Sono prove di volo, prove di superamento delle difficoltà che ci tengono ancorati - per gravità, in ogni senso – alla realtà di un mondo che vorrebbe farci sentire inadeguati.
Interessante la precisazione contenuta nella prefazione a firma di Alberto Bertoni, nella quale definisce la poetica dell'autrice: estranea alle secche astrattive e fantasmatiche del lirismo passatista.
Sessantatré liriche, senza titolo, solo numerate, che mettono a nudo il disagio del vivere, l’illusione universale del sentirci inadeguati. E si tratta di una inadeguatezza assimilabile a uno spleen neomoderno.
Chissà che fine hanno fatto
tutti i sogni di vittoria,
tutti i ribelli
Tutti gli splendidi Soli
senza universi,
intorno,
in monotona entropia
[1]
Ho sempre un figlio
in grembo,
una vita da accudire,
quando mi porto alla luce,
attraversando il buio
che da sempre
mi conduce
Altrove.
[2]
Mentre cerchi dio,
in una giornata perfetta
qualunque,
il mare
si carica d’elettricità
[5]
L'autrice idealizza un altrove di universi da esplorare, con fiducia, senza escludere neppure il soprannaturale: lì vorrebbe portarci, per poter avere più affinità e trasformare l’energia in positività, anche a costo di cambiare l’asse del pianeta [31]. Universi senza demoni, né gravità – in ogni senso.
In compagnia
del demone
e del felino,
sei più vicino
alla carezza
o al morso.
Galleggi
in assenza di gravità
[6]
Universi fatti di galassie dove nessuno giudica le teste bislacche, anzi ne celebra gli orizzonti capovolti; orizzonti che solo il poeta può ammirare e dai quali non si debba più vedere l’uomo nero, né avere spilli nel petto.
Come un tappeto,
sosterranno
le punte dei miei piedi
alla ricerca del cielo,
quando
dirò addio alla mia vita
storta,
ai miei orizzonti capovolti
da una mente
bislacca,
senza dio.
[9]
Ho mille spilli in petto,
la sensazione
che il peso sullo sterno
mi stia spaccando
le ossa,
quando penso
che nessun mondo,
nessun volto
mi è mai parso,
prima,
così straniero.
[58]
Un’opera struggente, meravigliosa, coraggiosa. Versi senza alcuna pretesa di assoluzione, per tornare a Umberto Saba, il quale ha aggiunto: "e, come ogni confessione, vuole l'assoluzione. Successo mancato equivale assoluzione negata". Resta solo la confessione e la consapevolezza suicida della speranza che va a cozzare con le infinite sirene che non smettono di tentarci, anche con esiti infausti: illusioni liberatrici, prima del tonfo con i nostri doveri. Il successo? Difficile da quantificare in termini concettuali, l'RNA che ci imprigiona non consente una valutazione accettabile, né un Azimut.
Un uomo nero,
vestito tutto di nero,
occupa
il posto davanti a me
sul treno.
È bellissimo,
sembra quasi vero,
un’ombra in carne ed ossa.
[35]
Il sacrificio della Donna
alla ventitreesima
mossa.
Lo splendore
dei gesti insperati,
degli amori
inaspettati.
[36]