È diretta da Alessio Rega che si avvale della consulenza esterna di Carlotta Susca.
La direzione artistica è affidata a Mariano Argentieri; la grafica è curata da Giuseppe Inciardi; all'editing e alla correzione delle bozze ci pensano: Arianna Caprioli, Sara Saffi, Pasquale Braschi, Carmela Moretti, Tanya Fina; per l'ufficio stampa c'è Davide Impicciatore; il webmaster è Gianmarco Ferrante e i diritti esteri sono sotto il controllo di Sabrina Rega.
L'editore ha accettato di rispondere ad alcune domande, eccovelo.
Ciao Alessio, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi?
Insomma vuoi farti i fatti miei? Che dirti, sono sempre stato un amante dei libri. Leggevo e leggo ovunque, anche se ora leggo meno i libri “per puro piacere” dato che il tempo a disposizione è sempre poco. Ho una formazione umanistica, sono laureato e specializzato in Comunicazione, sono un giornalista e ho sempre lavorato nell’ambito editoriale. Gossip? Al momento non cerco moglie, diciamo così! Amo viaggiare, fare sport e bere birra!
“I fannulloni”, ecco il significato in italiano del nome che avete scelto per la vostra casa editrice. Come vi è venuto in mente di usare questo termine – riferibile, come voi stessi scrivete sul vostro sito, a una figura prettamente primonovecentesca d’intellettuale che, armato di bombetta e bastone da passeggio, vaga senza meta per le vie della sua città discutendo di letteratura e filosofia?
Errato. Non esiste un vero e proprio corrispettivo italiano di flâneur. Se proprio vogliamo trovare un termine che più si avvicini, non è certo “fannullone”, quanto “passeggiatore”, colui che va in giro per le strade cittadine alla ricerca del bello. Alla stessa maniera, noi andiamo alla ricerca di storie belle e accattivanti da raccontare, e quindi da pubblicare.
Anzi, come vi è proprio venuto in mente di aprire una casa editrice?
Per me è la realizzazione di un sogno. Ho sempre voluto fare l’editore e alla fine ci sono riuscito. Un ruolo importante per la nascita della casa editrice lo ha avuto Bianca Cataldi, scrittrice ed editor, che con me ha condiviso i primi passi di questa fantastica avventura editoriale. A maggio 2016 le nostre strade tuttavia si sono divise e per la casa editrice si è aperta una nuova e più stimolante fase.
Quali generi trattate?
Siamo una casa editrice generalista. Abbiamo collane di narrativa (con tutti i vari sottogeneri), narrativa per l’infanzia, poesia, saggistica, libri artistici e fotografici, libri di cucina. Non ci facciamo mancare niente. Questo però non significa che non ci sia un’accurata e attenta selezione.
Quanti titoli avete in catalogo?
Circa una trentina.
Come dev’essere per voi il manoscritto – e quindi il vostro libro – ideale?
Ci sono tanti aspetti che prendiamo in considerazione. Prima fra tutti la qualità della scrittura che è per noi conditio sine qua non per poter pubblicare con noi.
Ci sono editori storici, o autori, che tenete come riferimento?
Ci sono grandi case editrici che guardiamo con molta ammirazione: da Einaudi e Neri Pozza, da Sellerio a Minimum Fax. E tante altre. Noi siamo una piccolissima realtà, cerchiamo di imparare e prendere il meglio da chi ha molta più esperienza e capacità di noi.
Un editore: cos’è? Chi è? Che ruolo dovrebbe avere nel panorama culturale?
Chiariamo subito una cosa. Un editore non è un mecenate, una casa editrice è un’azienda come le altre. Alla fine quello che contano, sembra poco romantico dirlo, sono i numeri. Se non si vendono libri, una casa editrice chiude. È necessario far quadrare il bilancio. Certo, questo non significa che un editore non debba essere anche un promotore culturale. Bisogna cercare in ogni modo di trovare un equilibrio tra questi due aspetti. Non è facile ma ci proviamo con grande impegno e soprattutto passione.
