La vicenda della raccolta fondi ispirata dal cane Glenn (qui troverete tutte le puntate precedenti) si arricchisce di una terza, lunghissima, replica, che pubblichiamo, anche se a dire il vero ci stiamo stufando.
Alcuni appunti:
1) invito il signor Baiotto a commentare pubblicamente e a non tempestarmi più di mail, ché la cosa sta diventando pesante;
2) ribadisco la sostanziale differenza tra “premio letterario” e la raccolta fondi casalinga organizzata dalla famiglia Baiotto/Turco;
3) ribadisco anche che una raccolta fondi deve sottostare a ben precise normative;
4) ribadisco ciò che penso del premio alla carriera a nome del cane Glenn, ossia che non ha alcun valore;
4) ribadisco, infine, come qualcuno ha già fatto prima di me, che la pubblicità a qualsiasi evento deve essere chiara, completa ed esaustiva.
Quanto al fatto del bando, poi, che sarebbe stato presente qui, siccome reputo inopportuna la scelta di averlo rimosso in “corso d’opera” (non capisco perché sia stato rimosso proprio da Litterary, sito sul quale il Signor Baiotto ha addirittura recensito il libro della moglie, qui, sì proprio quello da comprare per partecipare al “concorso”) ritengo la circostanza completamente priva di rilievo (o meglio, il rilievo l’avrebbe ma sorvolo - per ora - e, per inciso, non mi importa avere l’ennesima mail di chiarimenti, replichi nei commenti, Signor Baiotto, per favore, ed eviti, ancora, di spammare i suoi siti che nulla hanno a che fare con il discorso, resti sul pezzo, grazie).
Buonasera Sig. Borghi,
prima di chiudere questo confronto, desidero fare ancora alcune precisazioni:
- Noi siamo dei privati, “Lord Glenn” non è un’associazione, né una casa editrice, non avremmo mai potuto indicare una quota d’iscrizione per il concorso (volendo accogliere le sue critiche), perché saremmo stati perseguibili dal Fisco e senza avere percepito nessun reddito riguardo all’iniziativa.
Quello che noi facciamo è cercare di fare del bene con pochissimi mezzi, rispettando ogni normativa in senso generale e soprattutto fiscale, senza incassare, neanche temporaneamente, alcuna somma di denaro dai partecipanti e demandando tutto all’editore o alle librerie, noi chiediamo solo copia delle ricevute di acquisto. Gli autori possono venire definiti “paganti”, posso concederglielo immedesimandomi nel suo punto di vista, ma sono paganti nei confronti dell’editore, non dell’organizzazione del concorso, che non prende nemmeno un centesimo per sé!
Vale però, al contempo, quanto detto: lei paga il libro per il suo prezzo, il concorso è un surplus, un bonus che lei riceve e le dà diritto alla possibilità di vincere uno dei trofei in palio. In questo secondo senso il concorso può dirsi gratuito. Obbiettivamente valgono ambo i punti di vista.
Purtroppo nella società contemporanea si ragiona in modo binario, ma non tutto è bianco o nero, non tutto è sì o no. Non ci sono brutte sorprese. Quindi non possiamo venir fatti passare per “furbetti”.
- L’intenzione degli organizzatori di versare una congrua cifra per arrotondare l’ammontare della donazione che verrà erogata al canile di Villotta, proprio perché l’entità delle percentuali spettanti all’autrice (a meno di avere migliaia di partecipanti al concorso…) probabilmente non raggiungerà una cifra sufficientemente dignitosa per dare senso all’iniziativa, doveva restare informazione “riservata”. Questo fatto della donazione privata è stato intenzionalmente omesso dal regolamento del bando per una questione di umiltà (chiamiamolo “pudore”, con un termine desueto), che per noi è un principio vitale e al quale Lei, con il suo atteggiamento allusivo ed insinuatorio, ci ha costretto a rinunciare.
- Il fatto che l’organizzatrice del concorso sia anche autrice del libro è un fatto e non vedo perché deve infastidirla tanto. L’autrice mette a disposizione tutto quanto in suo possesso (le sue opere letterarie, non avendo altre risorse). L’unico che “lucrerà” sulle vendite sarà l’editore, peraltro in maniera assolutamente trasparente e onesta (Il Ciliegio è un ottimo editore, in pratica fa “in piccolo” quello che fa un “grande editore” e con non molte differenze a nostro avviso).
L’autrice non può eliminare il fatto che le copie del libro risulteranno vendute (come negarlo?) e non ha altro modo per dimostrare la propria onestà e trasparenza, se non quello di non ricavarci nemmeno un euro, ma soltanto del lavoro per una buona causa!
- La cosa che più trovo seccante nel suo atteggiamento è che Lei “faccia i conti in tasca” all’organizzazione prima che il concorso abbia avuto il suo svolgimento, per cui senza sapere quanto varranno i trofei, a quanto ammonteranno le spese sostenute, quale sarà la cifra devoluta in beneficienza, chi pagherà cosa e quale sarà il bilancio economico finale.
Le sue sono illazioni che ledono la reputazione dell’organizzazione a priori (dunque senza addurre dati concreti a supporto delle sue affermazioni), seminando dubbi su chissà quali fantomatiche macchinazioni.
