L’ho scoperto da poco, leggendo alcune recensioni delle opere prodotte dalla poetessa più brava d’Italia (e se non credete che sia la più brava d’Italia, guardate, e cliccate, la foto qui sotto).
"Una poesia sottile che cattura con la sua sensulaità, il suo essere parola e memoria, che vive una tensione tutta attraversata dal sentimento del tempo."
"La ricerca di Iole Chessa Olivares è all'insegna di un equilibrio di valori essenziali e si configura in un tripudio analogico di termini consueti ed eleganti..."
"Una poesia che tende al sublime nella limpidezza di un verso che dà appunta,mento alla bellezza, unico antidoto all'indifferenza dell'uomo."
"Apparizioni di verità sensitive universalizzate dal dominio individuale che è lirico, sottile, inaugurale di una specie di metafisica dell'io spesso protesa a certi respiri che giumgono dai millenni incolori dell'uomo."
"Una poesia che va scavata in tutti i suoi ambiti transmetaforici e simnolistici per capirne la belelzza e la forza espressiva..."
Ora, la prima cosa che balza all’occhio è l’uso di alcune parole stranissime, tipo: sensulaità, appunta,mento, giumgono, simnolistici, belelzza… E sorvoliano su transmetaforico che, come ci dice google, è un termine coniato solo per lei! Strawow!
Oltretutto queste recensioni, così attente e approfondite, mai generalistiche, sono apparse sulla rivista Polimnia che, ma tu guarda la combinazione, è edita dalla stessa casa editrice che ha pubblicato le opere della nostra poetessa, la Lepisma. Delle recensioni proprio disinteressate, non c'è che dire.
Comunque è da rilevare che la maggior parte delle pubblicazione della nostra poetessa sono a pagamento, ad esempio con le edizioni Pagine, di cui in giro si dice un gran bene.
Insomma, so già che sarò un bravissimo critico e prima di concludere vorrei citarvi, indegnamente, un carme della somma poetessa:
L'ala distesa
Sazi di melodia
in altalena
saliamo e scendiamo
in cuore,
orfico il respiro
pulsa, chiama in sintonia.
Così raccolti,
quasi angelicati,
da noi stessi
esumiamo effimero
il volo degli aironi,
in silenzio,
perché l' ala distesa
non fa rumore.
Ora, sembrerebbe un testo in cui si è andati a capo a caso, ma in realtà non è così (ricordate? La metrica del ‘900…), questa poesia è molto intensa e vibrante e gli aironi, con le altalene, ci stano benissimo.
Diventerò il critico poVetico più bravo d'Italia.