L’edizione di un’opera da parte di un editore che sa far bene il proprio lavoro (cioè intellettualmente onesto) deve obbligatoriamente dar seguito ad altre attività che ne promuovano la diffusione e, di conseguenza, l’arricchimento della letteratura, ossia alle recensioni e alle presentazioni al pubblico.
Per ciò che riguarda le recensioni, si apre uno scenario a dir poco insidioso. Ne esistono di diversi “tipi” e bisogna porre molta attenzione. Oramai la maggior parte delle attività editoriali si svolgono su internet, quindi le opinioni in rete si diffondono con maggior velocità. Va da sé che recensire si deve essere in possesso degli strumenti necessari e non improvvisare.
Vediamo i diversi tipi di recensione, da quella meno opportuna in poi.
La recensione a pagamento. Ci sono centinaia di siti, persone, blog, circoli e affini che recensiscono ogni cosa positivamente in cambio di soldi. Questa, anche se non sembrerebbe neppure il caso di precisarlo, è una pratica altamente sconsigliata, perché la recensione non è genuina. Oramai si sa chi è dedito a tali attività, quindi esibire a vanto una recensione apparsa su determinati siti può indurre fastidio e allontanamento.
La recensione cosiddetta “bidet letterario”. Tu recensisci bene me, e io recensisco bene te, tu fai un favore a me e io uno a te e via dicendo. Anche queste cose, prima o poi, si vengono a scoprire, quindi l’effetto non sarà del tutto positivo, al di là del valore dell’opera.
La recensione che si adatta a ogni libro, ovvero scritta senza aver letto l’opera. Anche questo tipo, che un occhio esperto smaschera subito, serve a poco, per non dire a niente.
La recensione infarcita di metafore alate e di paroloni altisonanti, invece, potrebbe tradire una certa mancanza di buona fede nel redattore (sia perché non ha ben capito ciò che ha letto, sia perché, al contempo, vuole far apparire l’autore recensito un novello Manzoni). Una recensione deve essere scritta in maniera comprensibile a tutti, anche ai “non addetti ai lavori”.
Comunque ci sono, e meno male, le recensioni scritte con scrupolo, attenzione e ragion di causa, ossia quelle sincere e soprattutto utili. Una recensione di questo tipo anzitutto non deve contenere riferimenti alla persona dell’autore, fatti salvi casi rari (ad esempio nelle autobiografie), deve contenere una brevissima traccia della trama, non deve spoilerare (ossia non ne deve svelare il finale, né i punti critici), deve contenere un parere ragionato sull’idea di base, uno sulla trama, uno sullo svolgimento, uno sulla forma, uno sul patto narrativo (ossia sul patto che, tacitamente, si instaura tra lettore e storia) e uno, soprattutto, sull’eventuale “mai letto / mai scritto”. Più un libro tratta tematiche mai lette e mai scritte, più assume valore, così come lo assume quando riesce a evidenziare punti di vista inediti. Un altro fattore da valutare è il cosiddetto “Show don’t tel”, ossia la bravura dello scrittore nel non incorrere nel troppo scritto, nel didascalico o nel barocco.
Infine ci sono le stroncature, ossia le recensioni che denotano lo scarso, quando non nullo, valore di un libro. Anch’esse devono essere ben argomentate, al fine di non far credere che si tratti di una ripicca (e il 99,99% degli autori stroncati – soprattutto i poeti e le poetesse, che in questo caso io definisco poVeti e poVetesse – reagisce alle stroncature offendendosi e offendendo).
Un’ultima cosa: le recensioni sono obbligatorie, così come le stroncature, solo per ciò che riguarda i libri editi e diretti a un pubblico indefinito di lettori. Quando si tratta di opere dirette a una cerchia di amici, quindi sottratte al commercio e alla consultazione come dire pubblica, non sono opportune. Sarebbe un po’ come recensire il diario dei segreti di qualcuno. Chi lo fa, ossia chi riesce (magari con sotterfugi) a ottenere tali opere per poi, (sempre magari), stroncarle, perde tempo, autorevolezza e sbaglia poiché si dimostra – questa volta sì – una persona che della ripicca e delle indebite e maliziose intromissioni nelle cose altrui fa la sua unica, patetica, arma. Con tutto quel che ne consegue.