- Riguardo alle modalità di acquisto posso darle atto che sia legittima la sua interpretazione del testo quando dice che noi indichiamo solo la mail dell’editore, ma la ragione risiede nel fatto che l’editore è il solo soggetto-venditore che conosciamo personalmente e quindi sappiamo che è “perbene”. Che ne sappiamo noi se un sito ha fatto copia e incolla dei dati del libro, si intasca i soldi e poi non spedisce il libro a chi ha pagato? L’inserzione sui siti di vendita online è un servizio offerto dall’editore, noi non abbiamo il polso della situazione, né degli accordi presi in proposito.
Trovo questo suo indugiare nelle pieghe del testo l’ennesimo tentativo di gettare discredito sull’organizzazione. Inoltre cosa vorrebbe insinuare? Che l’editore lucra sulle spese di spedizione e magari ci spartiamo il “lauto bottino”? A riprova di quanto le ho detto circa l’interpretazione del testo, alcuni partecipanti hanno acquistato il libro presso librerie tradizionali e regolarmente inviato la prova d’acquisto senza chiederci nessuna informazione.
- Il bando è stato redatto molto tempo prima che si addivenisse alla decisione di quale fosse il beneficiario della donazione finale. Il comunicato relativo all’iniziativa benefica è stato pubblicato su molti siti, tra l’altro è stato consultabile dalla home page di “Literary” per quasi tre mesi:
http://www.literary.it/legenda/dept_authors.asp?dept_id=1237
E ne avevamo dato subito notizia anche su www.lordglenn.com:
Lord Glenn → Ciclo di Glenn → Glenn amatissimo → Eventi
oppure Lord Glenn → Premi → Ciclo di Glenn→ Glenn amatissimo → Eventi
(tra l’altro nel bando sotto la voce “quota di iscrizione” si rinvia al Ciclo di Glenn per avere informazioni).
- Riguardo ai trofei abbiamo tralasciato di specificare in cosa essi possano consistere, ritenendo superfluo specificare le fattezze degli stessi, ben sapendo che il valore di un trofeo ( sia esso coppa, targa o medaglia) mediamente abbia un valore economicamente non così rilevante, mentre rilevante è il suo valore simbolico, e questo ci pareva scontato e risaputo. Se ci fossimo potuti permettere medaglie d’oro a 24 carati non avremmo di certo omesso di precisarlo. Ma abbiamo pensato anche ad alternative (riproduzioni di piccole sculture) e al poter far scegliere al vincitore tra alcune possibilità (premiare un anziano o un ragazzino, una donna o un uomo può fare differenza).
- La giuria di qualità e senz’altro un indice del valore del riconoscimento, i fatti ed il contesto dimostrano che non sarebbe l’unico elemento di ricompensa per il partecipante. Inoltre non comprendo la sua insistenza sul fatto che uno dei giudici del concorso sia anche l’autrice del libro, l’oggetto del giudizio saranno le opere dei partecipanti, i giudici sono tre, per cui non sussistono rischi di perturbazione in merito alla serenità e obbiettività di valutazione. Va anche tenuto presente che questa è la prima edizione del concorso, quindi l’editore ha pubblicato Glenn amatissimo perché credeva nel suo valore, non in funzione di statistiche di vendita derivanti da un concorso che si svolge post pubblicazione del libro.
- Riguardo alle difficoltà di navigazione del sito www.lordglenn.com lavoro nel settore informatico da 15 anni, sono responsabile di settore per diverse aziende di un gruppo multinazionale, ho esperienze di sviluppo applicazioni web in contesti di social network e gruppi di sviluppo strutturati e le posso assicurare che il ns. sito non soffre di imperdonabili difetti di navigazione, tali addirittura, come lei sostiene, da generare l’impietoso suo giudizio che afferma, per suo tramite, che: “la grafica e la navigazione mi stavano facendo venire l’esaurimento nervoso”. Esiste un limite tecnico, relativo ai siti creati tramite piattaforma Wix, per cui non si può usare il tasto backspace per caricare la pagina precedente, ma occorre utilizzare il tasto “indietro del browser”, ma a parte questo il sito presenta una classica barra di navigazione onnipresente, dignitose immagini che ravvivano i contenuti, ed una coerenza di struttura logica, del tutto solide. Certo è che si può sempre migliorare e tale tipologia di sito non può di certo vantare i tecnicismi di un portale per cui si sia speso un budget milionario, né intende farlo credere ad alcuno. Comunque ritengo la sua espressione del tutto iperbolica e per questo fondamentalmente poco veritiera.
Ora mi soffermerò su alcune frasi che ritengo essere diffamatorie e comunque lesive della dignità e della reputazione dei giudici del concorso e del concorso stesso:
- Il titolo che lei ha usato per il post è una forzatura, è falso, tendenzioso, provocatorio e offensivo. Mi riferisco soprattutto all’espressione “con annesso premio alla carriera per scrittura da cani”. Qui non c’è nulla da discutere. Lei confonde intenzionalmente i termini per spettacolarizzare il suo post che altrimenti, opinione personale, sarebbe privo di contenuti interessanti dal punto di vista di chi volesse premurarsi di leggere il bando di concorso, esaminare il ns. sito, inserire su Google i nomi dei giudici, in poche parole, dal punto di vista di chi volesse informarsi il minimo sindacale utile per farsi un’idea su chi ha di fronte.
