Si noti l’eleganza nel non far nomi (ecco, sì, chiamiamola eleganza) ma nel seminare una serie di indizi che portano puntualmente al sottoscritto.
La signora Borasio esordisce con una frase sibillina:
(immagine cliccabile)
Il primo è l’esimio scrittore stroncato qui – poteva mancare? – che con tanti bei giri di parole non solo mi dà del matto (cosa di cui mi beo)
ma adombra - in buona fede, ci tiene a precisare - anche delle minacce, senza però dire troppo (qui non si fanno nomi, né si dice troppo, ricordate? Qui vige l’eleganza del non detto, la classe). Non si sa chi glieli abbia mandati quei messaggi “pseudominatori”, ma non si capisce neppure su quali basi lui sia arrivato alla sua dotta conclusione circa la mia pazzia, negata, oltretutto, sempre secondo lui, da persone che non vogliono avermi come nemico.
La Borasio, lesta, rilancia. Ci tiene a far sapere che il sottoscritto è solito minacciare, tanto che io avrei minacciato anche lei. Dove e in che occasione non si sa, ma va ben, ella lo dirà a chi di competenza. Poi si rimangia ciò che ha detto all’inizio e ammette di avermi letto letto (chissà dove, ma va bene, dai, cambiare idea è una cosa bella). Sarà poi sua cura dire, nelle opportune sedi, dove avrei sputtanato la “sua” casa editrice, oltre ad averla minacciata. È solo questione di tempo, mica vorrete far finire qui e adesso questa meravigliosa festa.
Il Signor Mancini, espertissimo in malattie mentali, torna sull’argomento con gran veemenza per dirci che riceve segnalazioni sul mio conto da misteriosi personaggi. Insomma: e prima le “pseudominacce”, e poi le segnalazioni, cavolo, ma lasciatelo tranquillo ‘sto poveretto, su!
Conclude il suo dotto e pubblico intervento lamentandosi del fatto che solo pochi si accorgano del mio cagionevole stato di salute mentale (in poche parole solo lui e pochi altri eletti lo vedono, un po' come i medium con i fantasmi) e dice che lui di certe cose ne sa, visto che fa il volontario anticyberbullismo! Be’, certo, tutti quelli che stroncano un libro sono dei bulli, non lo sapevate? Vanno tutti immediatamente rinchiusi per motivi sanitari! Lo dice lui, l’esimio Mancini, quello che guardando la luna vedeva un culo, colui che vorrebbe tornare indietro nel tempo per andare a spasso con sua mamma al fine di far ingelosire il padre.
Ma il malato mentale sono io, eh.
certo, lui parla più che altro per analisi be’, volete mettere.
Non poteva mancare l’esimia giornalista RAI, di cui ho parlato qui, che accorre per dire a tutti di avere ricevuto degli inviti alla vendetta ma lei li ha elegantemente declinati, ché la miglior vendetta è l’indifferenza (e poi oltretutto sospetta che provengano da me).
Infatti, si vede quanto si sono dimostrati indifferenti verso il mio inutile blog e le mie recensioni (che, secondo l’esperto in malattie mentali dr. Proietti valgono meno di uno starnuto, ma che tutti corrono a leggere).
Ecco, bene, ora sono al gran completo.
Come faccio a sapere che parlano di me? Lo ammette l‘autore stroncato quando cita un pezzo scritto da me sul mio blog e pensa – illuso! – che io mi stia riferendo a qualcuno dei suoi amici.
e “Marco” – l’attento riconoscitore di patologie mentali, quelo che nel suo libro si compiace di avere regalato CINQUECENTO euro a una prostituta solo per vedere un suo sorriso, il prode volontario - si affretta a dire che non è lui la persona da me citata e aggiunge altre belle delicatessen sul mio conto.
Ecco, fatevi due conti ma date retta a me, che sono un vecchio trombone fuori di testa: recensite e, se è il caso, stroncate come se non ci fosse un domani, siate sempre sinceri con voi stessi e non temete le reazioni scomposte di chi – pur dicendo che non vi si fila di striscio – vi tiene continuamente sotto controllo e vi considera un "paradigma". Stroncare è un obbligo, quando ritenete che un libro non sia degno di essere chiamato o definito tale, dirlo al mondo è un’opera sacrosanta.
Poi, quando gli editori non rispondono agli autori che, fiduciosamente mandono loro un manoscritto, che volete che vi dica… chiedere è lecito, rispondere è cortesia, anche pubblicamente dopo quattro anni ad altra gente, certo.