Ciao Antonello, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi?
Dunque, mi chiamo Antonello Saiz e faccio il Libraio. Dopo una storia lunga ventritre anni, nel dicembre scorso ho perso il mio compagno di vita, Igi, portato via da una bruttissima Leucemia fulminante. Era la persona con cui negli ultimi venti anni ho condiviso questa grande passione per i libri e costruito i miei sogni di carta. Dopo una perdita di questa portata, è durissima ricostruire intorno a delle ferite e continuare in lavoro fatto non solo di libri, autori e sogni ma anche fatture, conti deposito, condizioni commerciali, ricevute bancarie, scadenze, richiami e rese. Ma devo ricostruire. E con un maggior impegno di prima. Nel nome e per conto anche di Igino.
Il libraio, come mai questa scelta?
La mia scelta di vita in mezzo ai libri è frutto della pura casualià. Dopo studi universitari scientifici in Farmacia, mi ritrovo a fare il servizio civile nella Biblioteca di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. L’amore per i libri comincia in questo modo, in maniera del tutto fortuita e grazie alla passione di una bibliotecaria di nome Angela Lodi. Fu amore a prima vista per l’oggetto libro e cambio radicale di vita con i libri che diventano da quel momento elemento dominante delle mie giornate. Determinante, poi, in tempi più recenti l’incontro sempre casuale con Alice, giornalista e mia attuale socia: assieme, per diversi anni ci siamo trovati a gestire una libreria generalista, poi il coraggio e la grande decisione di fare il passo e investire tutto quello che avevamo nell'apertura dei Diari di bordo. Un salto nel vuoto questa decisione, per giunta fatta in un periodo dove le congiunture economiche erano tutte sfavorevoli: siete due pazzi», «chiuderete la saracinesca nel giro di due mesi»… e invece siamo ancora qui esistenti e resistenti.
Oramai, purtroppo, tutti scrivono e i libri si trovano praticamente ovunque (negli uffici postali, nei supermercati, eccetera). Quale ruolo pensi che abbia, oggi, nell’era digitale, il “libraio”?
Tutti scrivono libri, a volte pure con arroganza, e i libri si trovano ovunque in un mondo editoriale profondamente cambiato negli ultimi anni. I libri che arrivano sul mercato sono davvero troppi e non sempre validi. Saper fare da filtro non è semplice. Evitare le pressioni e il canto delle sirene delle case editrici non è tanto facile. Si deve imparare a convivere con la crisi, Amazon, le vendite online, i grandi gruppi editoriali che fanno fusioni strategiche e alcune piccole case editrici che ragionano solo con la logica del guadagno facile. Il ruolo del libraio di qualità che fa da filtro a tutto questo con passione e entusiasmo può fare la differenza per il lettore e da qui l'idea di essere un libraio parecchio social, che fa Rete con altri librai indipendenti fortemente competenti e preparati, che collabora con blog e blogger a stretto contatto, che raccoglie recensioni e schede di libri per fare una corretta divulgazione. Sono un libraio che soffre di insonnia da sempre e quindi ho tempo sufficiente per leggere e pure per scrivere piccoli commenti ai libri che leggo con il mio linguaggio semplice sui social network. Un ruolo nuovo e una sfida per un libraio del nuovo corso è avere la capacità di attirare l'attenzione di chi normalmente legge poco o non legge affatto. Un lavoro di questo tipo non si improvvisa dal giorno alla notte, o partecipando ad allegre convention con motivatori vari. Un lavoro di questo tipo si impara, senza alcuna retorica, sui libri e la polvere e comporta mille sacrifici e rinunce.
E al di là del ruolo, pensi che un libraio abbia delle responsabilità nei confronti dei lettori?
