Il paradigma esistenziale che percorre Beth, la protagonista dell’omonimo romanzo breve di formazione scritto da Anna Giorgini, Beth, un giorno ancora [Youcanprint, 80 pagine], è il déjà-vu che, come il peccato originale, segna la vita di una giovane donna. L’inesperienza, l’esigenza innata, e talvolta mal gestita, di ribellione, il sogno di una vita idealizzata: un mix di circostanze sfortunate che hanno segnato Beth fin dall’adolescenza. Ma cosa si desidera, di fatto, per noi e per i nostri figli? Non osiamo dirlo apertamente, ma neppure negarlo: vogliamo la perfezione dell’equilibrio e Beth, un po’ impregnata di conformismo materno, un po’ nella solitudine dorata in cui il suo primo marito la relega, scopre a proprie spese che la vita ha un altro concetto di perfezione e di equilibrio. Il tradimento che subisce, quindi, è doppio, prima il ricco e potente marito inizia a tradirla con una donna dalle idee più “aperte”, poi la vita stessa inizia a isolarla fino a farla cadere nel limbo della depressione.
Solo dopo avere toccato il fondo, Beth inizia a comprendere, sebbene non in pieno, quale potrebbe essere il concetto di equilibrio e di perfezione che il destino ha riservato per lei, un equilibrio che mette in gioco altre forze, meno appariscenti ed effimere di quelle cui è stata “abituata” dall’ormai ex marito, ma condivisa secondo le proprie capacità; un equilibrio non univoco ma che tiene conto delle diverse Beth che la vita ha plasmato, le stesse della copertina.
Assieme a Beth e al suo primo marito Roby, ci sono anche Laura e Vittorio, ossia le persone che sconvolgeranno la sua esistenza. La vita, anche se sembra un assurdo, per aspirare a un equilibrio, deve subire qualehce sconvolgimento e assaporare, parafrasando Dante Alighieri, quanto sa di sale lo pane altrui, ovvero il compromesso.
Anche con quest’opera – la settima, dopo Il percorso di una vita; Corri Adele corri, B&b, Tea, Cloe e Frida, al di là del vetro – l’autrice ci conferma che anche tra le autopubblicazioni ci sono storie notevoli.