Quindi, tanto per dire, uno per quale motivo dovrebbe comprare Justine 2.0, scritto da Elena Bibolotti e pubblicato da Ink Edizioni? Ecco, perché? Seguitemi fino in fondo.
Ad esempio per il tema trattato: il sesso estremo? Non direi, abbiamo quintali di libri che sfumatureggiano a tre a tre, se poi si considera che quest’opera è liberamente ispirata alla più famosa Justine del Divino Marchese, ci si chiede: ma giochiamo o cosa?
Comunque, vediamo un po’ se la quarta di copertina ci può venire in soccorso, ché la copertina è – con quel rosso visto e stravisto – di una banalità desolante.
“Attraverso la lente deformante del grottesco, che tanto assomiglia al nostro quotidiano, Justine andrà in cerca della propria autonomia per liberarsi una buona volta dalla dipendenza affettiva ed economica dal “maschio”. Per farlo, dovrà camminare sulle macerie di una vita fatta di scelte dolorose e di passioni sfrenate.” [Ok, la storia di una ragazza che ha delle difficoltà, ‘ndiamo avanti]
“Justine, questo è il nickname che la protagonista usa in rete, deve trovare il denaro per evitare lo sfratto. Dopo un disastroso matrimonio e un investimento che l’ha ridotta sul lastrico, cerca sul web un maschio alfa che soddisfi il suo bisogno d’amore e di denaro.” [Evidentemente chi ha scritto questo non conosce il significato di “maschio alfa”]
“Justine ripercorre strade di un passato che si fa sempre più presente, un tempo “analogico” pieno di promesse e passioni sfrenate.” [Un tempo analogico??]
“La sua unica compagnia è un monitor abitato da esistenze “liquide” e amori ridotti a parole. Così si riconnetterà al Signor M., il Master che ama da quando aveva vent’anni e che potrebbe, forse, ridare ordine a una vita, almeno in apparenza, inconsapevole.” [Forse voleva scrivere “rimettere ordine”, ma non pignoliamo come sempre, nemmeno, ad esempio, su cosa sia una “vita inconsapevole”]
“Ma il viaggio di Justine si arricchirà di incontri pericolosi, di personaggi che portano in viso le maschere dell’opportunismo e dell’ipocrisia, di tranelli fatali, miraggi ingannevoli e false partenze che intralceranno il suo cammino verso l’autonomia.” [Ah, signora mia, la gente cattiva e falsa è sempre dappertutto]
Ecco, questa sarebbe la quarta di copertina, da mettersi le mani nei capelli, oltretutto è affiancata da due frammenti sui quali tornerò più avanti (praticamente due bellissimi esempi di aria frullata), quindi il quadro è completo. Quanti sforzi per non svelare che si parla di sesso e di bdsm!
Mah, va be’, vediamo un po’ le recensioni cosa dicono.
Il signor Simeone Ballini, su mangialibri.com, ricalca a grandi linee la quarta di copertina e precisa:
- “la padrona di casa è una sarda dall'aria frigidamente eterosessuale: non accetterebbe mai pagamenti in natura.” [Sarebbe bello scoprire com’è un’aria simile]
- “la storia di Justine è la storia di due donne in una. … La Justine 2.0, disillusa dagli uomini e dalla vita, tentata dall'idea di vendere il suo corpo in rete come un oggetto su eBay, e la Justine 1.0 avida di vita e di sesso e catalizzatrice di situazioni estreme.” [E dove starebbe la differenza tre le due?]
- “(l’autrice) dimostra di conoscere bene sia le sensazioni analogiche che quelle digitali” [E cosa sarebbero? Ma non era il tempo digitale?]
- “e ci racconta delle due donne con uno stile pulito e scorrevole.” [Due donne che poi è una]
- l'autrice dosa gli ingredienti nel modo giusto, inducendo il lettore a tifare per il loro ricongiungimento: una versione di Justin 3.0 finalmente libera, appagata e felice. [Unendole, quelle due donne così diverse, si otterrebbe questo?? Ossia una donna come??]
Sì, ciao eh, passiamo oltre, andiamo su affari italiani dove una mano anonima ha scritto:
- “Una storia che si ispira al romanzo libertino del ‘700, con tutti gli ingredienti di narrativa e sadismo.”