Come vi ponete di fronte alla critica letteraria e ai critici? Voglio dire, di che tenore sono state le reazioni e le recensioni che hanno ricevuto le opere da voi pubblicate?
Se pubblicassimo letteratura, sarebbe davvero importante per noi il parere della critica letteraria. Ma non è questo il nostro caso. Pubblichiamo in linea di massima narrativa di consumo. Libri pur sempre belli ma che di certo, tranne in rari casi, possono far parte di quelli che può essere definitiva Letteratura. Se mi permetti, la Letteratura ha poco a che fare con l’editoria.
E quanto le tenete in considerazione, stroncature – se ce ne sono state – comprese?
Le recensioni fanno parte del gioco, non ci esaltiamo e non ci disperiamo mai troppo.
Qual è, secondo voi, il canale la strategia migliore, per la promozione di un’opera e, di conseguenza, per incrementare la lettura?
Non avendo una distribuzione importante, pur avendo un distributore nazionale, come può avere, che ne so, la Mondadori, per noi la principale strategia di vendita è sicuramente rappresentata dalle presentazioni, dagli eventi e dalle fiere. Importante è anche la promozione online, ovviamente. Per incrementare la lettura, il discorso è davvero molto complesso, ci vuole prima di tutto un’educazione alla lettura, che deve necessariamente partire dalla famiglia e dalla scuola. È chiaro che il rapporto editore-autore ha un ruolo determinante nella promozione, deve costituire un binomio fondamentale.
Cosa pensate dell’orda (passatemi il termine, che comprende anche me) di persone che scrivono, ovvero traducendo in percentuale la qualità dei manoscritti che ricevete, quanti hanno dignità?
Il problema principale è che si scrive senza leggere. Lo dico sempre, la scrittura non può essere solo improvvisazione, anzi. È molto di più: è disciplina, formazione, impegno. La qualità dei manoscritti che arriva in casa editrice è molto bassa. È davvero difficile riuscire a trovare testi che meritano di essere pubblicati.
Come reagiscono gli autori ai vostri dinieghi?
All’inizio avevamo deciso di giustificare i nostri dinieghi attraverso una scheda del libro con l’indicazione dei motivi che ci hanno spinto a rifiutarlo. Nonostante questa disponibilità, siamo stati sommersi di insulti e critiche. Per questo motivo non forniamo più il responso negativo, non siamo più disposti a battibecchi interminabili.
Premesso che si tratta di attività più che lecite, come vi ponete di fronte all’editoria a pagamento? E al selfpublishing? E al print on demand?
Noi siamo contro l’editoria a pagamento. Fino a quando ci saranno autori che, pur di soddisfare il proprio ego, sono disposti a versare qualsiasi somma pur di vedere pubblicata la propria opera, questa piaga non sarà mai debellata. Ovviamente ci sono anche opere che, per il loro carattere scientifico o formativo, possono anche essere finanziate. Ma si tratta di lavori specifici. Il selfpublishing lo considero un vero e proprio male. Ormai tutti si sentono autorizzati a scrivere ma soprattutto a pubblicare. Tutti, insomma, si sentono scrittori. Non è così, ho trovato pochissimo materiale interessante in self e ciò non fa altro che ingolfare di materiale scadente il mercato. Discorso analogo per il print on demand.
Digitale o cartaceo?
Per ora ancora cartaceo, ma il digitale è un mercato che non va sottovalutato.
Un’ultima domanda e concludo: ma ‘sti lettori, ci sono? Non ci sono? O tutti scrivono e pochissimi leggono? In definitiva, riusciresti a tracciare una mappa, a delineare i contorni della lettura, qui in Italia?
Questione complessa. Sicuramente si legge più al Nord rispetto al Sud. Ma in linea generale si legge troppo poco ovunque. Purtroppo come dici tu, tutti scrivono e pochissimi leggono. Purtroppo questo l’ho notato anche tra gli stessi autori che spesso non partecipano alle presentazioni dei loro colleghi. Insomma, non è proprio il massimo.
Grazie Alessio per il tempo che mi hai dedicato, non posso fare altro che augurarti di raggiungere obiettivi sempre più prestigiosi.