Un libraio, per come lo intendo io, le uniche responsabilità le ha solo esclusivamente verso il Lettore. Riuscire a fare della propria libreria il riferimento dei lettori curiosi presenti in una comunità è un compito fondamentale. Nella proposta culturale che si offre, bisogna fare scelte anche drastiche, pure arrivare a scontentare scrittori amici ed editori con cui collabori da anni. Il lettore non devi prenderlo in giro, mai! Questa è la regola numero 1, 2 e 3. Esiste una molla fondamentale, una miccia di innesco che ci muove nel nostro lavoro: il rispetto per il lettore e per questa ragione tutto quello che noi proponiamo è ciò che noi per primi vorremmo trovare all'interno di una libreria. Spesso il coinvolgimento trasmesso da un libro può essere manifestato attraverso delle “Letture ad Alta Voce” e per questo nella nostra Libreria ci siamo inventati una piccola formula di successo, dove nelle interviste accanto alle domande di rito spesso sono i librai a fare delle “Letture ad Alta Voce” proprio per incuriosire e innescare stimoli continui attraverso i libri.
Secondo la tua esperienza, qual è la fascia di età dei lettori più “forti”?
Il termine lettore forte non mi ha mai convinto. Preferisco parlare sempre di lettori veri. E anche in questo caso non riesco a fare una generalizzazione per quel che riguarda la fascia di età. Nel corso di questi anni, abbiamo sempre organizzato gruppi di lettura (e pure in questo caso cercando di togliere la polvere che spesso accompagna queste riunioni tra persone autoreferenziali che si vomitano addosso parole), con fasce di età molto trasversali, dove il giovane ventenne si confronta piacevolmente con la signora pensionata, innescando meccanismi nuovi di condivisioni. Da alcuni mesi, ad esempio, nella nostra libreria, il gruppo di lettura lo abbiamo rivoluzionato in un gruppo di lettori ad alta voce, che per alcune settimane discutono del libro attraverso i social e una volta al mese all'interno della libreria si incontrano per delle letture consapevoli e condivise, dove la partecipazione è parecchio sentita.
E i bambini, come li vedi nei confronti della lettura?
Io ho un nipotino di dieci anni di nome Leonardo che ha sempre vissuto a stretto contatto con noi e la libreria. Spesso, quando era più piccino, mi chiedeva: «Ma perché devo leggere, non bastano i tanti compiti che ho a scuola?». Appassionarlo alle letture è stata una cosa semplicissima, è bastato regalargli belle storie che lo intrigavano. Io mi sono servito in quel caso delle bellissime storie scritte da una piccolissima casa editrice, la Rrose Selavi. Raccontando a Leonardo della passione per i gatti di una Elsa Morante bambina, sono riuscito a fare breccia e a fa far capire che la lettura può essere un vero svago al quale ricorrere giornalmente. L'importante è saper veicolare belle storie per far capire a un bambino l'importanza della lettura, a fargliela amare e a considerarla come un tesoro da scoprire. Leggere dev’essere un piacere per un adulto, figurarsi per un bambino, e far diventare la lettura una fonte di idee e riflessioni anche per un piccolo lettore è uno dei tanti compiti di un libraio attento.
Librerie indipendenti e librerie “di catena”, te la sentiresti di pronunciarti sui rispettivi “pro” e “contro”?
In questa risposta direi che devo essere un tantinello partigiano, ma non poco obiettivo. “Diari di bordo” è una piccola libreria indipendente nel cuore di Parma e anche parecchio integralista, se vogliamo, dove si trova quasi esclusivamente tanta narrativa dell’editoria indipendente di qualità con la traduzione di autori, soprattutto africani e asiatici, introvabili in una libreria generalista o di catena. Siamo una libreria indipendente anche per la scelta delle case editrici che abbiamo deciso di tenere: tutte piccole e non legate ai grandi gruppi. Saremo radicali, ma questa è l'indipendenza. Abbiamo deciso di selezionare singolarmente ogni libro da adagiare sui nostri scaffali, uno per uno e con grande attenzione e dedizione, arrivando a scovare piccole perle dell’editoria che per la loro natura non potrebbero emergere nei circuiti commerciali. Il filo rosso di tutti questi libri è quello del viaggio, che è il tema che abbiamo scelto per differenziarci come realtà indipendente, ma è un filo molto sottile per parlare poi di luoghi e viaggi non solo fisici. Ogni libro del resto è un viaggio. In sintesi io direi che la cura di una libreria indipendente è difficile da trovare in una libreria di catena per le logiche commerciali che ci sono dietro. Detto questo, la differenza la fa sempre il libraio. Lo scrittore Ivano Porpora mi bacchetta spesso per quelle mie crociate contro le librerie generaliste, perché per lui un buon libro è sempre un buon libro, ovunque. E sicuramente ha ragione. Del resto, io ho amici librai come Arturo, Salvatore, Carla e Veronica che lavorano da anni per delle librerie di catena e dei loro consigli di lettura io mi fido più dei miei, tanto per dire.
