Prima di farvi gli auguri rituali, volevo tornare su un contest di cui mi ero già occupato nel 2014, qui, attirandomi oltretutto le ire dell’organizzatore.
Si tratta, a mio giudizio, di un bellissimo concorso in cui però i premi non vengono incassati dai vincitori, nonostante lo sfavillìo dei contributi e dei patrocini ottenuti, ma da altri soggetti che, di fatto, entrano a giochi conclusi.
Ecco il fulcro delle mie perplessità: i premi. Riporto dal bando (maiuscole comprese):
“Grazie al montepremi (aumentato a 7.000 euro senza incidere sulla quota d’iscrizione), i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo, Narrativa-Racconto e Saggistica ricevono un contributo destinato alla pubblicazione e/o alla promozione con editori qualificati, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, la produzione, la diffusione radiofonica e sul web, partecipando a rassegne, festival, fiere.”
In pratica i vincitori, nonostante il ricchissimo parterre di sponsorizzazioni (sul bando ce ne sono tantissime e di rilievo), oltre a dover pagare una quota di iscrizione, di quel ricco montepremi non vedono un centesimo, in quanto andrà tutto alle case editrici che pubblicheranno le opere selezionate. Inoltre, riporto sempre dal bando: “L’Associazione non acquisisce alcun diritto alla paternità delle opere (diritto d’autore), a eccezione di parte dei diritti di sfruttamento (editoria, filmografia, ecc.) delle opere pubblicate e delle royalties sulle vendite, in accordo con l’autore.”.
Quindi l’autore non solo deve pagare una quota per partecipare, ma, in caso di vincita, non solo non vede un centesimo del ricco montepremi, ma deve anche cedere all’organizzazione le royalties sulle vendite.
Il tutto in accordo con l'autore, certo.
Visto però che, tra le altre cose, molte delle case editrici "candidate" alla pubblicazione sono a pagamento, vorrei sapere in cosa consiste il premio. Nella notorietà, forse?
Qualche anno fa mi sono preso la briga di leggere uno dei libri selezionati e pubblicati da una casa editrice quotata (non ho scelto quelli editi da case editrici a pagamento, per vedere se…) e mi sono reso conto, con dispiacere, che l’editing sul testo era completamente assente.
Quindi, mi chiedo, dove stia il valore di questo contest. Forse nel florilegio del parterre di persone ed enti coinvolti?
Non lo so, so solo che molte case editrici piccole fanno i salti mortali per sopravvivere e che resto perplesso davanti alla disponibilità di certi enti, preposti allo sviluppo della cultura editoriale, come per esempio il (CEPELL) CEntro PEr il Libro e la Lettura, a foraggiare, anzi incentivare, l’editoria a pagamento.
E anche sul CEPELL avevo scritto qualcosa.
Sul punto, tornano a pennello le parole di Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE).
Però bisogna dare onore al merito, visto che questo - sia chiaro: onesto - contest è arrivato alla diciottesima edizione. Di certo ha un suo valore, che però io, da gran incompetente, non riesco proprio a cogliere.