Imp.: «No, guardi, a me risulta un’altra data, signore.»
Io: «Impossibile.»
Imp.: «Ne è certo?»
Io: «Be’ direi di sì, la patente l’ho presa io, è la mia.»
Imp.: «Senta, ma lei per caso, la patente, l’ha rinnovata qualche volta?»
Io: «Certo, l’ho presa nel 1990.»
Imp.: «Allora, forse, rinnovandola la data è cambiata.»
Io: «Eh, certo, come no! La data di rilascio cambia a ogni rinnovo secondo lei?»
Imp.: «Ah signore, questo lo sa lei, la patente è la sua! Comunque per l'attivazione deve andare all’ufficio postale perché io da qui non posso fare nulla! Buongiorno.»
Mi arrabbio un po’. Vado all’ufficio postale, faccio una mezz’oretta di coda ma la gentile impiegata mi dice che, essendo quella una carta non rilasciata da loro, non può essere attivata lì, ma solo telefonicamente perché loro non hanno alcun accesso. Il giorno successivo riprovo con il telefono. Mi risponde una voce femminile. Ricomincia la solita trafila e ci rifermiamo sulla patente, questa volta però sul numero.
Io: «Impossibile, guardi, è una D.»
Imp.: «A me risulta O.»
Io: «Scusi eh, ieri al suo collega il numero risultava giusto, c’era un problema di data, oggi invece c’è il numero che non quadra?»
Imp.: «Io seguo la procedura, non so nulla degli altri. Ha per caso rinnovato la patente qualche volta?»
Io: «Sì, direi, dal 1990.»
Imp.: «Allora magari il numero è cambiato.»
Io (tentando scioccamente di fregarla): «Ah sì è vero, alla fine c’è una O anziché una D, che sbadato che sono.»
Imp.: «Eh no, mi ha detto D! E vale la prima che dice! Io non faccio dei falsi! Deve andare all’ufficio postale per…»
Io: «Ci sono già andato all’ufficio postale e mi hanno detto che non possono fare nulla.»
Imp.: «Come no? Lei gli deve dire di aggiornare i dati tramite la procedura e di fare il modello…»
Io: «No, guardi, mi hanno detto che non possono proprio nulla perché la carta non è la loro.»
Imp.: «Aspetti un attimo.»
(… musichetta … quattro stagioni di Vivaldi … poi torna)
Imp.: «Signore va bene gliela attivo, allora aspetti un attimo.»
(aspetto, rumore di tastiera)
Imp. (con tono tra il sorpreso e il seccato): «Signore, ma la sua prima carta è annullata, non è più valida!»
Io (con il fumo che mi usciva dal naso e dalle orecchie, ma dissimulando tranquillità e disponibilità): «Certo. È scaduta il 30 settembre ed è per quello che mi avete mandato la carta nuova in sostituzione ed è anche per quello che lei mi ha chiesto il numero della VECCHIA carta e di quella nuova che mi è arrivata direttamente a casa.»
Imp.: «Eh, no, mi spiace, in questo caso non posso attivargliela allora, deve andare all’ufficio postale e dir…»
Io (pensando al modo più doloroso per fargliela pagare): «Arrivederci.»
Chiudo.
Morale della favola: nessuno può attivarmela. Quanto è stato speso per questa nuova carta? Quante non ne hanno attivato? Soldi buttati. Poi eventualmente aumentano qualche tassa di qualche bollettino e tutto si risolve.