Le presentazioni librarie: funzionano?
Le presentazioni in libreria funzionano, eccome! Certo, funzionano se trovi la formula giusta. La messa cantata con il giornalista locale autoreferenziale, o con il trombone concentrato esclusivamente sul suo ombelico, ha ormai fatto il suo tempo e pure la muffa. Il lettore curioso ha bisogno di stimoli nuovi e nuove formule più snelle di presentazione. Con le nostre sedie in plastica prese in prestito al Circolo dei Sardi, con le nostre presentazioni in piedi e senza microfoni abbiamo creato un clima familiare dove i sorrisi di gioia intorno a un libro, e le riflessioni, non mancano mai e dove può accadere che ci si fermi per ore a chiacchierare amabilmente con un autore. Togliere, assieme ai lettori e agli autori, la polvere dai libri e creare intorno al libro un clima gioioso di festa ogni volta è il nostro compito. Ho sempre pensato che le librerie fossero luoghi magici e bellissimi per chi ama la lettura, che nulla hanno a che vedere con gli sbadigli e la sonnolenza. Ecco io penso che possano diventare una gioia per gli occhi e per lo spirito quando si crea tra librai, lettori e autori una particolare sintonia.
Editoria a pagamento, doppio binario, self e POD. Premesso che sono attività lecite e oneste, al pari dell’editoria classica, o free, trovano spazio da voi?
Be’, si sarà capito dalle risposte precedenti che operiamo una scelta etica molto precisa. L'editoria a pagamento non fa per noi. La valvola di sfogo di quegli scrittori incontenibili che devono scrivere per forza e pure con arroganza non è contemplata tra le nostre preferenze. Diciamo che i nostri criteri di selezione ci impongono di dire «No!» a tutto quello che non ci piace. Ecco, questo è un altro dei vantaggi dell'essere indipendenti. Essere indipendenti comporta saper dire no anche allo scrittore famoso che porta pubblico quando il suo libro non rientra nel tuo progetto culturale. Essere una libreria indipendente significa non passare dai distributori e non non avere anche molte altre cose all’interno della libreria che coi libri c'entrano poco.
Come si diventa librai? Voglio dire, oltre alla passione, oltre alla competenza editoriale, servono altri corsi e autorizzazioni speciali? Quali?
Si diventa librai per passione, fondamentalmente. Poi corsi di formazione e incontri servono ovviamente per perfezionare gli strumenti di lavoro, aggiornare il proprio gestionale, essere informati sulle novità in campo editoriale. Ma la componente umana quella non la impari in nessun corso di formazione. Lo spessore umano o lo hai insito nei tuoi cromosomi... o cambia mestiere! Ho visto negli anni facce tristi di librai poco capaci a ridere o sorridere o ad essere accoglienti... che Levati!
Esistono autori, o titoli, che “tirano” più di altri?
Il discorso dell'autore e del libro che tira va bene per una libreria generalista. Da noi funzionano poco proprio per la natura stessa della nostra Libreria. Da noi Harry Potter non lo troverai mai e se Kent Haruf o Claudio Morandini vendono tanto, non è per via dell'onda anomala della moda temporanea. Vendono perché è stato fatto un lavoro dietro di preparazione alla lettura. C'è una strategia informativa ben mirata a far conoscere solo ed esclusivamente belle storie, di quelle che ti rimangono appiccicate addosso. Non è un caso che un autore come Tito Pioli con il suo libro di esordio Alfabeto Mondo, segnalato al Premio Calvino 2016 e attenzionato dall'attore Fabrizio Gifuni per un lavoro teatrale, sia un perfetto sconosciuto in molte librerie e da noi abbia venduto parecchie parecchie copie.
