tema che abbiamo scelto per differenziarci come realtà indipendente, ma è un filo molto sottile per parlare poi di luoghi e viaggi non solo fisici. Ogni libro del resto è un viaggio. In sintesi io direi che la cura di una libreria indipendente è difficile da trovare in una libreria di catena per le logiche commerciali che ci sono dietro. Detto questo, la differenza la fa sempre il libraio. Lo scrittore Ivano Porpora mi bacchetta spesso per quelle mie crociate contro le librerie generaliste, perché per lui un buon libro è sempre un buon libro, ovunque. E sicuramente ha ragione. Del resto, io ho amici librai come Arturo, Salvatore, Carla e Veronica che lavorano da anni per delle librerie di catena e dei loro consigli di lettura io mi fido più dei miei, tanto per dire. Le presentazioni librarie: funzionano? Le presentazioni in libreria funzionano, eccome! Certo, funzionano se trovi la formula giusta. La messa cantata con il giornalista locale autoreferenziale, o con il trombone concentrato esclusivamente sul suo ombelico, ha ormai fatto il suo tempo e pure la muffa. Il lettore curioso ha bisogno di stimoli nuovi e nuove formule più snelle di presentazione. Con le nostre sedie in plastica prese in prestito al Circolo dei Sardi, con le nostre presentazioni in piedi e senza microfoni abbiamo creato un clima familiare dove i sorrisi di gioia intorno a un libro, e le riflessioni, non mancano mai e dove può accadere che ci si fermi per ore a chiacchierare amabilmente con un autore. Togliere, assieme ai lettori e agli autori, la polvere dai libri e creare intorno al libro un clima gioioso di festa ogni volta è il nostro compito. Ho sempre pensato che le librerie fossero luoghi magici e bellissimi per chi ama la lettura, che nulla hanno a che vedere con gli sbadigli e la sonnolenza. Ecco io penso che possano diventare una gioia per gli occhi e per lo spirito quando si crea tra librai, lettori e autori una particolare sintonia. Editoria a pagamento, doppio binario, self e POD. Premesso che sono attività lecite e oneste, al pari dell’editoria classica, o free, trovano spazio da voi? Be’, si sarà capito dalle risposte precedenti che operiamo una scelta etica molto precisa. L'editoria a pagamento non fa per noi. La valvola di sfogo di quegli scrittori incontenibili che devono scrivere per forza e pure con arroganza non è contemplata tra le nostre preferenze. Diciamo che i nostri criteri di selezione ci impongono di dire «No!» a tutto quello che non ci piace. Ecco, questo è un altro dei vantaggi dell'essere indipendenti. Essere indipendenti comporta saper dire no anche allo scrittore famoso che porta pubblico quando il suo libro non rientra nel tuo progetto culturale. Essere una libreria indipendente significa non passare dai distributori e non non avere anche molte altre cose all’interno della libreria che coi libri c'entrano poco. Come si diventa librai? Voglio dire, oltre alla passione, oltre alla competenza editoriale, servono altri corsi e autorizzazioni speciali? Quali? Si diventa librai per passione, fondamentalmente. Poi corsi di formazione e incontri servono ovviamente per perfezionare gli strumenti di lavoro, aggiornare il proprio gestionale, essere informati sulle novità in campo editoriale. Ma la componente umana quella non la impari in nessun corso di formazione. Lo spessore umano o lo hai insito nei tuoi cromosomi... o cambia mestiere! Ho visto negli anni facce tristi di librai poco capaci a ridere o sorridere o ad essere accoglienti... che Levati! Esistono autori, o titoli, che “tirano” più di altri? Il discorso dell'autore e del libro che tira va bene per una libreria generalista. Da noi funzionano poco proprio per la natura stessa della nostra Libreria. Da noi Harry Potter non lo troverai mai e se Kent Haruf o Claudio Morandini vendono tanto, non è per via dell'onda anomala della moda temporanea. Vendono perché è stato fatto un lavoro dietro di preparazione alla lettura. C'è una strategia informativa ben mirata a far conoscere solo ed esclusivamente belle storie, di quelle che ti rimangono appiccicate addosso. Non è un caso che un autore come Tito Pioli con il suo libro di esordio Alfabeto Mondo, segnalato al Premio Calvino 2016 e attenzionato dall'attore Fabrizio Gifuni per un lavoro teatrale, sia un perfetto sconosciuto in molte librerie e da noi abbia venduto parecchie parecchie copie. Hai un sogno “librariesco”? Ti piacerebbe realizzare qualcosa di particolare nel tuo ambito? Di sogni libreschi nel cassetto, realizzati, si compone la mia vita. Di altri sogni, più ambiziosi, preferisco tenermeli chiusi a