Fino a che punto può arrivare l’amore per la letteratura?
O meglio, quali situazioni può ingenerare? O, ancora meglio, qual è la differenza tra amore, passione e ossessione?
Viene da chiederselo dopo aver letto Il carteggio di Aspern, di Hanry James (opera del 1881, magistralmente tradotta da Nadia Fusini).
Un critico americano che decide di andare fino a Venezia al solo fine di mettere le mani – e nemmeno lui sa come - su un carteggio che, secondo notizie fondate, sarebbe intercorso tra il fantomatico poeta Jeffrey Aspern, per il quale il protagonista nutre una vera e propria ossessione, e una presunta amante, dev’essere mosso da qualcosa che può avere solo una definizione: amore per la letteratura.
No, perché altrimenti il protagonista di questo romanzo breve (o racconto lungo, vedete voi) non avrebbe scusanti, sarebbe un folle.
Il malloppo di carte – della cui consistenza, peraltro, la narrazione non ci regala che pochissimi indizi – a quanto pare è custodito gelosamente da quella stessa amante, oramai centenaria, taccagna e scorbutica, che il protagonista credeva oramai morta, e da una sua nipote signorina, nella loro villa sulla laguna; villa che ha visto tempi migliori e nella quale egli, con uno stratagemma, riesce a introdursi e a muoversi quasi a proprio piacimento, anche se a costi esorbitanti.
È interessante rilevare come, paradossalmente, viste le aspirazioni del protagonista, in quest’opera l'elemento centrale sia proprio l'amore. Esso assume una valenza particolare e viene declinato in moltissime delle sue peculiarità , oltre a quello per la letteratura, fino ad assumere anche tratti grotteschi: amore per i soldi, amore per le proprie cose, amore nel più classico senso sentimentale, amore per i propri ricordi, amore per la propria intimità .
Una trasformazione perversa e continua, un trinomio in continua evoluzione che coinvolge il protagonista, le due donne e i loro reciproci sentimenti. Sì, perché pare che quel carteggio contenga anche rivelazioni scabrose.
Ammettiamolo: tutti, nel leggere la determinazione del protagonista siamo andati a cercare notizie su quel poeta, sentendoci un po’ ignoranti, e siamo rimasti delusi.
La genialità dell’autore sta proprio nel coinvolgere il lettore su un personaggio inesistente, e sul suo carteggio, parlando d’altro e ponendo l’accento sulla diversità delle rispettive formazioni ed educazioni. Infatti le due donne, pur essendo americane, abitano in Italia da così tanto tempo che hanno perso, almeno così sembra, ogni tratto della cultura – molto più giovane, anche secondo l’autore – americana.
Il lettore dopo poche righe tifa già per il protagonista, ed è disposto anche a passare sopra ad alcuni suoi comportamenti un po’ ambigui, perché, forse più di lui, vorrebbe leggere gli affaracci privati di quel poeta misterioso.
Amore, dicevo, come elemento centrale e sempre con una valenza portante al femminile, senza però dar vita a una storia d’amore classica: poesia, donne, arte, Venezia; amore inteso anche come timore: più di una volta il protagonista, di cui non sappiamo nemmeno il nome, potrebbe mettere le mani su ciò che di più vuole al mondo, ma sembra timoroso di rompere qualcosa, di spezzare qualche incantesimo, di violare indebitamente quel segreto che il poeta da una parte e la vecchia dall’altra sembrano voler difendere con ogni mezzo.
Hanry James (New York, 15 aprile 1843 – Londra, 28 febbraio 1916) era affascinato, almeno nel suo primo periodo letterario, dalla possibilità di contaminare la cultura americana con quella europea, sicuro che la prima avesse bisogno della seconda per completarsi. Un progetto ambizioso, per non dire folle, in cui l’amore e la componente femminile, come elementi morali, alla fine dovrebbero fungere da catalizzatori.
Anche in questa, come in altre opere di James, appaiono due donne, apparentemente diverse, ma più unite di quel che potrebbe sembrare, che però non sembrano entrare troppo in sintonia con le ambizioni del protagonista, anche perché, è bene chiarirlo, in questo piacevole e gustoso, ma soprattutto penetrante, romanzo si chiarisce tutto e niente, tanto che le singole passioni finiscono per prendere il sopravvento fino a far soccombere, da entrambe le parti, l’interesse superiore che inizialmente doveva essere costituito dall’arte.