La quarta di copertina recita:
“Le settanta pagine di questo libro sono estrapolate dal diario, immaginario e virtuale, di una donna che ha vissuto gran parte della propria vita in balia di eventi contrastanti e di persone non gradite.
La storia parte dalle ultime battute del matrimonio oramai finito di Nicoletta, la protagonista che, attraverso una serie di amicizie e di situazioni all’apparenza stravaganti - ma che poi si rivelano solo banali -, per non soccombere del tutto, approda a una nuova vita.
Il problema della consapevolezza del sé e la necessità di un riscatto, la spingono a cercare di recuperare tutto ciò che le è stato negato dalla madre prima, dal marito e dai figli dopo.
Una serie di (dis)avventure descritte con coraggio e sincerità sono il veicolo verso una rinascita, a metà tra salvezza e realizzazione.”
Non credo ci sia molto da aggiungere. Settanta pagine che puzzano di vita, che sbattono in faccia al lettore la disperazione della sopravvivenza e che mettono in brutta luce tutti i protagonisti; una penna inclemente, che non perdona le debolezze, non concede attenuanti, ma ci ricorda che, un attimo prima della catastrofe, c’è sempre una piccolissima via d’uscita. Non è facile descrivere le miserie umane che ci contraddistinguono, ma l’autrice c’è riuscita benissimo, con uno stile lineare e solo all’apparenza indolore, come una stilettata che quando te ne accorgi è troppo tardi. L’estetica della volgarità della carne, della sopravvivenza: in queste pagine ci siamo noi, è inutile ingannarci, si deve solo correre per salvarsi.
La questione femminile viene trattata magistralmente da una donna che, con queste parole, dà una lezione da non poco a certi uomini. A certi. Assassini. E bastardi. Con quel tono smarrito e quasi autoassolutorio di chi crede di sbagliare, o che vuole spiegare troppo, l'autrice riesce a trasmettere la disperazione di una donna illusa troppe volte ma che non si arrende, suo malgrado.
Forse dovrei iniziare a rivedere le mie convinzioni in ordine al self, però una cosa positiva c’è: checché se ne dica, ci sono romanzi che mi piacciono.