Hai un sogno “librariesco”? Ti piacerebbe realizzare qualcosa di particolare nel tuo ambito?
Di sogni libreschi nel cassetto, realizzati, si compone la mia vita. Di altri sogni, più ambiziosi, preferisco tenermeli chiusi a chiave e a doppia mandata nel cassetto, per ora.
Gira voce che qualcuno ha detto che, professionalmente, sei sconosciuto e piccolo. Prova a immedesimarti in chi ha detto – se è vero – questa cosa: secondo lui (o loro), allora, chi sono i “conosciuti” e i “grossi”? (Non vale citare le librerie di catena, troppo facile.)
Sapere di essere per qualcuno un libraio sconosciuto e piccolo a volte può essere un punto di forza e un vantaggio. Noi non siamo legati a nessuno e promuoviamo chi ci piace, pure libri usciti anni fa, perché per noi i libri non sono come le mozzarelle, non scadono mai se sono belli. Per noi le novità editoriali valgono un tanto al chilo e forse per questo a qualcuno viene comodo lasciarci nell'ombra o in panchina. Certe iniziative di certe case editrici non ci hanno mai convinto fino in fondo. Siamo forse troppo sospettosi e pure un pò rompicazzo, perché la "fuffa" la subodoriamo a naso. Diciamo sempre quello che pensiamo anche attraverso i social e poco diplomaticamente e ci mettiamo sempre la faccia e forse questo non è gradito a tutti. Alice e io non dobbiamo dire grazie a nessuno, questo è il punto. Non abbiano padrini e il lavoro di divulgazione che facciamo è frutto solo del nostro sudore. Questo nostro sforzarci a voler essere un centro culturale, un piccolissimo avamposto culturale che resiste,oltre che un semplice negozio ci porta a guardare con sospetto le selezioni come a Sanremo e gli algoritmi. Noi siamo librai di cuore e abbiamo in testa un progetto culturale molto chiaro e su quello cerchiamo di lavorare nel nostro piccolo cercando di coinvolgere essenzialmente i nostri lettori. Ci interessa essere conosciuti dai nostri lettori che, acquistando i libri che proponiamo, ci permettono di ammortizzare le spese vive di una libreria in pieno centro storico a Parma con affitti che neanche sto a dire... e gli editori che ci considerano sconosciuti hanno tutto da perdere da noi due, che in tre anni hanno fatto un mare di cose: hanno vinto un primo premio nazionale del Cepell, per le iniziative solidali intorno al libro sono finiti attenzionati da Antonella Barina sul Venerdì di Repubblica e solo questa estate erano tra le Trenta librerie indipendenti più fighe d'Italia sull'inserto D di Repubblica e sul Sole Ventiquattrore tra le migliori di viaggio. Tanta roba per due emeriti sconosciuti.
Ancora un’ultima domanda: quale futuro vedi per le librerie, anche tenuto conto della presenza del digitale?
Il futuro per le librerie indipendenti io voglio vederlo in discesa nel tempo del digitale. Fino a quando le librerie saranno luoghi in cui anzitutto ci si confronta sui libri con i lettori ci sarà speranza. Riuscire a creare spazi per la condivisione è fondamentale. È di grande importanza avere un luogo fisico dove si riscopre la necessità della dimensione umana, dove lo scambio reciproco tra librai e lettori è vitale per il libro stesso. Non c'è vendita online che tenga per tenere un libro vivo e in vita per molto tempo. Solo in una libreria e tra i suoi scaffali si potranno sempre innescare riflessioni anche a distanza di mesi o anni a seconda di chi lo legge quel libro o quando lo si legge. Noi siamo quelli che un libro non ha il tempo di emivita di tre mesi come per altri, e che non scade mai.