Lo abbiamo archiviato con quella sensazione di sopravvivenza che oramai contraddistingue questi anni, poco felici per noi poveri umani. Però siamo sopravvissuti, tra una bella lettura, un bell’evento culturale, tanta bella gente conosciuta e qualche bella cafonata (queste non mancano mai, e ci stanno anche bene, danno quel tocco di colore che ci permette di ridere un po’).
Ho sempre in mente di scrivere un libro dedicato all’estetica del cafone, prima o poi lo farò. No, perché la cafonaggine è un’arte e prescinde dalla semplice maleducazione o da altre forme di ingordigia, ignoranza o taccagneria. Il cafone interpreta la perplessità è il disagio che ingenera nelle persone con cui viene a che fare in due modi, a seconda del suo grado di cafonaggine: o come un suo successo personale e un riconoscimento di finezza, oppure come invidia nei suoi confronti. Il cafone è l’asino che si finge cavallo finché poi non resiste e raglia, pretendendo però che si continui a considerarlo cavallo; il cafone è l’asino autoreferenziale che – quando non si finge cavallo – si dipinge delle righe addosso per sembrare una zebra ed elevarsi così dalla massa, finché non piove. Per il cafone sono tutti degli incompetenti, tranne lui e chi gli dà corda. È molto più bello essere cialtroni, che cafoni: i primi, se è il caso, chiedono scusa e fanno un passo indietro, i secondi no, dettano lezioni di vita (ombelicale) sempre e ovunque.
Comunque, che dire, anche quest’anno, siete stati tantissimi e, non smetterò mai di dirlo, finché ci sarà anche un solo cliente, terrò aperto, nonostante i continui attacchi di qualche simpaticon* (che, per inciso, come si dice in sado, mi mettono un palmo di lardo).
Il 2018 per me sarà un anno un po’ impegnativo, sia per la promozione del mio secondo imperdibile libro Gli opinionisti, sia per altri progetti che ho in mente.
Però voi continuate sempre a venire qui, tutto gratis, e a scrivermi tutto quello che volete (‘nsomma.. tutto… vedete voi).
Augurissimi dall’oste più della malora e sgangherto del web a tutti voi avventori sfaccendati, ai quali voglio sempre più strabene. Che tutto per voi si possa realizzare meglio di quanto speriate.
Ci vediamo l’anno prossimo, smaltiti i bagordi.