Buona la seconda.
Oggi vorrei parlarvi, cari bettolari, di Tris estense, ossia della trilogia ultima nata dalla penna della signora Conventi, nota ficcanasa (ha anche una macchina fotografica). Si tratta di tre gialli intitolati Misfatto in crosta (con cane fetente), Giallo di zucca, nuovo di zecca e Pasticcio padano, editi quest'anno da Le Mezzelane. Potete anche comprarli separatamente, per carità, ma sarebbe come comprarsi un toast a pezzi: oggi il pan carrè, domani il prosciutto e dopodomani la fontina, e poi magari vi ritrovate con l'ordine cambiato all'ultimo momento.
I capisaldi che legano queste opere esilaranti (ma non fidatevi troppo, ridete sì, ma occhio perché c’è anche tanto da imparare), alcune delle quali riproposte dopo un piccolo restyling, sono molteplici.
Abbiamo anzitutto il poliziotto Luca Girondi, Luchino per amici e parenti (e pulotto, per l’autrice), in servizio a Milano. È specializzato nel fotografare i luoghi dei delitti, cadaveri compresi, perciò quando arriva lui, come dire, è un po’ tardino, ed è coadiuvato da un pastore belga (il cane fetente, appunto). Se volete sapere cosa intendo per coadiuvato, dovete per forza leggere il libro, sarebbe troppo complicato spiegarlo in poche righe, anche perché se lo facessi mi rivelerei per quel che sono: meno intelligente del cane.
Girondi, è Ferrarese, puro, ed è anche di buona famiglia, con una componente un po’ stravagante, ma niente di anormale nel mondo – che oserei definire emilianromagnolneoverista – descritto dall’autrice, ferrarese DOC, IGP e DOP anche lei.
Siccome il dna non è acqua, Girondi si trova continuamente coinvolto in fatti e fattacci in quel di Ferrara, dove c’è una Questura retta da un sardo già nervoso di suo, ma che quando sente nominare Luchino Girondi, dà il meglio/peggio di sé. Lo ama come la sabbia negli occhi.
Non poteva mancare nel paradigma sociologico di questo tris una libreria, gestita dagli zii di Luchino assieme a un collaboratore. E se pensate che in una libreria la cosa più eccitante che possa capitare è una presentazione, magari di poesie sul mare con tanto di letture e cantante lirica cugina della poetessa, vi sbagliate. Fidatevi.
Gli avvenimenti che intersecano questi luoghi e questi personaggi costituiscono il nerbo, la cifra, della ferraresità più genuina, in mano, e non si dica di no, alle zdore con tanto di grembiule, che se volete sapere cosa sono dovete per forza leggere questi libri (non vale suggerire!).
Cadaveri, rapimenti, uomini che poi son donne ma che poi so uomini la fanno da padroni in ogni dove, anche in quel tempio sacro che dovrebbe essere una libreria, per non parlare dei quadri un po' pornografici, delle badanti che badano solo al portafogli e delle erbe curative che vanno fumate.
Insomma tre gialli in salsa padana in cui l’autrice è riescita magistralmente a tratteggiare il protagonista senza sbavature (quelle del cane non contano) e la bravura di un autore sta anche in questo: descrivere il protagonista del sesso opposto al proprio senza creare imbarazzi nel lettore (oddio, io so che la Conventi è donna...).
Lo stile Conventiano (Conventiano e ci metto un bel ©) è inconfondibile, porta avanti le trame in maniera inesorabile, come un trattore che ara beatamente e con eleganza qualche zona della bassa padana.
I vizi e le virtù universali in queste pagine assumono un buon odore e sapore di tortellini al ragù, di quelli che aiutano a sopportare un po’ tutto. E di cose da sopportare i nostri personaggi ne hanno moltissime, ma ce la fanno, al massimo qualcuno muore, quindi non c’è troppo da preoccuparsi, tutt'al più ci sono i Mandurlin dal pont, quelli risolvono tutto.
Non aspettatevi la Marple, la Christie o la signora in giallo. L’autrice sì che ama mostrarsi in pubblico nei panni di una detective, con tanto di lente d’ingrandimento e di baffi, ma lo fa solo per disorientarvi, in questi gialli ci sono ben altri indagatori e soprattutto potrete indagare – e qui l’autrice è stata, se possibile, ancora più brava, perché non capirete come sia potuto succedere, ma mentre leggerete sarete proprio lì, sui luoghi dei misfatti – che aria tira a Ferrara e dintorni.
Una buona aria, a v’al dig me ed è proprio questo il quid pluris – costituito a volerla dire tutta dal pregevole registro della penna Conventiana © – che rende il Tris notevole, altro che libri di storia o geografia.
Ciao bel.