Ecco, finalmente si ammette che si tratta di un romanzo erotico, però anche qui si scopiazza la quarta di copertina: maschi alfa e tempo analogico, ma a un certo punto il recensore scrive:
- Una Justine contemporanea, anche lei sfortunata errante di disgrazia in disgrazia ma, a differenza della sua antesignana settecentesca, "libera, per sua volontà, e al centro del mondo". [Libera?? Ma non era tutta incasinata perché aveva lo sfratto?? Si vabbe’, io almeno lo ammetto che il libro non l’ho letto]
Abbiamo poi un pro domo mia dell’autrice, che - ridendo - salto a pie’ pari e passo ai due frammenti presenti sulla quarta di copertina. (come già detto, due bellissimi esempi di aria frullata). Il primo, a firma di Roberto Cotroneo (di cui l’autrice, casualmente, era assistente in Luiss), mi raggela:
- “(L’autrice) Ha cercato di raccontare l'erotismo guardandolo da lontano e con distacco.” [Cioè?]
- “ha cercato di negare il distacco amando i suoi personaggi.” [Eh??]
- “Ha abbandonato la scrittura compiaciuta per ferirsi il più possibile con righe autentiche e vere.” [ … che toccano il cuore, semplici e al contempo intense. Ma non osservava da lontano?]
- “Il risultato è frutto di strati di coscienza, di letteratura che ama se stessa e cerca di amare il mondo attraverso le parole. È raro tanto rispetto per la scrittura e tanto rispetto per un proprio testo.” [Mah…]
- “Ed è per questo motivo che Justine 2.0 non sarà mai un libro come gli altri.” [Quali ad esempio?]
- “E merita attenzione". [Certo, compratelo eh]
Sandra Petrignani - autrice del secondo frammento che completa la quarta di copertina - invece, in poche parole, dice che l’autrice scrive bene, quindi andiamo oltre.
L’autrice poi, a corollario di ciò, non si esime dalla dovuta sviolinata:
- “fino a quando ci saranno donne costrette a inginocchiarsi davanti a un uomo per ottenere un contratto di lavoro, vorrà dire che la questione morale non sarà risolta e che l’uomo, abusa del proprio potere ogni volta che può.” [Ehh? Costrette?? Ma è lei, la protagonista, che li cerca!!]
Si va be’, arrivederci.
Arriva poi la recensione della lettrice timida, alla quale crediamo proprio tanto, una serie di frasi fatte che levati, che fa il paio con quella di Elisabetta Rossi. Tanti saluti.
Comunque c’è anche qualcuno che, invece, il libro lo ha letto davvero e ne fa un’analisi accurata, ragionata e completa e finalmente capiamo un po’ di più.
Il recensore conviene che “Narrare d’erotismo al giorno d’oggi è operazione non facile, si rischia il già detto o meglio, il già scritto.” E in Justine 2.0 mi sa tanto che di nuovo non c’è proprio nulla.
Dopo un’analisi approfondita, alla quale vi rimando, il recensore conclude affermando:
“Il romanzo della Bibolotti … manca (di) quel lavoro di snellimento, insomma di (quel) labor limae che il testo avrebbe meritato. Alcune parti sono ridondanti, altre che avrebbero meritato più analisi vengono licenziate in poche righe. … Affermare che un monitor è il solo miglior amico di questa donna è davvero mettere alla berlina lo stato attuale delle cose, un periodo storico assai mediocre dove il social network rende la massa logorroica in rete e addormentata nella vita reale, zombie di pessima fattura, automi di scadente materiale. Credo che una prossima prova dell’autrice sarà più esigente nella ricerca della passione della parola, e se ancora sarà l’erotismo a farla da padrone, speriamo che lo scabroso (seppur ben argomentato) non mangi totalmente l’anima dei personaggi e si faccia veicolo di una recherche più profonda e rappresentativa di determinate realtà, magari anche più scomode ma vere.”
Su Criticaletteraria sono un po’ più generosi: rilevano, a scapito dell’opera, solo un eccesso di citazioni, mentre ne lodano lo stile e la caratterizzazione dell’argomento (argomento peraltro per nulla nuovo).
Tutto ciò dimostra (oltre al fatto che certe recensoni sono più che altro banali spot pubblicitari, anche se appaiono su siti "specializzati") che è un libro di cui sicuramente potrò fare a meno.