chiave e a doppia mandata nel cassetto, per ora. Gira voce che qualcuno ha detto che, professionalmente, sei sconosciuto e piccolo. Prova a immedesimarti in chi ha detto – se è vero – questa cosa: secondo lui (o loro), allora, chi sono i “conosciuti” e i “grossi”? (Non vale citare le librerie di catena, troppo facile.) Sapere di essere per qualcuno un libraio sconosciuto e piccolo a volte può essere un punto di forza e un vantaggio. Noi non siamo legati a nessuno e promuoviamo chi ci piace, pure libri usciti anni fa, perché per noi i libri non sono come le mozzarelle, non scadono mai se sono belli. Per noi le novità editoriali valgono un tanto al chilo e forse per questo a qualcuno viene comodo lasciarci nell'ombra o in panchina. Certe iniziative di certe case editrici non ci hanno mai convinto fino in fondo. Siamo forse troppo sospettosi e pure un pò rompicazzo, perché la "fuffa" la subodoriamo a naso. Diciamo sempre quello che pensiamo anche attraverso i social e poco diplomaticamente e ci mettiamo sempre la faccia e forse questo non è gradito a tutti. Alice e io non dobbiamo dire grazie a nessuno, questo è il punto. Non abbiano padrini e il lavoro di divulgazione che facciamo è frutto solo del nostro sudore. Questo nostro sforzarci a voler essere un centro culturale, un piccolissimo avamposto culturale che resiste,oltre che un semplice negozio ci porta a guardare con sospetto le selezioni come a Sanremo e gli algoritmi. Noi siamo librai di cuore e abbiamo in testa un progetto culturale molto chiaro e su quello cerchiamo di lavorare nel nostro piccolo cercando di coinvolgere essenzialmente i nostri lettori. Ci interessa essere conosciuti dai nostri lettori che, acquistando i libri che proponiamo, ci permettono di ammortizzare le spese vive di una libreria in pieno centro storico a Parma con affitti che neanche sto a dire... e gli editori che ci considerano sconosciuti hanno tutto da perdere da noi due, che in tre anni hanno fatto un mare di cose: hanno vinto un primo premio nazionale del Cepell, per le iniziative solidali intorno al libro sono finiti attenzionati da Antonella Barina sul Venerdì di Repubblica e solo questa estate erano tra le Trenta librerie indipendenti più fighe d'Italia sull'inserto D di Repubblica e sul Sole Ventiquattrore tra le migliori di viaggio. Tanta roba per due emeriti sconosciuti. Ancora un’ultima domanda: quale futuro vedi per le librerie, anche tenuto conto della presenza del digitale? Il futuro per le librerie indipendenti io voglio vederlo in discesa nel tempo del digitale. Fino a quando le librerie saranno luoghi in cui anzitutto ci si confronta sui libri con i lettori ci sarà speranza. Riuscire a creare spazi per la condivisione è fondamentale. È di grande importanza avere un luogo fisico dove si riscopre la necessità della dimensione umana, dove lo scambio reciproco tra librai e lettori è vitale per il libro stesso. Non c'è vendita online che tenga per tenere un libro vivo e in vita per molto tempo. Solo in una libreria e tra i suoi scaffali si potranno sempre innescare riflessioni anche a distanza di mesi o anni a seconda di chi lo legge quel libro o quando lo si legge. Noi siamo quelli che un libro non ha il tempo di emivita di tre mesi come per altri, e che non scade mai. In giro per l'Italia ci sono librerie bellissime, innovative e gestite da grandi persone coraggiose. Oggi scambiamo quattro chiacchiere con Maria - Paroledicarta - Parafati, superlibraia in Calabria. Ciao Maria, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi? Sono cresciuta a Catania, ho studiato a Roma e da cinque anni vivo (per pura casualità) in un paesino di cinquemila anime in Calabria, dove ho scoperto che adoro coltivare la terra. Ho due figli, cinque cani, quattro galline e vorrei un'oca e le caprette (ci sto lavorando). Da tre anni ho aperto una libreria e ancora non so cucinare. La libraia, come mai questa scelta? Ho deciso di fare la libraia per gioco, dopo l'arrivo del mio primo figlio e la perdita del lavoro che amavo e facevo (bibliotecaria e archivista). Era un passatempo perfetto: potevo occuparmi del piccolo, divertirmi ed essere comunque circondata dai libri. Poi ci ho preso gusto! Oramai, purtroppo, tutti scrivono e i libri si trovano praticamente ovunque (negli uffici postali, nei supermercati, eccetera). Quale ruolo pensi che abbia, oggi, nell’era digitale, il “libraio”? Del ruolo del libraio penso di saperne davvero poco. La mia libreria è uno spazio aperto, in cui tutto faccio, meno che la libraia. Metto a disposizione le storie, l'ospitalità, la gentilezza e il divertimento