Vorrei parlarvi di una categoria di persone di merda di cui sospettavo l’esistenza e che, grazie al recente film sugli scandalosi fatti relativi alla vicenda Cucchi, ho avuto la conferma essere tra noi.
Parlo di chi, sui Social – con riflessi nella vita privata, anche degli altri – dall’alto dei water scoloriti e maleodoranti su cui stanno tutto il giorno, nei cessi che hanno eletto a loro dimora ufficiale, scrivono lunghi post di condanna su quella vicenda, sperticandosi in articolate analisi, simulando occhio critico e tanto buon senso, per dimostrare al mondo il loro orrore di fronte a certi fatti così scandalosi.
«Solidarietà per Stefano, e per Federico!»
Ché loro oramai sono in confidenza con quei due poveri ragazzi, vittime innocenti di una stortura istituzionalizzata. Fior di intellettuali danno lezioni di diritti umani (anche) verso i detenuti e si svenano per far sapere quanto bisogno ci sia di cultura e di educazione.
«Mioddio, che orrore, poveri ragazzi! Presto, intitoliamo loro una strada, una via, una piazza, una biblioteca dove far tante presentazioni di libri per sensibilizzare la popolazione!!»
Esperti del tag selvaggio e casuale, tanto per far vedere che conoscono tanta bella gente importante (su Facebook, mica dal vivo).
Questa pletora di persone tanto sensibili, però, è parimenti pronta e brava a uccidere chi dal carcere è riuscito a uscire vivo, fosse anche solo facendo di tutto per affibbiargli la morte sociale. Ché loro sono intellettuali di una nuova, ma poi mica tanto, corrente: corrente alternata sulla scacchiera delle opportunità. Oggi nero, domani bianco. Poi grigio.
Antifascisti della domenica talmente fanatici da non rendersi conto di essere loro stessi dei neofascisti, portatori di metodi e di ideali più che dannosi.
Quindi cari Stefano, Federico e altri, che siete crepati per indegna mano umana nel silenzio più totale dopo essere stati presi in custodia dallo Stato per “rieducarvi”, se foste sopravvissuti alle sbarre, fuori avreste trovato questi fior fiore di intellettuali pronti a riservarvi, magari con pensosa eleganza, lo stesso trattamento subito in cella: vi avrebbero attaccati in ogni modo, perché, secondo la loro mente bacata, siete scomodi e avete sbagliato, quindi siete indegni di tutto. Siete da eliminare come tutti quelli che escono dal carcere. Anche se avete espiato il vostro debito con la giustizia, restate sempre indegni, anzi degni di essere sbeffeggiati.
Amici bettolari, non abbiamo scampo finché certe bestie maleodoranti continuano a cagare nel mare della cultura; tutte persone che come minimo fanno politica e vogliono il bene per la “loro” gente (e per il loro portafoglio e per il loro ego patologico).
Non sono solito ad attaccare sul piano personale, io valuto i fatti, ma certe persone, oltre che brutte fuori, sono marce dentro. Ipocrite, opportuniste, leccalulo e, consentitemelo, assassine.
Fate schifo, abbiate almeno il buon senso e il pudore (andate a controllare il significato di questi termini, visto che con ogni evidenza ne sconoscete il significato) non solo di non nominare chi è morto in solitudine, tra quattro mura blindate, ma anche chi ha avuto suo malgrado la sventura di finirci tra quelle mura, perché ne siete indegne. Voi riuscireste a uccidere nello stesso modo degli assassini di Cucchi e Aldrovandi, ridendo (risum abundat…) e col vostro comportamento da Russia degli anni ’50. Misere figure in cerca di notorietà, scimmiette ammaestrate da dossieraggio del mercato. Ridicole comari da quartierino.
Guardate la palude che avete in famiglia e poi ne riparliamo.
Bastardi.
E bastarde.
E anche vigliacche e vigliacchi.
Abbiate rispetto per le persone, anche per quelle che non vi leccano il culo e non permettetevi di giudicare o usare come arma certi argomenti, tanto rimanete sempre brutte persone e non andrete oltre la porta del vostro cesso, anche se siete convinte di fare cultura. Voi la cultura non sapete neppure dove sta di casa e a nulla volgono i tanti libri letti, i tanti post scritti, i tanti untuosi eventi.
Ok, quanto prima si riprende con il mio cialtronismo cialtronissimo.