Questa casa Editrice è alla continua ricerca di personale. Per coprire i posti vacanti, vengono organizzati degli incontri periodici, i cui video sono liberamente disponibili su Youtube (se per caso scomparissero, io li ho salvati, chiedete pure).
Una casa editrice sui generis – come dice Pierpaolo Polcaro durante il decimo e l’undicesimo incontro –, che riesce a sfornare ben dieci pubblicazioni a settimana e che, pertanto, deve sottoporre i propri collaboratori a ritmi serrati.
Urca, però, DIECI pubblicazioni a settimana! Cosa intenda per "sui generis" però, lo capiremo solo alla fine.
Per accedere al privilegio di poter lavorare per questo Editore, si deve: sostenere un esame d’ingresso; sostenere un periodo di formazione gratuito (durante il quale non si capisce bene cosa succeda); ridare un esame; accedere a un tirocinio formativo retribuito dalla Regione e poi, forse, se lo si è meritato, si può entrare. C'è però, tanto per iniziare, una cosa che non capisco, ossia quale differenza ci sia tra lavorare direttamente per l'Editore e lavorare per Ares, una società collegata i cui dirigenti appaiono spesso nei video (e sulle cui procedure e scopi non sappiamo nulla), ma sorvoliamo.
Guardando i video, si nota subito che ogni discorso – peraltro strutturato in maniera decisamente logorroica e complicata – è mirato alla spiegazione del funzionamento dei vari uffici. A sentire i collaboratori, tale funzionamento è una delle cose più complicate al mondo, infatti le procedure aziendali occupano un tomo di 500 pagine, rivela il collaboratore Marco Sigismondi, durante l’incontro per l’11° reclutamento. CINQUECENTO! Manco gli uffici di Kafka.
Il collaboratore Diego Fiocco, durante il 12° incontro, tenta di spiegare il funzionamento dell’Ufficio corrispondenza: ne esce tutt’una cosa che a definire macchinosa non si è nemmeno a metà strada. Un’attività delicatissima che presuppone enormi competenze, anche solo per rispondere alle mail, ricevere un fax o rispondere al telefono, più difficile che pilotare un’astronave intergalattica a propulsione antimaterica. Far funzionare l'Unità di Crisi delle Nazioni Unite è più semplice.
Per rendere l’idea del clima che regna in questa Casa Editrice, la collaboratrice Chiara Cuscunà, durante il 16° incontro, con una penna e un quaderno pieno di appunti in mano, annuncia che “in Aracne nessuno vuole vedere quaderni e penne, in quanto tale materiale è escluso per regola perché lavorare in Aracne è come fare il militare”.
Che regola strana.
Sempre lei, durante il 13° incontro, precisa che il personale dipendente deve più che altro andare in giro dagli autori (in giro dagli autori? E a far cosa?).
Sempre durante il 13° incontro, il collaboratore Daniele Marcheggiani annuncia, con piglio professionale, che in Aracne si devono “elaborare strategie editoriali, e non, per far sì che il numero delle pubblicazioni cresca”. Cosa vorrà dire “strategie editoriali e non”? Io inizio a inquietarmi, quel “e non” mi turba, oltretutto perché già sfornano DIECI pubblicazioni a settimana.
La mia agitazione aumenta quando sento una ragazza chiarire che il personale di Aracne deve “lavorare sul territorio” e partecipare a “visite guidate ai dipartimenti” (dipartimenti universitari, con ogni evidenza, alla ricerca di autori freschi).
Poi la collaboratrice Donatella Danzi, sempre durante il 13° incontro, dice che “loro” cercano personale intraprendente, con ottime doti relazionali, soprattutto per reggere turni di lavoro frenetico e per “vendere il prodotto”. Vendere il prodotto??
La durezza dei turni di lavoro è un argomento che torna spesso nei vari discorsi.
Quando poi durante il 12° incontro sento un collaboratore precisare che nei loro uffici nessuno fa lavoro d’ufficio, vado in blocco psicomotorio.
Il prof. Emilio Baccarini, durante il 16° incontro, a completamento, spiega che la casa editrice ha una struttura orizzontale, con vari responsabili sopra o sotto, in cui però – e sta proprio qui la cosa geniale, secondo lui – tutti devono saper fare tutto. Cosa vuol dire? Boh. Però a me viene in mente la famosa struttura multi level, però va ben.
Dai video, l’unica cosa che traspare con chiarezza è una perfetta confusione, una pioggia battente di notizie frammentarie e fumose, un insieme di chiarimenti strani, una valanga di informazioni scoordinate che mirano a presentare un'azienda pressoché perfetta, che però hanno un unico comun denominatore: la resa economica dei dipendenti.
Ecco il punto focale, il cardine di tutto, il fulcro di ogni ufficio: la resa economica individuale.
Qui mi fermo, domani la seconda parte della presentazione di quest’editore e la spiegazione del "cartellino", ossia dello (temutissimo) strumento di valutazione individuale adottato nei confronti del personale.