e la libreria si riempie di persone che vogliono stare con altre persone, di chiacchiere, feste, eventi, corsi, gruppi di lettura e laboratori per piccini. Non ho un piano preciso o una missione, non sento di avere un ruolo. Ho messo solo uno spazio a disposizione, dove i miei clienti (amici), possono fare quello che vogliono, anche cambiare ordine dei libri a scaffale (se riescono a trovarne uno), creare nuovi settori, spostare mobili... I clienti hanno tutti gli strumenti per trovare il libro che cercano, molti chiedono il famoso consiglio del libraio, ma onestamente credo possano farne a meno dormendo anche sereni. L'unico desiderio forte, che forse diventa ruolo, è di far entrare la gente in libreria, farla innamorare e tornare. E al di là del ruolo, pensi che un libraio abbia delle responsabilità nei confronti dei lettori; Responsabilità è parola grossa! Se un negozio di abbigliamento vende abiti orrendi, col tempo non avrà molti clienti. Per la libreria non credo si debba fare un discorso molto diverso. Non sento di avere una missione, di poter curare l'anima a qualcuno. Non sento la responsabilità di un chirurgo cardiovascolare. Vendo un prodotto e cerco di farlo nel modo più onesto possibile perché in quel prodotto ci credo. Mi piace avere pochi titoli che voglio far conoscere, sapere che i clienti possono scegliere ad occhi chiusi, che ai ragazzi non passi la voglia di leggere e che a molti arrivi improvvisa (perché qui leggere è fighissimo!). Secondo la tua esperienza, qual è la fascia di età dei lettori più “forti”? Se ai piccini venissero comprati tutti i libri desiderati, sarebbero loro i lettori più forti. Nella mia libreria sono le ragazze dai 15 ai 18 anni. Leggono tantissimo, anche 18 libri al mese. E i bambini, come li vedi nei confronti della lettura? I bambini amano le storie, per loro leggere o farsi leggere un libro, è puro divertimento. Devono riuscire a custodire questa gioia preziosa del viaggio attraverso la storia, nonostante la scuola, che tende ad appiattire, allineare, annoiare. Molti anche nonostante la famiglia. Librerie indipendenti e librerie “di catena”, te la sentiresti di pronunciarti sui rispettivi “pro” e “contro”? Non ho mai lavorato in una libreria di catena per poter onestamente definirne pro e contro. Le librerie indipendenti devono fare i conti con una distribuzione che stritola, un margine di guadagno ridicolo e l'impossibilità di effettuare sconti. Hanno però dalla loro tutto ciò che non si può vendere o scontare e una libertà totale. Le presentazioni librarie: funzionano? Sì, funzionano. Se il libraio lavora bene sul territorio ogni presentazione può godere di un pubblico numeroso e partecipe e di molte copie vendute. Trovare autori che collaborano, case editrici che collaborano funziona meno. Diciamo che ognuno vorrebbe portare acqua al suo mulino, quando invece sarebbe necessario un gioco di squadra. Editoria a pagamento, doppio binario, self e POD. Premesso che sono attività lecite e oneste, al pari dell’editoria classica, o free, trovano spazio da voi? Non accetto neanche di presentare libri auto pubblicati, figuriamoci venderli. Gli editori sono figure professionali di riferimento per librai e scrittori. I libri sono scelti e curati. La linea editoriale è chiara e fa parte di un investimento non solo economico. Come si diventa librai? Voglio dire, oltre alla passione, oltre alla competenza editoriale, servono altri corsi e autorizzazioni speciali? Quali? Esistono dei corsi ma si è liberi di non farli. Io non li ho fatti, ho studiato molto la gestione su manuali e guide. Dopo il primo anno in rosso ho buttato via tutto. Ora gestisco la libreria in modo totalmente atipico. Hai un sogno “librariesco”? Ti piacerebbe realizzare qualcosa di particolare nel tuo ambito? Sto collaborando con due case editrici (Corrimano Edizioni e D EDITORE). Per loro curo le collane per piccini, questo era un sogno grande e si sta realizzando. Mi vergogno ad avere subito subito un altro sogno, facciamo che aspetto un po'. Ancora un’ultima domanda: quale futuro vedi per le librerie, anche tenuto conto della presenza del digitale? Non ho mai avuto paura del digitale, come il sapone di Marsiglia non ha mai temuto la lavatrice. Il segreto per la lunga vita delle librerie credo si debba cercare nell'invendibile. I negozi virtuali, i grandi negozi di catena non potranno mai sostituirsi ai piccoli negozi di quartiere. Siamo ancora fatti di carne, ossa e sentimenti e il disincanto verso la quantità e l'omologazione arriverà presto. |
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