Il premio alla carriera è ovviamente dedicato a chi ha scritto opere letterarie meritevoli (come può ironizzare e sollevare dubbi tendenziosi anche su questo?), possibilmente in sintonia con gli ideali del concorso, quindi a sostegno dei cani (ma non solo) dunque, correggendo la sua frase, è assegnato a chi scrive “per i cani”, non a chi “scrive da cani”, lo capirebbe anche un bambino.
Un buon oratore di satira dovrebbe avere come requisito principe della sua attività la messa in risalto dei difetti della società a fin di bene. Il titolo è assolutamente da rivedere, eliminando quanto indicato, perché davvero inaccettabile.
- Ritengo altresì inaccettabile e offensiva oltre misura anche l’espressione: “Eh? Carriera? Ma che carriera sarà mai? Visto che "Glenn" è un cane, sebbene amatissimo, ho come un brutto presentimento: se la mia scrittura viene anche certificata in tal senso, come potrò mai diventare famoso? E poi, ma chi avrebbe mai il coraggio di inserire un simile riconoscimento nel curriculum? Si certifica che il signor oste direttore scrive da bestia e nella fattispecie da cane”.
Ravviso un completo travisamento strumentale, a livello logico e semantico, rivolto a creare forzosamente un effetto di satira davvero stentata. Del tutto gratuite le deduzioni provocatorie che lei adduce in sequenza. Il passaggio qui citato ritengo debba essere rimosso.
- Il commento al premio Bifolchi per lei non sarà grossolano ma visto che ne parla in termini “sospetti” è inaccettabile perché denigratorio per accostamento e quindi sostengo debba essere rimosso, a maggior ragione dopo tutti i chiarimenti che le abbiamo trasparentemente e pazientemente fornito.
- Ma il commento che personalmente offende di più la mia sensibilità è: “Ma... è... una storia bellissima, snif, io piango, io voglio avere un Glenn, anche un Glen Grant va bene”.
L’obbiettivo della satira si desume dalla locuzione latina: “Castigat ridendo mores”, tradotta all’incirca, significa: "correggere i costumi ridendo".
Io non ci vedo nulla da ridere nella sua frase, anche perché lei non sa nulla della storia di questo cane, né dell’autrice che, si dà il caso, vive una vita che lei, dall’alto della sua supponenza, neppure immagina. La storia di Glenn non si esaurisce con il primo volume, è una storia incredibile che ha da insegnare agli uomini moltissimo sulla dignità nella sofferenza, l’attaccamento alla vita e l’amore senza confini, oltre i limiti di genere e le limitazioni fisiche.
Se le capitasse un giorno di provare una frazione delle sofferenze che quel cane (e l’autrice insieme a lui) hanno provato, forse potrebbe capire quanto le sto dicendo, sempre se trovasse la forza per non imprecare contro Dio e supplicare che la morte le facesse la grazia di porre fine ad uno strazio inimmaginabile. Per quanto lei non potesse immaginare l’intensità e la misura di quanto le ho qui solo accennato, trovo che le fosse comunque possibile documentarsi un pochino prima di ironizzare su una storia di così alto valore morale, pertanto pur volendole su questo punto riconoscere il beneficio del dubbio in merito ad una reale intenzione offensiva, le chiedo ugualmente ed in maniera cortese, di rimuovere tale commento.
Sottolineo che, proprio perché immaginava tale insensibilità, Claudia Manuela Turco non ha voluto guardare il suo blog. Questa sua battuta ci dimostra l’importanza che ci sia un premio come il nostro, perché il rispetto per gli animali passa anche attraverso un uso sensibile della parola.
Ritengo sia suo preciso dovere informarsi prima sui soggetti della sua satira, che peraltro non dovrebbe mai travalicare il limite della continenza e della verità. Da una ricerca in rete poteva sapere molto su chi fossero l’autrice e i giudici in concorso, nonché la loro attività.
Mi auguro con queste righe di aver definitivamente chiarito quali siano i punti che a mio giudizio travalicano il confine tra satira e diffamazione e, proprio perché dal diverso tono che ho percepito nella sua prima replica, ritengo possa ora avere un quadro esaustivo della situazione, attendo sue rettifiche.
Chiunque potrà chiedere ulteriori chiarimenti alla segreteria del Premio “Lord Glenn” ([email protected]). Inoltre chi lo desidera può anche visitare il sito di Airesis con cui collaboro e contribuire a cambiare quello che non va nella nostra società con un progetto di democrazia diretta e partecipata, valorizzando l’intelligenza collettiva: http://www.airesis.it/chisiamo
Porgo sinceri e cordiali saluti, ringraziando per l’attenzione e lo spazio dedicatomi (ovviamente la autorizzo alla pubblicazione di queste mie note sul Suo blog).
Marco Baiotto