Oggi cercherò di essere serio. Non ridete che poi smetto di esserlo e mando tutto in caciara come mio solito. E leggetemi fino in fondo, grazie.
Dunque, è notizia di poco fa che lo Starbooks, “un lit-Blog il cui scopo è raccontare esperienze, aneddoti, porre questioni interessanti sul mondo dei libri e dell’editoria”, chiude, click.
Peccato, perché proponeva contenuti interessanti. Va be’, pazienza.
Però uno poi si chiede: ma perché ha deciso di chiudere? La risposta è sul sito: “Volevo evitare tutte quelle dinamiche malate che finiscono per far marcire forum, blog, siti.” (Quali? Boh) “… perché, invece di cercare contenuti nuovi, devi stare dietro a gente che si permette di fare quello che fa solo perché sta dietro a uno schermo.”
Urcolina, ma cosa sarà mai successo di così grave da far chiudere il sito/blog? Chi, subdolamente, da dietro uno schermo, si è permesso di fare quel che ha fatto? E cosa, soprattutto, avrà mai fatto? Ci ho pensato tutto il giorno, poi mi son detto: ma non è che per caso lo staff direttivo si è risentito (o allarmato) per un certo commento che ha a sua volta dato origine a un articolo?
Andiamo per ordine.
“Adotta un editore”, è una delle rubriche dello Starbooks che si occupa, periodicamente, di presentare al pubblico un editorie, rigorosamente free, savansandir. L’ultima (sigh) puntata di questa rubrica è stata dedicata alla Camelozampa e un pierino cosa ha osato fare? Ha commentato l’articolo dicendo di avere inviato in visione a quella casa editrice un manoscritto e di avere ricevuto in risposta una proposta del tipo: se ci paghi ti diciamo in una settimana se va bene o no, altrimenti ci spiace, devi aspettare tre mesi. E se in quei tre mesi non ricevi risposta, vuol dire che il tuo capolavoro non ci piaceva. In pratica gli hanno proposto una soluzione per “saltare la coda”.
Quel commento ha a sua volta indotto quella impicciona di madame Giramenti a scrivere un articolo intitolato: Una piccola quota per sveltire la lettura dei manoscritti: l’editore free che ti chiede soldi per saltare la coda.
Apriti cielo! Sono volati gli stracci.
Ora, in effetti le giustificazioni della casa editrice sono state un po’ forti per i miei gusti (in pratica è stato detto che siccome la maggior parte degli autori è composta da incompetenti e da rompipalle al limite dello stalking, almeno che paghino), però, voglio dire, la verità non è diffamazione, come ci tengono a precisare loro stessi, quelli dello Starbooks, qui (“e questo è il principio di cui dobbiamo ricordarci tutti quanti. La verità. Non gli insulti e le illazioni gratuite”). E poi, questa cosa del “mi paghi e ti faccio saltare la coda” non appare chiaramente sulla pagina dell’editore, però, per carità, ognuno fa il bel cavolo che vuole.
Comunque, dicevo, apriti cielo: appena è uscito l’articolo su Giramenti, sono volate parole grosse anche nei miei confronti (a dire il vero – proprio questa volta - non c’entro nulla, lo giuro): una simpatica scrittrice – che ha pubblicato guardacaso proprio con Camelozampa - prima mi ha definito “utente e suo compagno di giochi" (suo della predetta impicciona) e indegno della seppur minima considerazione, dopodiché presa da un raptus mi ha bannato dalle amicizia di facebook.
Boh, sarà il tempo, sarà l’estate che tarda ad arrivare, anche perché io in quella discussione non ho messo becco.
Cosicché, dicevo, lo Starbooks chiude, perché, in buona sostanza, da quel che ho capito, qualcuno è andato da loro a dire cose scomode e, si sa, in editoria le cose scomode, ancorché verissime, se dette a chiare lettere, scomodano. Ho seguito la vicenda (qui) e a dire il vero ritengo che i toni accesi, al limite dell’ingiuria, siano partiti proprio da chi quelle “verità” non le tollera (addirittura una simpaticissima tipa, sì, anche lei ha pubblicato con Camelozampa, ha detto che i lettori di Giramenti sono costituiscono una: “fila di autori bisognosi di sfogo”. Quale sfogo? Boh. Insomma per un piccolo post è scoppiato un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l'aria rimbombar.
Strano però, perché ad esempio, nel famosissimo caso 0111 Edizioni / Linda Rando (una vicenda giudiziaria a seguito della quale la povera Rando è stata condannata, in primo grado e a mio giudizio giustamente, per diffamazione a mezzo internet), invece, si lodava chi diceva, senza peli sulla lingua, ciò che pensava di alcune case editrici (la verità non è diffamazione!). Ora come mai, in presenza di una verità per nulla diffamatoria si chiude? Buh, e chi lo sa? Però, mi dico, alla faccia della coerenza!
Evidentemente - perdonatemi, la malignità che c'è in me ha sempre la meglio - c’è verità e verità, meglio evitare di dare spazio a poveri, miseri, autori sfigati, non si sa mai, ché oggi pubblicare è come ottenere un posto fisso. Chi lo ha, se lo tenga ben stretto.
Mah, io ragazzi non ci capisco più nulla.