Una grafica essenziale, priva di inutili orpelli (ai quali, spesso, molti poVeti non riescono a rinunciare) su carta avorio del giusto spessore, fanno da supporto a un’opera notevole; la struttura è anch’essa essenziale: una poesia al giorno, per 30 giorni.
Non è facile parlare di questi versi e renderne i dovuti onori, si ha come l’impressione di sciuparli, di violarli, ma io ci provo.
L’impressione che ne ho avuto è stata quella di chi, nonostante tutto, riesce a dedicare i (non sempre, purtroppo) piccoli drammi quotidiani alla poesia e tramite essa nobilitarli, ergerli, a mo’ di ricchezza per tutti. Ed è proprio a ciò che dovrebbe servire la poesia, anche nei confronti dell’assenza, di ciò che ci manca, che ha lo stesso peso dell’esistenza.
Ciò che non nominiamo va perduto
…
i rischi di una parola di troppo
o di una parola di meno
vanno masticati ogni giorno.
[mercoledì 27, pagina 67]
Ogni poesia ha il testo tradotto in inglese a fronte, a cura di Nathaniel DuPertuis, e per quel poco che posso capire di liriche anglosassoni, l’effetto è tutt’altro che speculare: si arricchiscono l’una con l’altra.
Versi che esorcizzano la pioggia – talvolta torrenziale, altre volte acida, altre benefica – sotto, e attraverso, la quale siamo condannati a trascorrere i nostri giorni; versi che si fanno nemesi.
Versi che dipingono.
Ma la sottile abilità della penna di Silvana, per me, raggiunge l’apice in una data simbolo: venerdì 13 [pagina 37].
Anche se il nemico ha buone intenzioni
ha un evidente magnetismo
veicolo di un nulla
di un mondo misterioso tortuoso labirinto
cui tu resti incatenato da guinzagli elettrici.
Poetizzare in maniera così matura non solo il nemico, generico, in sole cinque righe, ma anche il suo mondo e gli influssi che emana nei confronti dell’avversario in così pochi versi, per me, è sublime e conferma ancora una volta a cosa dovrebbero servire le liriche, ossia per usare le parole di Roberto Cotroneo: a “scucire il tempo regalandoci un senso diverso del nostro vivere”.
E facendo due conti, la nostra vita è catalizzata più dai nemici, con la loro elettricità, che dagli amici.
Questa sorta di diario perpetuo (vincitore di un prestigioso premio letterario) in versi svincolati da ogni metrica, ma sempre ben calibrati, è un piccolo capolavoro di eleganza che, lo so già, periodicamente tornerò a sfogliare. E dovrebbero farlo in molti.
Brava Silvana.