La poesia, poi (sempre) secondo me, è sublimazione, anche della sofferenza, è insegnamento e stupore, non per forza positivo. Ma io sono la persona meno adatta per parlarne, lascio la parola a Dianella Bardelli, che ha unito la poesia alla sua attività di volontariato nella realtà degli Hospice. Ve la presento e se volete leggere qualcosa di suo, sarà ben felice di farvi avere qualcosa - gratuitamente – basterà contattarla all’indirizzo mail [email protected]
Ciao Dianella, allora partiamo con la domanda di rito. Ci dici nel minor numero di battute, il maggior numero di cose su di te, gossip compresi?
Sono nata a Livorno, ma ho sempre vissuto a Bologna, ora vivo in campagna vicino a questa città. Per molti anni ho insegnato lettere in un Istituto Tecnico, ora mi dedico alla scrittura. Adoro gli scrittori della beat e hippy generation; da loro ho imparato come mi piace scrivere. Mi interesso da alcuni anni di buddismo tibetano, di cui pratico, da pigra, la meditazione. Sono sposata senza figli, adoro i cani e ne ho uno infatti.
Come ti sei approcciata alla scrittura?
Tutto è partito dalla mia passione per la scrittura di Jack Kerouac e Allen Gisberg; ho imparato da loro l'improvvisazione di poesia e prosa spontanea
Poesia o prosa (e perché)?
Tutte e due, la poesia è il mio diario quotidiano (l'improvvisazione di scrittura ti consente di scrivere di qualsiasi cosa della vita mentre avviene); per quanto riguarda la prosa, scrivo romanzi, alcuni ambientati negli anni '60, '70, altri negli Usa, come il mio “Il Bardo psichedelico di Neal” ispirato alla figura di Neal Cassady, pubblicato dalla Vololibero di Milano, o “Urlando delizia sull'intero universo” ispirato a Lenore Kandel, poetessa hippy, ancora inedito. Scrivo anche recensioni e piccoli saggi su argomenti letterari.
Hai autoprodotto alcune tue opere, come mai, cosa ci dici del tuo approccio con l’editoria?
Ho autoprodotto un libretto di poesie, frutto del mio volontariato in un Hospice vicino a Bologna, sto cercando comunque un editore interessato a pubblicarlo; altre mie composizioni appaiono su due blog, uno è di Haiku, l'altro è di poesia.
La tua poesia, ce ne parli? Cosa tocca?
La vita in quanto tale, molto sulla natura. Siccome vivo in campagna, quando vado a passeggiare mi porto il taccuino e qualcosa da scrivere c'è sempre.
La mia tecnica è l'improvvisazione di poesia spontanea, mi ispiro a Karouac (che l’ha usata per tutti i suoi romanzi e che Ginsberg ha imparato da lui per la poesia).
Sei anche parte attiva di un’interessantissima attività di volontariato, ce ne parli?
Da alcuni anni partecipo insieme ad altri volontari a un progetto presso l'Hospice di Castel San Pietro Terme, vicino a Bologna, intrapreso dalla Direzione Sanitaria e dall'Associazione VINCO, chiamato Il “Thè del mercoledì”: ogni mercoledì pomeriggio noi volontari offriamo ai pazienti, ai loro visitatori, e al personale sanitario presente libero da impegni, thè, caffè, dolciumi vari e soprattutto compagnia e chiacchiere. Il tutto avviene nella bella tisaneria dell'Hospice. Qui un mio articolo.
L'hospice di Castel San Pietro è attivo dal 2005, i volontari sono presenti dal 2007; è un reparto appositamente strutturato all'interno dell'ospedale cittadino; io ho cominciato a frequentarlo nel 2009. Si tratta di un reparto a disposizione di pazienti con gravi malattie in fase avanzata, soprattutto neoplasie, che necessitano di cure palliative. L'ambiente è simile a quello domestico, con particolare attenzione agli arredi, agli spazi. Ad esempio nell'Hospice di Castel San Pietro Terme che frequento c'è una sala da Thè, che noi chiamiamo Tisaneria, a disposizione di pazienti e familiari. Ha una cucina attrezzata che permette di cucinare o prepararsi bevande calde e fredde. Noi volontari dell'Associazione VINCO la usiamo per il nostro “thè del mercoledì”.
In Italia gli hospice sono nati alla fine degli anni '90, secondo il Ministero della sanità, oggi in Italia sono 263, qui c’è una mappa della loro presenza nelle regioni italiane:
Quali soddisfazioni ti dà quest’attività?
All'inizio sono andata su invito di una mia amica che era volontaria all'Hospice, per avvicinarmi direttamente al problema della sofferenza e della morte; mi sono trovata subito bene, pur non avendo nessuna esperienza precedente; mi sono sentita subito a casa, sì in un posto della sofferenza ma anche del suo sollievo; la nostra sala da thè è un momento di tregua anche se momentanea dalla vita nelle camere dove si soffre ma si è anche curati con molto amore.
A cosa serve la poesia? Te lo chiedo in veste di uno che ammette di avere l’animo poetico di un coccodrillo.
Io sono totalmente antiaccademica, per me la poesia è il linguaggio della coscienza e chiunque può scrivere poesie ; invece forti della nostra tradizione ce ne facciamo condizionare, pensiamo che il poeta debba essere colto, ma non è così: il poeta deve aprire le porte della coscienza a quel che accade. Nell'improvvisazione di scrittura, la mente detta senza filtri. È un momento affascinante e si scoprono cose su di sé che non si sapevano.
Hai dei progetti per il futuro?
Sto scrivendo un romanzo ambientato in Nepal e in Italia negli anni '70 e '80; è il seguito di un altro che sta per essere pubblicato; penso di continuare a scrivere piccoli saggi su quel che mi colpisce in campo letterario; scrivere poesie; continuare ad andare al'Hospice.
Ci regali una poesia?
Hospice
E a volte
nel ricordo
l’occhio si spegne
diventa opaco
va oltre
la terra dell’umano dolore
perché c’è un oltre
dopo aver percorso
la terra incognita
del dolore profondo
che non sapevamo esistesse -
è come avere sempre sete
anche se si è bevuto
acqua fresca pulita -
in quell’oltre dei deserti
e degli oceani
e dell’universo tutto
l’occhio si spegne
in un vuoto
che dura un momento
dove tocchi
la morte dell’altro
dove conosci davvero
cos’è morire -
poi la vita riprende