La sua vita “di prima” infatti si svolgeva tra l’ufficio anagrafe della sua città e casa sua, dalla quale osservava la vita dei vicini, interrogandosi su cosa potesse averla resa così invidiabile. Perché lui i suoi vicini li invidiava, o, meglio, invidiava ciò che vedeva. E più invidiava ciò che vedeva oltre la recinzione, più si allontanava dalla propria vita.
Cristian T. viene accontentato con un viaggetto attraverso il (suo) mondo Platonico delle idee immutabili e perfette. Magari una sbirciata potrebbe aiutarlo. Ma lui è umano, ha almeno un DNA – da cui verrà ossessionato, ma non solo da questo – non è né perfetto, né immutabile, quindi il mondo in cui si risveglia gli riserva delle sorprese e lo induce in un viaggio solitario dai tratti onirici e allucinogeni in quello che (solo?) per lui potrebbe essere l’Iperuranio.
La sua mente ha una tripla partizione: una che mantiene i ricordi della vita “precedente”, una che lo spinge concettualmente a vivere la nuova vita e una che registra la vita attuale, ma nell’Iperuranio c’è anche l’idea di limbo e di conclusione.
I segni, Cristian. Sono dappertutto, di continuo, e tu non li vedi, nemmeno ti accorgi della loro presenza. A cosa serve avere un elenco dettagliato di sintomi, se non c’è un medico che li sappia interpretare? Cosa se ne sarebbe fatto Teseo del filo della sua Arianna, se invece di seguirlo per trovare la libertà lo avesse appallottolato e se lo fosse infilato in tasca? Tu sei lo stolto che non può godere della luce, perché si è fatto accecare dalla sua fonte. Pensa Cristian, pensa ai segni. Il tempo stringe, ma ancora non tutto è perduto. Ti stai chiedendo cosa ci sia in palio di tanto importante in questa disperata corsa contro l’invisibile. Ti ricordi ciò che hai detto pochi giorni fa al tuo amico? In palio c’è la salvezza, non ti sbagliavi.
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Cristian T. potremmo essere noi e il libro di Gianni Usai, a sua volta, potrebbe essere il libro che parla di noi. La difficoltà di astrazione, ossia di comprendere effettivamente cosa vorremmo – cosa peraltro non facile – può prefigurare ideali potenzialmente pericolosi.
Un’opera notevole e fuori dal comune, con spunti di riflessione filosofici e psicologici, forse complementare a quella della Metamorfosi di Kafka.
Gianni Usai è nato a Sinnai (Cagliari) dove vive e lavora. È autore di racconti apparsi su riviste e raccolte. Ha esordito con il romanzo La sesta nota (Il Maestrale 2020), col quale ha vinto il premio letterario “Antonio Gramsci” nel 2019.