Sorvoliamo sui simpatici commentatori che si firmano sempre con nomi diversi, ignorando che dal pannello di controllo è possibile accertare che hanno lo stesso indirizzo IP.
Quest’ansia di voler a tutti i costi stuzzicare, senza avere il coraggio di esporsi e fare nomi e cognomi, è sintomo di gravi patologie, curatevi, prima che sia troppo tardi.
Ma andiamo per ordine.
Non capisco che attinenza possa avere con me l’articolo sui troll, visto che io ci metto sempre la faccia e che cerco sempre di motivare le mie parole.
Il pezzo di Milvia Comastri, invece, fa cenno alla cattiveria di chi critica negativamente alcuni libri. Qui il discorso si fa un po’ più complesso. I commenti al suo post sono di una banalità raggelante (si arriva addirittura a invocare la censura). Non capisco anzitutto per quale motivo non si possa scrivere male di un libro se lo si trova brutto, né capisco per quale motivo non si possano criticare i libri degli esordienti o dei “quasi” esordienti. Si deve forse dire, sempre e comunque, che sono tanto belli? Perché questa forma di ipocrisia? Chi parla male di un libro è uno frustrato, invidioso, meschino, arrabbiato come la volpe sotto l’uva, perché nessuno lo pubblica? Ma da dove si deduce tutto ciò? Capisco che una stroncatura non fa piacere, però se un autore è fermamente convinto del proprio testo, anziché borbottare al vento, potrebbe controbattere per smontare la stroncatura. Ma sarebbe troppo rischioso, meglio affidarsi all’anonimato e a post di tipo “diconondico”.
Quindi, se tanto mi dà tanto, se uno va a mangiare in un ristorante e dice che il cibo fa schifo è invidioso del cuoco? Chi critica un film è invidioso degli attori e del regista? Boh, vabbe’.
Ultimamente Pippo Russo ha stroncato un autore finalista al premio Strega. Le sue parole hanno fatto scalpore, tanto che da più parti si invoca un’indagine. Ecco a cosa servono le stroncature, ad esempio, a far capire al lettore che oltre alla cerchia degli amichetti dell’autore, c’è anche chi legge e valuta con altri occhi. Ah, forse Pippo Russo ha fatto bene perché Scurati è famoso? Quindi chi non è famoso può intasare a suo piacimento con libri completamente inutili gli scaffali delle librerie, con il plauso degli amici? Io non sono d’accordo. E sorvolo anche sul comportamente squisito di un editore nei miei confronti.
Tutto questo ambaradan di anonimi è sorto da quando ho parlato male di alcune opere (le ultime stroncate, quelle col pollice giù), tuttavia nessuno si è presentato qui a smontare le mie parole (per farlo, ovvio, si devono avere argomentazioni forti, che vanno al di là del plauso degli amici), ma ci si è limitati a chiamare a coorte la propria parrocchietta (alla quale è stato detto che le parrocchiette, degli altri, sono inutili e sciocche e che l'amicizia, quella vera, è altra).
Un libro e una casa editrici sono (o almeno dovrebbero) essere soggetti culturali attivi e visto che un libro, tra le altre cose, costa, credo che parlarne anche in negativo (se è il caso) sia un dovere.
Un'ultima annotazione. A me del rank, ossia del peso in rete, che ha questa Bettola non me ne frega un fico secco, sia ben chiaro. Mi bastano le oltre 100 visite giornaliere e le oltre 200 pagine visitate ogni giorno (se volete avere i dati ufficiali scrivetemo in pvt, ve li mando), mi bastano le diffide ufficiali che sono partite alla volta dei millantatori ogni qualvolta ho segnalato un patrocinio inesistente, per dire, e non ho bisogno di vantarmi. Non uso aggregatori, né altre diavolerie che aumentanto il rank. Fin quando avrò anche solo una visita al giorno terrò aperto questo blog. Lo dico visto che oltre dell'aninimato, sono stato vittima anche del più ridicolo e patetico dossieraggio, che ha portato alla pubblicazione su una pagina Facebook - vigliacca, visto che sono stati goffamente cancellati i riferimenti - di alcune informazioni relative al traffico informatico di questo blog, per dimostrare che nessuno mi segue. Certo, come no, nessuno mi segue, però la parrocchietta (che odia le - altre - parrocchiette), transita quotidianamente per questo luogo, dove lascia ogni volta un commentino anonimo. E di ciò me ne beo sommamente.
Morale della favola: non devo spiegazioni a nessuno, cari anonimi, ma ricordate che quando si gioca a nascondino, mettersi dietro la scopa non è una bella idea, o quanto meno non è intellettualmente onesto (sempre che conosciate il significato di queste parole, oltre che quello di anonimo, che vuole anche dire senza personalità e caratteri proprî, insignificante). Io vi conosco uno a uno.